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Home » Film » Recensioni film » The Offering, la recensione del film horror diretto da Oliver Park

The Offering, la recensione del film horror diretto da Oliver Park

La recensione di The Offering, l'horror di Oliver Park che racconta una storia ambientata in un'agenzia funebre ebraica.
Carlotta DeianaDi Carlotta Deiana23 Febbraio 20236 min lettura
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Una scena di The Offering
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Il film: The Offering, 2022. Regia: Oliver Park. Cast: Nick Blood, Emily Wiseman, Allan Corduner e Paul Kaye.
Genere: Horror. Durata: 93 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa.

Trama: Il giovane Art vuole riconciliarsi con l’anziano padre, che gestisce l’agenzia funebre di una comunità ebraica ortodossa. Con lui c’è la moglie incinta, Claire. Nella casa del genitore, però, li aspetta un’entità antica e diabolica pronta a prenderli di mira.


Ci sono determinati elementi che, nel nostro immaginario, ci aspettiamo di trovare in un film horror. Certi colpi di scena, certe svolte della trama, la costruzione del sovrannaturale che segue una serie di caratteristiche ben precise. Questo, se da una parte può portare a una certa stanchezza nei confronti del genere da parte del pubblico, dall’altro può anche creare una sorta di “confort zone”, in cui all’appassionato di horror non può che far piacere rifugiarsi. I cliché del cinema del terrore possono anche essere prevedibili e ripetitivi, ma se ben fatti – e inseriti in una storia in maniera coerente e convincente – catturano e coinvolgono lo spettatore.

Come vedremo in questa recensione di The Offering, la sensazione che ci portiamo dietro a visione ultimata è quella di un film che sa di già visto, ma che ci ha comunque intrattenuto con tutti quegli elementi che ci aspettavamo di trovare in una storia di questo tipo: dall’entità demoniaca che perseguita una famiglia al legame con un credo religioso dalle radici antiche, in questo caso la religione ebraica. Come il recente successo The Vigil, la trama del film diretto da Oliver Park prende il via dall’immaginario della cultura ebraica ortodossa, “aggiornando” in qualche modo le classiche storie di possessione e infestazione demoniaca più comunemente basate su credenze cristiane. La storia risulta così a suo modo ancor più affascinante, perché accompagna lo spettatore in un mondo orrorifico familiare ma a suo modo unico e inaspettato.

La trama: un demone antico

Una scena di The Offering
Dopo un incipit da cardiopalma in cui assistiamo alla morte di un anziano signore, per mano di quella che si presenta come una creatura demoniaca capace di prendere diverse sembianze, ci troviamo a New York, dove la giovane coppia composta da Art (Nick Blood) e Claire (Emily Wiseman) si sta recando alla casa dove lui è cresciuto e dove vive ancora suo padre. Claire è in attesa della loro bambina e Art ha deciso di riconciliarsi con l’anziano genitore, da cui si è da tempo allontanato. L’infanzia passata nell’agenzia funebre di famiglia e la morte della madre malata lo hanno infatti profondamente segnato, facendo sì che il rapporto con suo padre si deteriorasse.
Una scena di The Offering
L’anziano Saul (Allan Corduner) è estremamente felice del ritorno del figlio, ed è disposto a passare sopra a qualsiasi dissidio accaduto in passato: l’uomo lavora ancora nella vecchia agenzia, ad uso esclusivo della comunità ebraica ortodossa locale, e per essere predisposto alla sepoltura sta per arrivare il corpo di una bambina scomparsa e poi ritrovata deceduta, ma anche quello dell’uomo che abbiamo conosciuto nei primi minuti del film. Insieme a lui sembra entrare in casa la stessa entità che ne ha causato la morte, un antico spirito maligno della tradizione ebraica che si nutre di bambini. Saul e Claire, ma soprattutto la bambina che lei porta in grembo, diventeranno fin da subito i suoi obiettivi principali…

Un’ambientazione azzeccata

Una scena di The Offering
L’ambientazione nella vecchia agenzia funebre di famiglia risulta perfetta per dare il via alla storia: all’interno delle sue mura si creano le perfette atmosfere da film dell’orrore, che fanno da sfondo a una serie di sequenze ben costruite e orchestrate. Tra queste – anche se, lo sottolineiamo ancora una volta, non ha nulla di particolarmente originale – ci ha colpito quella in cui Claire sta fotografando delle pietanze (la donna sta scrivendo un libro di cucina) e un’oscura presenza si rende a tratti visibile da dietro un attaccapanni. Il regista Oliver Park dimostra di amare particolarmente questo genere di film, e i cult che hanno segnato la storia dell’horror, sia classici che recenti. A tornare alla mente, ad esempio, sono alcune delle migliori sequenze del primo Insidious, titolo che ha confermato il talento di James Wan.

La location, divisa in parte abitabile della casa (che in questo caso ospita anche le funzioni religiose e i funerali) e zona di lavoro, dove vengono preparati i corpi, ci ha ricordato un altro titolo che – seppur non molto conosciuto – riusciva a utilizzare al meglio un’ambientazione particolarmente inquietante: Autopsy (The Autopsy of Jane Doe) di André Øvredal. Anche in questo caso la presenza di un cadavere portatore di una presenza maligna era lo spunto da cui prendeva il via la storia, trascinando lo spettatore in un racconto orrorifico veramente ben congegnato.

La religione ebraica

Una scena di The Offering
L’elemento aggiunto, in The Offering, è quello relativo al contesto culturale in cui si muovono i personaggi: la tradizione ebraica ortodossa funziona da perfetta base su cui costruire la storia, conferendo al tutto un’aria di unicità in più. Di film con dibbuk e simili ne abbiamo già visti, sì, ma queste entità non sono ancora così “abusate” nel cinema del terrore come quelle appartenenti al credo cristiano cattolico.

L’idea di una cultura “altra”, con i suoi riti e le sue credenze, che è però a suo modo così vicina al nostro immaginario rende ancor più intrigante un racconto di questo tipo. È come se facessimo un viaggio in un mondo lontano, ancorato al passato, ma che, pur nelle sue differenze, è assimilabile al nostro: si tratta quindi di qualcosa di unico e “nuovo”, ma che comunque riusciamo a comprendere facilmente, cosa che ci coinvolge ancor di più nell’orrore vissuto dai protagonisti.

Un cast convincente

Una scena di The Offering
I protagonisti convincono particolarmente nei ruoli: Nick Blood e Emily Wiseman portano in scena una coppia affiatata e che sta vivendo delle difficoltà; lui, in special modo, è particolarmente bravo a dar vita a un personaggio ambiguo, da una parte estremamente legato alla famiglia, dall’altra profondamente egoista. I traumi del suo passato hanno dato forma alla sua personalità e Blood è capace di trasmettere un evidente tormento interiore. A colpire, in particolare, sono però Allan Corduner e Paul Kaye, nei ruoli del padre Saul e di Haimish, capace di dare uno spessore in più a due ruoli secondari.

In conclusione, The Offering non si pone l’obiettivo di rivoluzionare il genere a cui si ascrive, ma preferisce rendere al loro meglio tutte quelle caratteristiche che sono tipiche dell’horror sovrannaturale e delle storie di possessioni, aggiungendo come particolarità il contesto della religione ebraica.

La recensione in breve

7.0 Familiare

The Offering è un horror che non vuole essere qualcosa di nuovo e rivoluzionario, ma riesce a rendere al meglio tutti quegli elementi che tendenzialmente caratterizzano questo genere di cinema.

  • Voto CinemaSerieTV.it 7.0
  • Voto utenti (0 voti) 0
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