Il film: State of Play, 2009. Regia:Kevin Macdonald. Cast:Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren, Robin Wright, Jason Bateman, Jeff Daniels, Michael Berresse, Harry Lennix, Josh Mostel, Michael Weston, Barry Shabaka Henley, Viola Davis, David Harbour, Sarah Lord, Brokaw Steve Park, Brennan Brown, Maria Thayer: Wendy Makkena, Michael Jace, Katy Mixon, Shane Edelman.Genere: thriller, drammatico. Durata: 127 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix
La trama :L’omicidio di una giovane donna, assistente ed amante di un membro del congresso statunitense, apre un’indagine e un’inchiesta giornalistica che si rivela ben presto molto più complessa di quello che sembra. La verità infatti si dimostra difficile da portare a galla.
State of Play si dimostra un thriller avvincente, in cui ogni piccolo dettaglio è collegato e necessario per portare a galla dei segreti che camminano subdolamente nell’ombra.
Come un cubo di Rubik l’azione si aggroviglia in più combinazioni possibili, e lo spettatore è portato continuamente a fare congetture che vengono poi prontamente smontate. Solo una infatti è la via che porterà alla conoscenza della verità.
In questa recensione di State of Play quindi, vi diciamo perché, che siate o non amanti del genere thriller (a questo riguardo, ecco la nostra lista dei migliori film thriller da vedere su Netflix), non dovreste farvi sfuggire questa visione.
La trama: un ingarbugliato mistero
Durante la notte, un giovane ladro viene ucciso a colpi di pistola. Il giorno dopo, Sonia Baker, collaboratrice ed amante di Stephen Collins, membro del congresso statunitense, muore in metropolitana, e Collins viene accusato di essere implicato.
Quest’ultimo decide quindi di rivolgersi ad un suo vecchio amico, il giornalista Cal McAffrey, a cui chiede di indagare per conto suo e aiutarlo a scoprire la verità su questa oscura storia. Cal prende le redini della vicenda decidendo di scrivere un articolo a riguardo e, aiutato dalla giornalista Della Frye, iniziano a condurre un’inchiesta per cercare di capire cosa abbia portato alla morte di Sonia Baker.
Ben presto però scoprono che la Pointcorp, azienda di sicurezza privata su cui Collins stava indagando, potrebbe essere implicata e avere a che fare con questi omicidi.
Emergono così inquietanti dettagli e sconvolgenti connessioni che porteranno alla luce alcuni segreti del passato di alcuni dei protagonisti.
Un cast brillante
A dar spessore alla pellicola c’è sicuramente la scelta di un cast d’eccezione.
Oltre a Russell Crowe, perfettamente calato nel ruolo di un giornalista acuto e dai saldi principi morali, anche gli altri attori regalano delle performance degne di nota.
Impossibile non citare Rachel McAdams nei panni di una giovane reporter ambiziosa e determinata a scoprire la verità (d’altronde, anche nel successivo Il caso Spotlight, la McAdams ricopre un ruolo simile che le è valso una candidatura agli Oscar nel 2016 come Miglior attrice non protagonista). O anche Ben Affleck, che interpreta in maniera molto convincente un politico a cui la quotidianità è stata sconvolta improvvisamente da uno scandalo.
Ruoli minoritari ma pur sempre meritevoli di menzione sono quelli della combattiva direttrice della testata Cameron Lynne, interpretata da una intramontabile Helen Mirren, oppure la parte di Jason Bateman, che interpreta un inaffidabile collaboratore della Pointcorp, e anche Robin Wright nei panni della moglie di Collins e ex amante di Cal. Infine rimane impresso anche il (breve) ma intenso cameo di Viola Davis.
Un finale con colpo di scena, ma poca azione
Complessivamente infatti, questo film di Kevin Macdonald unisce ottimamente elementi del genere thriller al poliziesco, ed è capace di coinvolgere continuamente lo spettatore portandolo a costanti (e stimolanti) interrogativi per scoprire la verità.
Scogliere la tela del ragno non è semplice, e anzi, il finale può considerarsi abbastanza inaspettato. Ed è proprio qui che si sarebbe potuto osare di più: l’azione, tenuta alta durante tutta la durata del film, cala invece nella parte finale. Si ha infatti l’impressione di assistere ad un crescendo di emozioni che poi si dissipano in modo frettoloso e poco approfondito. Nonostante tutto però, State of Play riesce comunque a distinguersi nel catalogo dell’offerta di Netflix.
La recensione in breve
Un thriller intrigante che, nonostante manchi di un po’ di brio sul finale, riesce a mantenere alta la soglia della curiosità e dell’attenzione dello spettatore, grazie soprattutto alla bravura del cast.
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Voto CinemaSerieTV.it