Il film: The Cage – Nella gabbia, 2023. Regia: Massimiliano Zanin. Cast: Aurora Giovinazzo, Valeria Solarino, Brando Pacitto, Denise Popper, Patrizio Oliva. Genere: Drammatico, Sportivo. Durata: 104 minuti. Dove l’abbiamo visto: A Alice nella città, durante la Festa del cinema di Roma.
Trama: Giulia, ex-promessa delle Mixed Martial Arts, ha lasciato il mondo degli incontri dopo un tragico incidente nella gabbia da combattimento. Lavora in un piccolo zoo a conduzione familiare con il fidanzato, Alessandro, assiduo frequentatore di una comunità religiosa guidata dal carismatico Padre Agostino. Tormentata dal desiderio di tornare nella gabbia di MMA, Giulia mette a rischio la relazione con Alessandro e il futuro che cominciavano ad intravedere insieme.
Nella lenta ma costante reinvenzione del cinema italiano, cominciata a inizio millennio, ma divenuta consistente durante gli anni ’10, i generi recitano una parte importante nella costruzione di un immaginario perduto. Tra questi, il cinema sportivo è uno di quelli più vicini culturalmente e ne approfitta Massimiliano Zanin che esordisce nel lungometraggio con The Cage – Nella Gabbia, che racconta il mondo delle MMA, le arti marziali miste.
In questa recensione The Cage – Nella Gabbia, presentato ad Alice nella città, vi racconteremo in che modo Zanin approccia il genere e la messinscena di uno sport che in Italia non è ancora così popolare e se le sue scelte si rivelano efficaci.
La trama: Voglia di rivincita
Giulia (Aurora Giovinazzo) è una giovane promessa delle MMA che dopo un brutto incidente a seguito di un match decide di ritirarsi, vivere col compagno e dedicarsi al loro parco naturale; ma il richiamo dello sport è troppo forte e Giulia è decisa a seguirlo, anche se significa mettere in dubbio la propria vita e gli affetti.
Scritto dal regista assieme a Clauda De Angelis, The Cage punta molto sulla definizione dell’atmosfera, del contesto, sulla cura per gli ambienti e le dinamiche dello sport scelto per raccontare la rivincita di una donna contro le gabbie che la vita le ha imposto (soprattutto sociali – orfana con famiglia devastata – e culturali – un’educazione bigotta e opprimente), prima che contro la propria avversaria.
Scegliere la propria via
Zanin non vuole rivoluzionare il genere, ma vuole dare a esso un punto di vista in cui il pubblico italiano possa riconoscersi, anche senza parlare di calcio o automobilismo: è una buona idea, visto il modo in cui assieme alla sceneggiatrice hanno dato credibilità alle sequenze sportive e alla descrizione ambientale, rispettando tutte le convenzioni, ma mettendole in scena con efficacia.
Non si capisce quindi perché dover appesantire il côté psicologico della vicenda aggiungendo la psicopatia del compagno, dandogli una venatura noir che sfocia in un nulla di fatto poco interessante e al limite del ridicolo, oppure perché, a fronte di un’attenzione al contesto, sottolineare sentimenti e temi con dialoghi sbagliati, semplicistici, pensati per un pubblico distratto. Come Giulia, anche The Cage si trova a dover scegliere la propria via tra parecchi inciampi: alla fine, sceglie quella giusta, ma nel frattempo ha rischiato di perdersi per la strada più di uno spettatore.
La recensione in breve
Un film efficace nel ricostruire ambienti e contesti, efficace nel seguire le regole del film sportivo, che sbanda quando si trova a voler aggiungere trame più oscure o psicologiche.
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Voto CinemaSerieTV