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Home » Film » Recensioni film » The Eternal Daughter, recensione: la vacanza dei ricordi

The Eternal Daughter, recensione: la vacanza dei ricordi

La recensione di The Eternal Daughter, film in cui Joanna Hogg continua a esplorare il proprio passato, questa volta con elementi paranormali.
Max BorgDi Max Borg9 Settembre 20224 min lettura
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Tilda Swinton in The Eternal Daughter
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Il film: The Eternal Daughter, 2022. Regia di Joanna Hogg. Cast: Tilda Swinton, Joseph Mydell, Carly-Sophia Davies. Genere: Drammatico. Durata: 96 minuti. Dove lo abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.

Trama: la regista Julie Harte e sua madre Rosalind si recano in un albergo nel Galles, dove la genitrice è già stata in passato, per rievocare i ricordi di allora, da cui Julie vuole trarre un film. Ma il rapporto madre-figlia viene messo alla prova da alcuni strani eventi notturni…


Dopo Locarno, la Berlinale e Cannes, anche per la Mostra di Venezia è venuto il momento di accogliere il cinema di Joanna Hogg, regista inglese che, tra le altre cose, ha lanciato la carriera sullo schermo di Tom Hiddleston, qualche anno prima che lui diventasse il Loki del Marvel Cinematic Universe. E per il suo debutto al Lido la cineasta ha regalato al pubblico un’opera molto personale, di cui parliamo nella recensione di The Eternal Daughter.

La trama: i corridoi del passato

Tilda Swinton in The Eternal Daughter

Siamo nel Galles, in una località non ben precisata, dove Julie Harte e sua madre Rosalind intendono passare qualche giorno in occasione del compleanno di quest’ultima. Julie ha appositamente scelto un albergo legato al passato della genitrice, per evocare ricordi e conversazioni che lei pensa di registrare per avere la giusta ispirazione per un progetto cinematografico basato sulla vita di Rosalind. Ma una volta arrivata in loco, la cineasta comincia a interrogarsi sul rapporto tra il privato e il cinematografico, e durante la notte vige la sensazione di presenze spettrali nei corridoi dell’hotel.

Il cast: due generazioni in una

Tilda Swinton riceve il Leone alla Carriera a Venezia 77Amica di vecchia data della regista, Tilda Swinton ha recitato nel suo primo cortometraggio e poi, nel ruolo secondario della madre della giovane protagonista, nei due capitoli di The Souvenir. Qui domina lo schermo nel doppio ruolo di Julie e Rosalind, due figure distinguibili principalmente per il taglio di capelli e, in parte, per la voce.

Completano il cast, ridotto al minimo anche per ragioni legate alla pandemia (il film è stato girato di nascosto tra un lockdown e l’altro), Joseph Mydell nei panni di Bill, custode dell’albergo, e Carly-Sophia Davies nel ruolo della poco simpatica receptionist.

Il terzo Souvenir

Honor Swinton Byrne e Tilda Swinton in The Souvenir

Nonostante il titolo, The Eternal Daughter è quasi una terza parte di The Souvenir, praticamente un epilogo per chiudere il racconto autobiografico avviato nel 2019. Nel dittico, infatti, Julie Harte era l’alter ego di Joanna Hogg, con vicende basate sulle prime esperienze professionali della cineasta, e per rafforzare la componente personale i due ruoli della giovane regista e di sua madre erano stati affidati all’emergente Honor Swinton Byrne e alla sua vera genitrice, Tilda Swinton.

In questa sede, dove si fa strada un elemento onirico, Swinton ha entrambe le parti, in un gioco postmoderno che può disorientare chi non conosce i tasselli precedenti della filmografia di Hogg (anche perché, al di fuori dei festival, le sue opere non sono particolarmente note nel circuito tradizionale a livello internazionale). Ma lo straniamento è parzialmente voluto, e non perde comunque mai d’occhio una componente emotiva sincera che dà vita a un racconto malinconico, dove suggestioni alla M.R. James – uno dei maggiori autori di storie di fantasmi nella letteratura britannica – incontrano una spinta più personale, basata sul potere del ricordo.

Visioni imperfette

Tilda Swinton in The Eternal Daughter

Per la sua impostazione teorica di stampo mnemonico, il film è deliberatamente attraversato da “errori” di vario genere, dai falsi raccordi a qualche momento in cui le due donne si scambiano la voce, come se Swinton avesse perso il controllo di chi sta interpretando.

Un gioco di false impressioni che genera un crescendo di inquietudini che racchiudono, nello spazio claustrofobico dell’hotel, l’essenza del cinema di Joanna Hogg, grande esploratrice del rapporto tra luogo e persona e qui implicata in un’esplorazione di tale connubio che va dritto al cuore, anche se non con la stessa potenza dei due film precedenti che erano più diretti nel loro scavare nel passato della loro autrice.

La recensione in breve

8.0 Mnemonico

Joanna Hogg chiude la riflessione avviata in The Souvenir con un film che è anche un grande omaggio al suo sodalizio personale e professionale con Tilda Swinton, qui in un notevole doppio ruolo.

  • Voto CinemaSerieTV 8.0
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