Il film: The Inventor, 2023. Regia: Jim Capobianco. Cast: Stephen Fry, Marion Cotillard, Matt Berry, Daisy Ridley. Genere: Biografico, animazione. Durata: 92 minuti. Dove l’abbiamo visto: Ad Alice nella città.
Trama: Inventando congegni volanti, macchine da guerra e studiando cadaveri, Leonardo da Vinci affronta il significato della vita stessa con l’aiuto della principessa francese Marguerite de Nevarre.
Da una ventina di anni a questa parte, in parte anche grazie al successo letterario e cinematografico del Codice Da Vinci, la fortuna di Leonardo presso la cultura popolare è tornata a livelli molto alti, ispirando la creazione di opere televisive o filmiche, per grandi e per piccini. A questi ultimi è rivolto l’ultimo film in ordine di tempo dedicato al genio toscano e in questa recensione di The Inventor, presentato ad Alice nella città, vi racconteremo i lati interessanti, e quelli più deludenti, di quest’opera.
La trama: un fiorentino alla corte di re Francesco
Scritto dal regista e produttore Jim Capobianco (candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Ratatouille, animatore Pixar e ora al primo lungometraggio come indipendente), The Inventor racconta gli ultimi anni di vita di Leonardo, quando, sotto lo sguardo severo del Papa e dopo la morte del suo protettore Giuliano De’ Medici, decide di andare a servire la corte di re Francesco I di Francia, dove crede di poter sperimentare più liberamente. Il potere però non fa molte differenze tra santità e monarchi e Leonardo si troverà a fronteggiare un uomo vanesio e dal pensiero chiuso.
Una commedia storica, animata a passo uno dagli studios Foliascope assieme al co-regista Pierre-Luc Granjon, che racconta a un pubblico di età scolare lo scontro tra arte e potere, tra la libertà del pensiero e le esigenze della ricerca e dello sviluppo.
Una briosa lezione di storia
In un certo senso, fatte tutte le proporzioni di produzione e livello artistico, The Inventor è una sorta di versione basso profilo di Hugo Cabret (libro e film), perché usa le meraviglie dell’animazione – come Selznick faceva col disegno e Scorsese con le immagini – per catturare lo spettatore e raccontargli la Storia, in questo caso in modo più esplicitamente didattico, seppur con un certo brio dovuto alla dolcezza dei pupazzi, all’ironia dello script e al tono artigianale con cui il film è realizzato, così affine anche allo spirito pionieristico delle meccaniche leonardiane molto evocate.
È un film dal passo strano quello di Capobianco e Granjon, che a volte pare fermo su se stesso o che gira a vuoto non portando chissà dove, che abbozza molti spunti, ma ne afferra pochi, però è in grado di azzeccare il modo in cui ritrae il Maestro (in originale, doppiato da Stephen Fry), quell’andamento tra sonno e veglia, sempre a un passo dall’onirismo che si addice a un uomo dal pensiero illuminato, che dormiva poco e che di lì a qualche tempo sarebbe morto. E soprattutto, un bel finale semplicistico nella scrittura, ma efficace e luminoso nella realizzazione.
The Inventor è una briosa lezione di storia, dallo script incerto ma dalla buona grafica
The Inventor conduce il suo pubblico di bambini e ragazzi in una simpatica lezione di storia, che accumula molte strade, ne suggella poche e ha un ritmo un po' zoppicante, ma le invenzioni visive e ironiche riscattano i difetti
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