Il film: The Bikeriders, 2023. Diretto da: Jeff Nichols. Genere: Drammatico. Cast: Jodie Comer, Austin Butler, Tom Hardy, Michael Shannon, Mike Faist. Durata: 116 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa e in lingua originale sottotitolato.
Trama: Anni ’60, Stati Uniti medio occidentali. Un club motociclistico fondato di recente scala velocemente i ranghi di influenza nel circuito dei gruppi di biker del Midwest. Nel corso di un decennio, il club si evolve: da luogo di ritrovo per sconosciuti della zona con la passione per la moto, a banda dagli scopi più sinistri, incompatibili con lo stile di vita del gruppo originale.
A chi è consigliato? Ai grandi nostalgici dei ruggenti e ribelli anni ’60 e ’70, a chi è appassionato di motociclette e alla loro storia, e a tutti coloro che da un film in sala cercano un racconto controcorrente e di grande libertà. I fan di Austin Butler e Tom Hardy ne saranno altrettanto felici.
Dopo un ottimo passaggio al Toronto International Film Festival 2023 (e aver cambiato distributore da 20th Century Studios a Focus Features), arriva finalmente con quasi un anno di ritardo rispetto all’uscita prevista nel dicembre dello scorso anno The Bikeriders di Jeff Nichols. Il suo debutto nelle sale italiane è atteso per mercoledì 19 giugno e noi abbiamo avuto la possibilità di poterlo vedere qualche giorno fa in anteprima stampa. Il nuovo lungometraggio dal regista statunitense di Take Shelter e Loving è l’adattamento curato dallo stesso cineasta di un libro semi-fotografico del 1968 pubblicato dal fotografo e giornalista statunitense Danny Lyon, che grazie al suo immenso lavoro compilativo ha dato voce ad un fenomeno socio-culturale tutto americano: quello delle bande di motociclisti.
Nella nostra recensione di The Bikeriders vi racconteremo la storia del nuovo film scritto e diretto da Jeff Nichols, ci immergeremo nell’atmosfera inconfondibile degli anni ’60 e vi spiegheremo come il lungometraggio si sia preso alcune libertà artistiche e narrative per adattare per il grande schermo il photo-book di Danny Lyon. Con risultati alterni seppur intriganti.
La banda del Midwest
Kathy (Jodie Comer), un membro risoluto dei Vandals, sposata con un motociclista selvaggio e spericolato di nome Benny (Austin Butler), racconta l’evoluzione dei Vandals nel corso di un decennio, iniziando come un club locale di outsider uniti dai bei momenti, dalle moto rombanti e dal rispetto per il loro forte e costante leader Johnny (Tom Hardy). Nel corso degli anni, Kathy cerca di fare del suo meglio per gestire la natura indomita del marito e la sua fedeltà a Johnny, con il quale sente di dover competere per ottenere l’attenzione di Benny. Quando però la vita nei Vandals diventa più pericolosa e il club minaccia di diventare una banda più sinistra e pericolosa, Kathy, Benny e Johnny sono costretti a fare delle scelte sulla loro lealtà al club e tra di loro. Adattamento del libro fotografico dallo stesso nome di Danny Lyon, The Bikeriders è il ritorno dietro la macchina da presa per Jeff Nichols dal 2016, quando in sala aveva portato ben due lungometraggi, diversissimi tra di loro: il sci-fi Midnight Special e il dramma sociale Loving.
A ben sette anni di distanza dalle sue due ultime fatiche cinematografiche, Nichols prende tra le mani il rivoluzionario photo-book di Danny Lyon (che uscì nelle librerie statunitensi nel 1968 e che cronicizzava volti e momenti del fenomeno della banda di motociclisti degli Outlaws MC dell’Illinois) e lo trasforma in un lungometraggio solo liberamente ispirato all’opera editoriale, cambiando nomi, date ed alcuni eventi, spostando l’attenzione più sui personaggi che non sui variopinti e dolenti volti che costituivano alcune delle gang di motociclisti che imperversavano nel Midwest americano in quel decennio controcorrente.
Born to be wild
Difatti, nel film di finzione di Nichols non ci sono più i volti della gang degli Outlaws MC, bensì quelli dei Vandals, che nel Midwest degli Usa sessantottini presagiva rivoluzione generazionale e vento di cambiamento storico e sociale per gli Stati Uniti d’America (e non solo). Un fenomeno di costume narrato in prima persona dal punto di vista inedito e femminile della Kathy interpretata da una bravissima Jodie Comer; nel tessuto narrativo del lungometraggio adattato da Jeff Nichols, è lei il cuore pulsante delle vicende raccontate in The Bikeriders, perno che unisce idealmente le interviste esclusive di un giovane fotografo di nome Danny Lyon (interpretato dal Mike Faist di Challengers) alla doppia relazione che la protagonista intelaia con i due personaggi maschili più prominenti di The Bikeriders: il tormentato e taciturno Benny interpretato dal candidato all’Oscar Austin Butler e il leader dei Vandals, il rozzo ma magnanimo Johnny con il volto di Tom Hardy.
Una triade attoriale in stato di grazia, che incornicia alla perfezione momenti e situazioni di un’America profonda che nel corso degli anni Sessanta si trovava alle prese con una generazione di trentenni e poco più selvaggi ed “arrabbiati” figli di un trauma collettivo (quello della Seconda Guerra Mondiale terminata pochissimi decenni prima) che da lì a poco a avrebbe dato vita ad un 1968 rivoluzionario e memorabile. Anche il fenomeno socio-culturale dei motociclisti americani sembra incapsulare questa urgenza di libertà e scherno nei confronti della generazione precedente, quella dei padri che avevano non solo tessuto le ragnatele di una guerra di proporzioni catastrofiche, ma che avevano inviato la propria progenie sul fronte, issando nei propri cuori un’ipocrita bandiera patriottica a stelle e strisce.
Ribelli senza causa (e in motocicletta)
The Bikeriders, in tale frangente, non può che inserirsi come erede ideale di titoli cinematografici che seppero raccontare con linguaggio inedito e cristallizzato il tumulto interiore di una generazione perduta tutta, a partire di certo dal capolavoro inquieto Gioventù bruciata di Nicholas Ray, fino ad accostarsi (per temi e per motociclette) a Il Selvaggio di László Benedek con un iconico Marlon Brando, fino all’ovvio Easy Rider di Dennis Hopper. Di questi immortali titoli del passato il nuovo film scritto e diretto da Jeff Nichols trasla e omaggia con riverenza la loro carica sfacciata e coraggiosa, senza però replicarne toni, strutture di personaggi e situazioni ed ambizione.
Al contrario, The Bikeriders si attesta come un curioso adattamento per il grande schermo che racconta di ribelli senza causa (in sella ad una motocicletta) che paiono ricordare un’inedita ed aggiornatissima confraternita di cavalieri non più appartenenti al Medioevo; giovani, tormentati, in cerca di redenzione, in fuga dal passato e dai propri padri, liberi e controcorrente, eppure ligi ad una stringente regolamentazione di codici d’onore e regole da rispettare religiosamente, i protagonisti maschili di Jeff Nichols hanno tutta la carica ed il fascino senza tempo dei ribelli che hanno fatto grande la letteratura ed il cinema americano di tutti i tempi.
Un film nostalgico
Se non fosse che The Bikeriders, a conti fatti, cede quando tenta di slegarsi nella struttura e nei toni dal libro fotografico di Danny Lyon; se l’opera editoriale del 1968 immortalava volti e fenomeni socio-culturali di una generazione senza intessere storie e racconti tra di loro, la pellicola in arrivo nello nostre sale da mercoledì 19 giugno pigia il pedale verso il drama puro e duro, smussando psicologie dei suoi protagonisti e mettendo spesso in secondo piano la coralità variopinta dei membri dei Vandals dell’Illinois.
Un po’ un peccato, perché forse The Bikeriders avrebbe maggiormente giovato di un approccio cinematografico più affine alle tendenze contemporanee del docufilm o addirittura del mockumentary, donando voce e respiro maggiore ai volti cristallizzati dai capolavori fotografici del giornalista americano, che non agli snodi a tratti melodrammatici della tormentata storia d’amore tra la Kathy di Jodie Comer e il Benny di Austin Butler, sempre più lanciato come il “bello e dannato” del nuovo cinema attuale.
La recensione in breve
Il nuovo film di Jeff Nichols adatta ed amplia una raccolta editoriale di scatti fotografici a cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70 affrescando una nostalgica ode al fenomeno sociale e di costume delle bande di motociclisti americani, veri e propri "cavalieri" moderni raffigurati con regole e codici stringenti. Ma il punto di vista del racconto, è prettamente femminile.
Pro
- L'atmosfera nostalgica di un'America ribelle che non c'è più
- Le ottime performance del cast, su tutti Jodie Comer
- Un omaggio cinematografico a Easy Rider ed Il Selvaggio
Contro
- Seppur affascinante, lo script di Jeff Nichols gira un po' a vuoto
- Avremmo piuttosto preferito un docufilm ispirato alla raccolta di fotografie di Danny Lyon
- Voto CinemaSerieTV