Il film: The Piper, 2023. Regia: Erlingur Thoroddsen. cast: Charlotte Hope, Julian Sands, Kate Nichols, Salomé Chandler, Oliver Savell, Philipp Christopher, Alexis Rodney, Pippa Winslow, Aoibhe O’Flanagan, Boyan Anev.
Genere: horror. Durata: 95 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa (screener), in lingua originale.
Trama: Un’aspirante musicista si imbatte in una composizione dalla natura sinistra che potrebbe causare danni irreversibili.
Il caso vuole che nel 2023 abbiano debuttato in sala o nel circuito festivaliero ben due film horror con lo stesso identico titolo e la stessa identica ispirazione: la fiaba del pifferaio di Hamelin, il mercenario che priva l’intera città dei suoi bambini come vendetta dopo che gli adulti si sono rifiutati di pagarlo per aver risolto il problema dei topi. Uno di quei due film ha anche la triste fama involontaria di essere uno degli ultimi titoli della filmografia dell’attore inglese Julian Sands, e arriva nelle sale italiane proprio nell’anniversario approssimativo della sua scomparsa, dettaglio che per certi versi è la cosa più interessante del lungometraggio di Erlingur Thoroddsen di cui parliamo nella nostra recensione di The Piper, nonché forse il motivo per cui, a differenza di molti altri film con fattura e ambizioni simili, ha avuto diritto a una distribuzione cinematografica anziché la classica uscita direttamente in home video o su piattaforma.
Le note della morte
La storia si apre con una donna che muore bruciata viva, presumibilmente per l’intervento di una forza paranormale mentre sta cercando di distruggere un misterioso documento. Questa donna era uno degli elementi di punta di un’orchestra, la stessa di cui fa parte la studentessa Mel, di cui la defunta era la mentore. Mel vuole avanzare nel contesto accademico, e per farlo deve superare una prova indetta dall’insegnate Gustafson: recuperare la partitura a cui stava lavorando la donna morta, a qualunque costo. La ragazza, le cui ambizioni sono parzialmente dettate dalla necessità di prendersi cura della figlia non udente, accetta e riesce nell’intento, ma scopre ben presto che quella sequenza di note ha un che di sinistro: è associata a un’entità maligna, una che tutti pensavano fosse una semplice fiaba, e gli eventi recenti potrebbero aver risvegliato quel male longevo, ancora più assetato di morte della sua controparte letteraria…
“For Our Maestro Julian Sands”
Come accennavamo in apertura, questo è uno degli ultimi film a cui ha partecipato Julian Sands (con tanto di dedica nei titoli di coda), uno di una manciata di titoli postumi nella carriera dell’attore inglese che è morto in circostanze non del tutto chiare mentre percorreva un sentiero di montagna nel gennaio del 2023. Un epitaffio per certi versi calzante per un interprete che con il cinema e la televisione di genere si è cimentato molto spesso, forse anche perché era il contesto ideale per il suo stile di recitazione non sempre compatibile con i gusti di stampa e pubblico (il critico Mark Kermode lo considerava l’esempio per antonomasia di una pessima interpretazione in un film altrimenti riuscito per il suo ruolo in Via da Las Vegas). Ed è effettivamente uno dei pochi elementi davvero potenti della pellicola, quello che più di tutti crede in quello che sta dicendo e, nei momenti migliori, riesce a essere persino più inquietante del pifferaio titolare, penalizzato da un eccesso di CGI che smorza la potenza del lavoro dell’attore Boyan Anev, caratterista specializzato in parti mostruose.
L’orchestra insipida
Al netto degli spaventi elementari, della sceneggiatura telefonata e delle interpretazioni che, salvo quella di Sands, suggeriscono che il cast fosse convinto di recitare in tutt’altro film, l’aspetto più desolante dell’intera operazione riguarda proprio il ruolo della musica, ingrediente diegetico fondamentale sin dalle prime immagini. Tutto ruota attorno a un brano in teoria terrificante per la sua composizione associata alle forze del male, ma la versione che arriva sullo schermo, a cura del compositore Christopher Young (uno che di motivetti horror memorabili si intende, avendo firmato la colonna sonora di Hellraiser), è quanto di più banale si possa udire in un contesto simile, un susseguirsi di note stanche che non riescono neanche a suscitare il brivido più basilare, alludendo a un male risvegliato che forse avrebbe fatto meglio a tornare a dormire.
La recensione in breve
La musica in chiave horror non raggiunge le potenzialità suggerite dalla premessa, e il pifferaio come mostro convince ben poco.
- Voto CinemaSerieTV