Il film: Strange Way of Life (Extraña forma de vida), 2023. Regia: Pedro Almodóvar. Cast: Ethan Hawke, Pedro Pascal.
Genere: Western. Durata: 31 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Il cowboy Silva rivede il suo amico, lo sceriffo Jake, dopo 25 anni. Ma la rimpatriata non è quello che sembra…
Dopo due presenze consecutive a Venezia nel 2020 e nel 2021, il regista spagnolo Pedro Almodóvar è tornato al Festival di Cannes con un oggetto anomalo, un cortometraggio che inizialmente ha fatto parlare di sé per motivi estranei al film stesso (il giorno di quella che doveva essere l’unica proiezione, diverse persone sono rimaste fuori pur avendo prenotato il posto in sala). Un’incursione nel western che consente al cineasta di esplorare alcune tematiche a lui care in un contesto molto americano, anche se girato in Spagna (per l’esattezza nel deserto di Tabernas, in Almeria). E avendolo potuto recuperare tramite una di due repliche organizzate in seguito allo scandalo mediatico causato dall’incidente organizzativo di cui sopra, ne possiamo parlare in questa nostra recensione di Strange Way of Life.
La trama: 25 anni dopo
Siamo in una non meglio precisata località del West americano, dove il cowboy Silva è di passaggio. Si ferma a chiacchierare con lo sceriffo Jake, suo amico di vecchia data, ed è palpabile la gioia per il contatto rinnovato con una persona che non vedeva da più di due decenni. Ma dietro la nostalgia dei tempi che furono – con goliardico flashback a illustrare un episodio evocato dai due – si cela qualcosa di molto più malinconico, quasi crepuscolare: sia Jake che Silva, infatti, hanno un legame personale con un fattaccio verificatosi in città, e le vie della giustizia potrebbero incrociarsi in modo irreversibile e tutt’altro che positivo con quelle dell’amicizia.
Il cast: Pedro ed Ethan, amici per la pelle
Silva è il divo americano di origine cilena Pedro Pascal, pienamente in sintonia con le atmosfere da western più tradizionale dopo essere stato quello che per certi versi è un cowboy spaziale nelle varie serie televisive dell’universo di Star Wars. Jake è invece un ruvido Ethan Hawke, ormai abituato al genere (recentemente lo abbiamo visto in azione nel remake de I magnifici 7 a firma di Antoine Fuqua). I due sono circondati da giovani attori spagnoli per lo più alle prime armi, fatta eccezione per un ruolo breve per il caratterista di origine marocchina Pedro Casablanc, già diretto da Almodóvar nel lungometraggio Dolor y gloria.
Shortback Mountain
Per la seconda volta, dopo The Human Voice che era a Venezia nel 2020, Pedro Almodóvar gira in inglese e lo fa tramite il formato breve. Allora era un adattamento di un testo teatrale di Jean Cocteau, affidato al genio recitativo di Tilda Swinton, mentre al secondo giro si tratta di un soggetto originale, concepito per esplorare il tema della mascolinità e dei legami virili mescolando gli stilemi del western con la poetica queer del regista, un’ibridazione che in certi ambienti statunitensi è ancora vista con sospetto poiché l’omoerotismo nella mentalità conservatrice è incompatibile con l’immagine testosteronica del cowboy (nonostante il palese fallocentrismo della pistola).
Almodóvar dimostra a suo modo che i due elementi possono coesistere, firmando un racconto molto classico di amicizia messa a dura prova da circostanze violente, ma con l’aggiunta di un evidente desiderio in ogni inquadratura dove i due protagonisti interagiscono, con una sorta di apice teorico costituito da un momento in cui Jake osserva Silva, che è di spalle: le natiche di quest’ultimo illustrano allo stesso tempo la qualità del tradizionale abbigliamento da pistolero e la riattivazione di una scintilla rimasta dormiente per quasi trent’anni.
Questioni di durata
Se nel 2020 dilettarsi con il cortometraggio comportava un’operazione di senso compiuto, con la materia di base che si prestava al gioco, qui è tutto più frammentario, con spunti meravigliosi che sembrano quasi alludere a una prosecuzione futura sotto forma di lungometraggio. Le atmosfere ci sono tutte, l’affiatamento fra i due protagonisti anche, ma la trama si interrompe sul più bello, il che di per sé ha una certa coerenza con il discorso sul passare del tempo e dei personaggi che si ritrovano quasi per caso (e forse lo faranno di nuovo in un futuro non per forza destinato a finire sullo schermo). Restando nell’ambito del desiderio, è un coitus interruptus che avrà anche un suo senso, ma lascia con un senso di incompiutezza che trasforma l’esercizio di stile e genere in un divertissement un po’ troppo elementare, senza autentici guizzi al di là di qualche suggerimento di elementi che non vedremo.
La recensione in breve
Divertente ma un po' esile, il cortometraggio western di Almodóvar si avvale di suggestive location spagnole che imitano l'America e di due ottime performance di Ethan Hawke e Pedro Pascal.
- Voto CinemaSerieTV