Il film: The Nun – La vocazione del male, 2018. Regia di: Corin Hardy. Cast: Taissa Farmiga, Bonnie Aarons, Charlotte Hope, Demián Bichir, Jonas Bloquet, Lili Bordán. Genere: Horror. Durata: 96 minuti. Dove l’abbiamo visto: in TV.
Trama: Quando una giovane suora di clausura si toglie la vita in un convento in Romania, il Vaticano invia sul posto Padre Burke e la suora novizia Irene Palmer per indagare sull’accaduto.
Terzo spin-off del franchise The Conjuring Universe – dopo quelli dedicati alla bambola Annabelle – The Nun – L’evocazione del male ci porta nel 1952 in Romania, dove un prete e una novizia indagano sul suicidio di una suora avvenuto nel Monastero di Cârta. Come scopriamo fin dall’inizio, il responsabile di ciò che sta accadendo nell’abbazia è il demone Valak, conoscenza che avevamo già avuto il piacere di fare in The Conjuring 2 – Il caso Enfield.
Come vedremo nella nostra recensione di The Nun – La vocazione del male, il film diretto da Corin Hardy riesce a costruire, fin da subito, un’atmosfera di tensione serrante, che però non riesce a mantenere nel corso della narrazione, lasciandosi andare ad una serie infinita di jump scares prevedibili e cliché del genere horror.
La trama di The Nun – La vocazione del male: “Qui finisce Dio”
Siamo nel 1952, nel Monastero di Cârta in Romania, un’abbazia che la Seconda guerra mondiale da poco conclusasi ha trasformato in un edificio fatiscente e inquietante. Vediamo due suore, atterrite dalla paura, percorrere un corridoio disseminato di croci, che conduce a una porta in legno sulla quale troneggia la scritta “Finit hic deo“, Qui finisce Dio. La più anziana entra per recuperare qualcosa, “l’unica cosa in grado di salvarle” mentre l’altra attende all’esterno, pregando e piangendo. Quando la prima suora riemerge dalla porta, sofferente e ricoperta di sangue, allunga a Suor Vittoria – questo il nome della più giovane – una chiave, intimandole di fuggire. Poi viene trascinata di nuovo all’interno da una forza demoniaca. Suor Vittoria scappa allora nella sua stanza; dopo aver trovato una corda e averla assicurata all’estremità del suo letto, se la lega al collo, mentre stringe tra le mani la chiave consegnatale dalla sorella. Intanto, alla sue spalle, la porta aperta lascia intravedere una figura alta ed esile, in abiti ecclesiastici e dall’aura malvagia, che mentre avanza, spegne tutte le candele al suo passaggio; a quel punto, Suor Vittoria, lanciata un’ultima preghiera si lancia dalla finestra, morendo impiccata. Nel riflesso della finestra, che si richiude all’improvviso, vediamo il volto di Valak, demone di cui abbiamo già fatto la conoscenza in The Conjuring 2 – Il caso Enfield.
Dopo che un abitante del villaggio vicino, soprannominato Il Francese (Jonas Bloquet), rinviene il corpo della vita della suora, il Vaticano decide di inviare sul posto Padre Burke (Demián Bichir), accompagnato dalla novizia Suor Irene (Taissa Farmiga), per indagare sull’accaduto. In questa sede, ovviamente, non vi diremo quello che i nostri protagonisti troveranno all’interno dell’abbazia; ma potete leggerlo nella nostra spiegazione del finale di The Nun – La vocazione del male.
Un’atmosfera opprimente
Un prologo promettente che, in appena dieci minuti, riesce a dar vita a una tensione crescente e serrante, che quasi toglie il fiato. Complice anche l’ambientazione del film – tra i panorami sinistri ed evocativi della Romania sovrastati da un cielo plumbeo – The Nun – L’evocazione conduce lo spettatore in un’atmosfera da brivido che già sarebbe sufficiente a fare tutto il film. La sensazione è quella di minaccia sotterranea, amplificata ancor di più dalle immagini tenebrose merito della fotografia di Maxime Alexandre e della colonna sonora vocale e cavernosa di Abel Korzeniowski. L’atmosfera che il film di Corin Hardy riesce a costruire nei suoi minuti introduttivi fortunatamente ci accompagna per tutta la narrazione, nonostante venga dato via via sempre più spazio a jump scares – spesso piuttosto prevedibile – e scontati espedienti da film horror.
Una sceneggiatura non all’altezza del franchise
Come abbiamo già detto, il problema di The Nun – La vocazione del male è che abbandona presto le sue vesti da horror da atmosfera per dare eccessivo spazio a una serie – piuttosto nutrita – di jump scares troppo prevedibili per riuscire a spaventare e di “scherzi” ai danni dei protagonisti che sembrano più opera di un spiritello burlone che di un demone come Valak. Un’esagerazione crescente – tra suore che volano o vengono date alle fiamme, mani che irrompono dietro le porte e continue apparizioni nei riflessi o dietro le spalle – che va a minare quello che è sempre stato il punto di forza del The Conjuring Universe: dare un senso di veridicità agli eventi narrati. Certo, i casi indagati da Ed e Lorraine Warren, se non propriamente fattuali, presentano almeno un’attinenza con la realtà documentata, cosa che The Nun non può avere, in quanto frutto di fantasia. Ma da un film che si apre con “I fatti che seguono accaddero nel 1952” ci saremmo aspettati perlomeno una narrazione più plausibile.
Il cast di The Nun – La vocazione del male
Diciamolo subito: i protagonisti di The Nun – La vocazione del male ci fanno sentire un po’ la mancanza di Ed e Lorraine. I personaggi del film diretto da Corin Hardy, infatti, non sono altrettanto ben costruiti: il loro passato non viene minimamente indagato (salvo rapidi quanto inutili flashback) e le loro interazioni reciproche sono alquanto superficiali, finendo per farli assomigliare più a degli archetipi che a delle persone reali. Nonostante lo scarso materiale, però, il cast fa un buon lavoro. In particolare è Taissa Farmiga a spiccare, diventando fin dalle prime scene il cuore pulsante del film e facendoci spesso dimenticare della sceneggiatura un po’ inconsistente. Ovviamente iconica è l’inquietante performance di Bonnie Aarons nei panni del demone Valak, sebbene avremmo voluto vederla comparire un po’ più spesso e in modo più consistente rispetto alle continue apparizioni e sparizioni.
La recensione in breve
The Nun - La vocazione del male riesce a costruire, fin da subito, un'atmosfera di tensione serrante, che, però, non riesce a mantenere nel corso della narrazione, lasciandosi andare ad una serie infinita di jump scares prevedibili e cliché del genere horror.
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Voto CinemaSerieTV