Il film: The Nun II, 2023. Regia: Michael Chaves. Cast: issa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Bonnie Aarons. Genere: Horror. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Francia 1956. Alcuni eventi misteriosi e drammatici dalla natura sovrannaturale stanno accadendo all’interno di un collegio cattolico per ragazze. Tutto farebbe presupporre che il demone Valak sia tornato, trovando un altro “contenitore” da possedere. Per questo motivo, dunque, il Vaticano decide di richiedere l’intervento di Suor Irene, uscita vittoriosa già una volta dall’incontro con questa presenza. Riuscirà, però, ad superare le paure assimilate andando al centro del problema una volta per tutte? La risposta a questa domanda non è semplice. La giovane suora, infatti, deve fare i conti anche con se stessa e l’esperienza vissuta precedentemente.
Quante forme può avere il terrore e la paura. Secondo gli esperti del genere, tra scrittori e registi, le possibilità sono praticamente infinite. Tra tutte, però, un ruolo predominante sembrano assumerlo le creature possedute da forze demoniache. Soprattutto se utilizzano come “contenitore” un soggetto legato all’ambiente religioso. Una regola, questa, non scritta che ha trovato la sua perfetta applicazione prima in The Nun – La vocazione del male e poi nel sequel The Nun II.
A cinque anni di distanza, infatti, esce questo nuovo capitolo del terrore che non si discosta dalla struttura narrativa del film che l’ha preceduto. Questo vuol dire, essenzialmente, che viene rispettato l’architettura horror più classica in ogni suo aspetto, non accettando il rischio di nessuna innovazione e, puntando, invece, su di una sorta di tradizione in grado di garantire un percorso senza troppe pretese.
Diretto da Michael Chaves, dunque, il film riprende il discorso dall’epilogo del primo film dimostrando di voler essere un perfetto sequel con tanto di nuova creatura posseduta. Per comprendere, però, meglio le caratteristiche di questo secondo capitolo approfondiamo alcuni aspetti nella recensione di The Nun II.
Trama: Il male sta tornando
Nono film della serie The Conjuring, questa vicenda rientra perfettamente nell’universo parallelo creato rispetto alle indagini intorno all’occulto portate a termine dai coniugi Warren. Di questo mondo altro ed espanso, dunque, è entrato a far parte anche la vicenda di The Nun, consumata tra le poche luci e le molte ombre di un monastero. Come preannunciato il secondo capitolo riprende idealmente dalle fasi finali del primo. La differenza è solamente geografica. Dalla Romania, infatti, questa volta ci si sposta in Francia, nello specifico all’interno di un collegio cattolico. L’anno è il 1956 mentre al centro dell’azione è possibile ritrovare alcuni protagonisti che hanno portato a termine il primo drammatico incontro con la suora demoniaca.
Nello specifico il personaggio di Maurice era riuscito a sconfiggere il demone all’interno del monastero di Carta. Una vittoria sul male solo parziale, però. In effetti questo lo aveva reso particolarmente vulnerabile tanto da trasformarlo nella prossima creatura da possedere. Un infausto evento preannunciato agli spettatori dalla comparsa di un segno a forma di croce rovesciata dietro il suo collo.
Per questo motivo, dunque, non dovrebbero stupire il presentarsi di nuovi misteriosi casi. Questa volta il teatro è una scuola femminile dove le ragazze iniziano a diventare testimoni di fatti decisamente soprannaturali e drammatici. Un campanello d’allarme che all’orecchio di Suor Irene suona come un allarme spiegato e che la spinge a voler indagare con maggior attenzione riguardo gli accadimenti. Così, informata sui nuovi eventi decide di mettersi in viaggio e raggiungere il collegio per combattere la presenza del male. Questa volta, però, il suo intento è quello di andare a colpire alle origini del demonio, tentando così di eliminare il problema una volta per tutte.
Un horror in tre atti
Come già anticipato ci si trova di fronte ad un prodotto che evidenzia e dichiara la sua appartenenza ad un preciso universo e al suo franchise senza possibilità di fraintendimenti. Questa chiarezza così esplicita, se da una parte aiuta ad entrare nella vicenda anche chi non ha visto il primo capitolo, dall’altra limita l’evoluzione personale del film. In sostanza, ci si trova di fronte ad una pellicola piuttosto prevedibile anche per i neofiti dell’horror.
A rendere The Nun II una visione “classica” è il riferimento a tutte le forme tradizionali del genere e, soprattutto, una struttura in tre atti talmente evidente da essere anticipata. Così, dopo una prima parte composta da terribili morti e il segno inequivocabile di una presenza demoniaca, si passa alla seconda in cui prende corpo l’indagine vera e propria. Una sezione, questa, che obiettivamente rappresenta il momento più interessante soprattutto per chi ha una propensione verso la struttura narrativa del thriller e del crime.
Il tutto, poi, si conclude con un terzo atto in cui c’è l’inevitabile scontro tra l’eroina ed il demone in questione. Un confronto giocato essenzialmente più su effetti sonori e visivi che su delle effettive soluzioni narrative. A mostrare le sue fragilità, infatti, è proprio la scrittura che non riesce ad approfondire il carattere dei personaggi e non conferisce spessore alla vicenda. Mancante, infatti, è un approfondimento mitologico od esoterico che avrebbe contribuito a costruire una suspence effettiva e duratura. E non solo momentaneamente creata da qualche improvvisa combinazione d’immagine/suono.
Costruire la paura
Sia Alfred Hitchcock che Stephen King hanno chiarito, a modo loro, un concetto fondamentale: la paura si crea un passo alla volta a livello psicologico. Una volta che il terrore o l’ansia prodotta dall’attesa di questo vengono instillati nella mente o nell’animo dello spettatore il gioco è fatto, la magia è stata creata. In assenza di questo, invece, anche un numero infinito di jump scare non sono in grado di riprodurre lo stesso effetto. Il massimo cui possono ambire è l’effetto sorpresa che, però, quando è troppo preannunciato, perde qualsiasi efficacia. Ed è, in parte, quanto accade in The Nun II.
Michael Chaves, infatti, sceglie una regia talmente classica da risultare poco incisiva per quanto riguarda l’effetto desiderato sugli spettatori. Una mancanza che, almeno in parte, viene colmato dal personaggio di Suor Irene e dalla sua personalità. In questo secondo capitolo, infatti, la protagonista Taissa Farmiga presenta sullo schermo una donna sconvolta dall’esperienza passata con il demone. Una sorta di sopravvissuta che, però, vede nel riflesso di Valak, un altro lato di se o della sua fede. Per questo motivo, dunque, mostra i segni di una sorta di stress post traumatico, reduce da una battaglia con se stessa e con il male.
In questo senso, dunque, il film potrebbe assumere una valenza del tutto diversa se, andando oltre l’aspetto tecnicamente horror, ci si concentrasse sull’emotività del personaggio chiamato ad affrontare, ancora una volta, il suo incubo più grande.
La recensione in breve
Una regia ed un'interpretazione del genere horror piuttosto tradizionali, rendono questo sequel un'esperienza prevedibile e poco incisiva. Il regista Michael Chaves, infatti, sceglie uno stile classico, affidando l'effetto sorpresa e la costruzione della paura ad una serie di jump scare non sempre efficaci. In sostanza ci si trova difronte ad un horror che non riesce a spaventare e che risulta particolarmente deducibile anche dai meno appassionati al genere.
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