Il film: The Listener, del 2022. Regia di Steve Buscemi. Cast: Tessa Thompson.
Genere: Drammatico. Durata: 96 minuti. Dove lo abbiamo visto: alle Giornate degli Autori 2022, in lingua originale.
Trama: Beth è volontaria per una helpline. Fa per lo più turni di notte durante i quali riceve chiamate di ogni tipo. C’è chi cerca qualcuno con cui conversare, chi ha bisogno di confessarsi, chi solo di uno sfogo dove riversare il suo malessere.
Erano quindici anni che Steve Buscemi non metteva la firma alla regia di un lungometraggio. Torna a farlo con The Listener, presentato in chiusura della 19esima edizione delle Giornate degli Autori, un film piccolo, intimo, concepito e partorito durante i lunghi e più caldi mesi della pandemia da Covid-19. Come vedremo nella nostra recensione di The Listener, il film si basa tutto sul volto della protagonista Tessa Thompson, unico punto di riferimento visivo che fa da demiurgo durante una lunga e faticosa notte in cui si sovrappongono voci e dolori.
La trama del film
Beth è una volontaria che lavora per una helpline. Sceglie per lo più turni di notte e non utilizza il suo vero nome, un po’ per una questione di privacy, un po’ perché c’è bisogno di marcare una linea netta in questo lavoro che arriva a invadere l’intimità, fosse solo per il fatto di essere gestito all’interno delle mura di casa.
E su questa linea telefonica a chiamare è ogni genere di persona. Da chi ha bisogno di qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, a chi non ha modo di confessare le proprie debolezze nel proprio contesto di riferimento. Dai veterani che ancora soffrono nei propri sogni lo stress post traumatico, agli incel che colgono un’altra occasione per riversare il loro odio e la loro perversione.
L’unico tratto in comune tra tutte queste vibrazioni sonore è la necessità di trovare qualcuno disposto ad ascoltare. Non tanto una figura costretta ad argomentare o partecipare attivamente alla conversazione, quanto il semplice e pure avere un interlocutore capace di dedicare se stesso, per qualche minuto, a chi sta dall’altra parte del filo.
Ascoltare la vita altrui
E il pretesto di The Listener di utilizzare le difficoltà vissute durante il periodo della pandemia è una maniera delicata e mai insistita di raccontare tra le righe uno dei momenti più complessi della nostra contemporaneità. Dallo script di Alessandro Camon il Covid-19 viene evocato in un paio di occasioni, viene veicolato nel mezzo delle discussioni come il vettore di una solitudine acuita dalla straordinarietà della situazione, prima di essere diluito, con grande naturalezza, tra le tante altre storie che si susseguono durante l’ora e mezza del film.
La casa di Beth diventa un accogliente confessionale e Beth stessa diventa un confessore che però non giudica, non assegna una penitenza da scontare al termine di questi racconti estremamente eterogenei. Non c’è condanna e nemmeno una scontata comprensione. C’è solo il terminale umano che si fa ricettacolo di una esigenza altrui, che si fa contenitore che filtra con l’esperienza del proprio vissuto (Beth è stata anche dall’altra parte del telefono) le diversità del vissuto degli altri.
A lavorare molto bene è quindi proprio Camon, in grado di cogliere e restituire una grande varietà di sfumature in queste conversazioni che hanno le sembianze di disperati, necessari soliloqui. Una sceneggiatura che spazia da chi è più loquace a chi le parole fa più fatica a tirarle fuori, tagliando in maniera trasversale l’onirico, il filosofico, il sociale, restituendo un compendio mai pretenzioso dell’umano.
Una regia nascosta in favore della scrittura
E in un film del genere dove a farsi elemento cardine è la forza della scrittura, la regia di Steve Buscemi si minimalizza addosso a Beth, di cui percorre con lunghi piani sequenza gli sguardi, le espressioni di una Thompson che mutano con un lavoro di mimica essenziale. Non c’è molto spazio di manovra per la macchina da presa ma Buscemi da questa trae il massimo, nascondendosi, non interrompendo praticamente mai il flusso di quelle dichiarazioni fatte a cuore aperto.
Gli si sta dietro e non si sconta quasi mai l’unicità di questo spazio in cui siamo costretti a stare assieme a Beth, ma se The Listener fosse durato un pizzico di meno (anche se dura già poco) ne avrebbe forse tratto ancora più vantaggio, ancora più valore concentrato nelle storie che affronta. Poco male, giusto un appunto, perché il film funziona e fa quello che deve fare riuscendo a non sminuirsi in un lavoro tutto sulla forza dei dialoghi.
La recensione in breve
The Listener, ultimo film con la regia di Steve Buscemi presentato nelle Giornate degli Autori 2022, è un racconto costruito tutto sulla forza di dialoghi solidi e molto sfumati, con al centro una essenziale ma puntuale Tessa Thompson come unico terminale umano di riferimento.
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