Il film: The End We Start From, 2023. Regia: Mahalia Belo. Cast: Jodie Comer, Joel Fry, Katherine Waterston. Genere: Drammatico, post-apocalittico. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023.
Trama: Una madre si ritrova in viaggio con il figlio appena nato lungo un Regno Unito sommerso dall’acqua e dalla disperazione.
The End We Start From, la fine da cui partiamo. Nel film che segna l’esordio alla regia cinematografica di Mahalia Belo, dalla fine si comincia. È un qualcosa che picchia forte sul pianerottolo di casa. Goccia dopo goccia, una tempesta senza sosta molesta la quiete di un appartamento londinese.
Ancora e ancora, fin quando l’acqua non si fa forza passando sotto la porta, dalle fessure delle finestre. Le strade si allagano, la città un poco alla volta rimane sommersa. È proprio l’aspetto di quella che possiamo immaginare come una fine. Ma il titolo del film presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2023 – dopo essere stato già al Festival di Toronto – lo ha già detto chiaro: da questa fine si ricomincia. Scopriamo come in questa recensione di The End We Start From.
La sfida in un mondo al collasso
La donna che vive in questo appartamento (Jodie Comer) va in travaglio e in un ospedale sull’orlo del collasso partorisce Zeb. Quale miglior risposta si può dare a un mondo in procinto di affogare se non l’incarnazione del futuro? Certo, far nascere una creatura in un pianeta tale sembra una sfida che sfiora l’incoscienza, o addirittura la crudeltà. Ma non si fa quasi mai un figlio per motivi del tutto altruistici dirà un personaggio più avanti nel film (Katherine Waterston), descrivendo il tema della sopravvivenza e della resistenza all’estinzione come un moto in primis egoistico e individualista.
Nel film scritto da Alice Birch – specializzata in racconti di forza al femminile, all’attivo già Lady Macbeth e The Wonder – e adattato a partire dall’omonimo romanzo di Megan Hunter, non si impiega molto a scorgere le vertigini di un domani più che futuribile. Il cambiamento climatico è qui, ci siamo impantanati nel mezzo e già ne subiamo le disastrose conseguenze. A noi italiani basterebbe guardare alle recenti e tragiche alluvioni in Emilia-Romagna per farcene un’idea più che chiara.
Un esordio cinematografico a testa alta
I toni dell’angoscia di The End We Start From quindi ci riguardano, da molto vicino. Così come ci riguardano – o ci riguarderanno – i blocchi stradali, i divieti d’ingresso nelle poche zone non incidentate, poi le brutalità, la disperazione collettiva e i rifugi non affatto sicuri in cui incappano durante il loro esodo questa madre e il suo compagno (Joel Fry). Ci riguardano anche la diffidenza nei confronti del prossimo e gli incontri fortuiti, come quello con il viandante disilluso di Benedict Cumberbatch, che con la sua SunnyMarch fa anche da produttore all’opera dopo aver acquistato i diritti di sfruttamento del romanzo.
Ci riguardano e non è un caso se possono portarci alla memoria anche i dolori della migrazione a cui assistiamo quotidianamente, in quanto europei, davanti ai nostri confini. Il modo in cui The End We Start From ce lo ricorda è però legato non tanto al lavoro sul metaforico, piuttosto alla constatazione della ciclicità di certi fenomeni. Perché il futuro cupo che il film illustra e di cui ci rende soggetti interessati è quello di guerre per il cibo e per terre vivibili che ora percepiamo come riverberi lontani, ma che anticipano gli scontri e le barbarie che ci attendono se non invertiamo la rotta della nave.
E nei grigiori di questo Regno Unito che si fa palcoscenico post-apocalittico ci sono anche gli echi dell’Alfonso Cuaron del seminale Children of Men, che già si muoveva in Inghilterra tra il collasso della civiltà e che nella maternità trovava un’ostinata risposta alla barbarie. Quello di Belo, che non perde mai la bussola e ha il grande pregio di sapersi affidare alla sapienza interpretativa della sua attrice protagonista, è quindi un esordio davvero solido. Mastica le coordinate visive e situazionali del genere, affrontando il tema a viso aperto e con l’ostinazione di far sì che no, quella fine non sia davvero la fine.
La recensione in breve
L'esordio alla regia cinematografica di Mahalia Belo è un'opera solida e ostinata, che illustra con grande lucidità gli esiti disastrosi di un futuro in cui siamo già immersi.
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