Il film: The tunnel to summer – The exit of goodbyes, 2022. Diretto da: Tomohisa Taguchi. Genere: Anime, Fantasy Drammatico. Durata: 83 minuti. Dove l’abbiamo vista: In anteprima stampa.
Trama: Ispirata ad una leggenda nipponica, la storia vede due adolescenti, Kaoru e Anzu, alle prese con le difficoltà dell’età adolescenziale ma, sopratutto, con delle situazioni familiari dolorose. In loro aiuto arriva la scoperta di un tunnel che sembra introdurli in un mondo magico. In questa situazione, però, devono prestare molta attenzione ai desideri espressi e, soprattutto, al tempo trascorso. Perchè questo dimostrerà di essere una creatura dalla natura volubile.
A chi è consigliato? A tutti coloro che amano la tematica adolescenziale e, in particolare, che hanno apprezzato Your Name. e Suzume di Makoto Shinkai.
All’interno della narrazione nipponica, soprattutto collegata ai manga e alla light novel, ci sono degli elementi essenziali diventati quasi struttura di un canone. Il primo è, sicuramente, l’età adolescenziale. Il secondo, invece, il viaggio, in molti casi magico, volto a superare i drammi esistenziali.
Non stupisce, dunque, che entrambi siano facilmente rintracciabili nella versione cinematografica di The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes,realizzata da Mei Hachimoku del 2019, ed ora arrivata sul grande schermo con la regia di Taguchi. In sostanza, si tratta di un film che s’inserisce alla perfezione nella tradizione di un certo tipo di racconto dedicato ai più giovani e gestito attraverso il tocco lieve che contraddistingue spesso lo stile nipponico.
In molti casi, però, questa sorta di delicata poetica rischia di cadere nella superficialità, rendendo The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes un film piacevole ma privo di una personalità decisa o, quanto meno, evidente. E, sopratutto, stupisce che a realizzarlo sia stato proprio Tomohisa Taguchi, apprezzato s per aver realizzato Akudama Drive, uno degli anime più interessanti degli ultimi tempi con delle atmosfere indubbiamente diverse.
Trama: Lo scambio di un ombrello
Come qualsiasi vicenda dalla natura adolescenziale i protagonisti sono due ed hanno il compito di rappresentare dei mondi lontani ma, in qualche modo, uniti da un dolore o delle difficoltà comuni. In questa struttura, dunque, si collocano alla perfezione Kaoru, un ragazzo che vive in una piccola città di provincia, e Anzu, una nuova studentessa arrivata dalla grande città è, per questo motivo, avvolta dal mistero agli occhi dei suoi compagni.
Il loro primo incontro avviene in modo del tutto casuale sotto la pioggia. Lei si sta bagnando, così Kaoru decide di prestarle l’ombrello. Un piccolo ed innocuo gesto che innesta, però, un’avventura intima ed emotiva. I due, infatti, si scambiano i contatti compiendo i primi passi verso una nuova amicizia. Quello che ancora non conoscono e che, però, scopriranno successivamente, è il dolore e l’inquietudine che li unisce.
Kaoru, infatti, vive all’interno di una famiglia ormai distrutta dopo la morte della sorella più piccola. Anzu, invece, si trova a lottare contro la visione impostata che i suoi genitori hanno del futuro che l’attende. Per lei ogni giorno rappresenta una nuova lotta nel tentativo di aprirsi a loro per svelare i suoi effettivi desideri.
Due vite normali, dunque, per quanto emotivamente complesse. Almeno fino a quando l’elemento magico non decide di arrivare a mettere scompiglio nella loro quotidianità. Dopo essere fuggito in seguito ad una lite con il padre, infatti, Kaoru arriva nelle prossimità di una roccia da cui s’intravede un’apertura. Avventurandosi al suo interno si trova circondo da una sorta di tunnel di aceri rossi di cui, però, non si riesce a scorgere la fine. Al suo interno, inoltre, iniziano ad accadere degli venti particolari. D’altronde si tratta del Tunnel di Urashima, un luogo insidioso dove il tempo scorre in modo diverso rispetto all’esterno.
Ovviamente il ragazzo decide di condividere la scoperta con la sua amica. Insieme, dunque, decidono di introdursi al suo interno. In questo modo si lasciano coinvolgere una delle avventure più incredibili della loro esistenza. Un vero e proprio viaggio evolutivo che li metterà a confronto con loro stessi e, ovviamente, anche con i sentimenti che sentono nascere uno per l’altro.
I Tunnel di Urashima e la sua leggenda
Per immergersi nel migliore dei modi in questa vicenda è bene partire da un elemento essenziale come la sua fonte d’ispirazione. Il tunnel di Urashima, infatti, nasce da una leggenda popolare nipponica molto antica conosciuta con il nome di Urashima Taro.
Il protagonista è un giovane pescatore che, dopo ver salvato una tartaruga dalle sevizie di alcuni bambini, il giorno dopo si trova trasportato proprio da questa nel palazzo del Re Dragone, il signore dei mari. Nelle profondità marine viene accolto con grandi onori e festeggiamenti. Tra tutti ad accoglierlo c’è anche la bellissima principessa Otohime che, ringraziandolo di aver salvato una delle sue creature, gli propone di rimanere a vivere nel segno come suo sposo.
Urashima, invaghito dalla bellezza della sua futura sposa non può che accettare. Così le nozze vengono celebrate con tre giorni di feste ed eventi continui. Passato questo tempo, però, nella mente del giovane riaffiorano i ricordi della sua terra, della gente del villaggio e, soprattutto, degli anziani genitori.
Per questo motivo decide di tornare indietro ma, prima di andare, riceve in dono dalla Principessa una scatola con la raccomandazione di non aprirla mai. Una volta trasportato a riva da una tartaruga gigante, però, Urashima si accorge che qualche cosa è cambiato introno lui. I luoghi sono sempre gli stessi ma non le persone. Così, dopo aver chiesto spiegazione ad un passante, scopre che i tre giorni trascorsi nel regno marino equivalgono a trecento in quello umano.
In sostanza, dunque, la realtà che si è lasciato dietro le spalle non esiste più e lui sete di non appartenere a nessun luogo. Così., preso dalla disperazione e con il solo desiderio di tornare dalla sua Principessa senza sapere esattamente come, apre impulsivamente la scatola. Immediatamente una nuvola lo avvolge per poi abbandonarlo vecchio e morente. Al suo interno, infatti, erano custoditi proprio i trecento anni che non aveva vissuto e che lo hanno condotto alla morte.
Una vicenda, dunque, che funge da monito rispetto alla natura dei propri desideri e che si ricollega all’animazione di Tomohisa Taguchi proprio per lo scorrere del tempo. I due protagonisti del film, infatti, una volta usciti dal tunnel scoprono di essere cresciuti.
Pregi e difetti di un racconto classico
Esauriti i riferimenti legati alla tradizione, vediamo più nello specifico quali sono i limiti e gli aspetti migliori di un progetto che non fa dell’originalità il suo scopo. Uno degli elementi meno accattivanti, infatti, è proprio la narrazione prevedibile. Soprattutto per chi è amante del genere. Come anticipato, infatti, Taguchi ha scelto di seguire una sorta di schema prestabilito pe quanto riguarda il racconto adolescenziale.
Questo vuol dire che ha organizzato l’insieme attraverso una serie di step prevedibili come l’iniziale differenza dei due protagonisti, l’amicizia evoluta in amore, il sentimento trattenuto e, soprattutto, il percorso evolutivo celato, ma non troppo, in quello percorso all’interno del tunnel.
A questa evidente assenza di originalità cui si aggiunge anche un tocco fin troppo leggere non capace di dare tridimensionalità emotiva, si contrappone una resa estetica coinvolgente. A stupire, ovviamente, è il mondo magico del tunnel. Qui, in particolare, ritornano degli elementi estetici legati alla leggenda originale. Non è un caso, infatti, che l’acqua e le sue creature, compresa la vegetazione, abbiano uno spazio importante. Anzi, il più delle volte conquistano completamente l’inquadratura a discapito dei protagonisti e dell’evoluzione emotiva che dovrebbero vivere e mostrare. In questo senso, dunque, il film dimostra di essere un banco di prova interessante per un regista che non ha problemi ad esprimersi attraverso le immagini ma che deve ancora imparare a dare loro un’anima.
La recensione in breve
Tomohisa Taguchi dimostra di essere un regista particolarmente attento e maturo per quanto riguarda la resa estetica ma che deve ancora crescere dal punto di vista narrativo. Almeno per quanto riguarda il racconto adolescenziale. In questo caso, infatti, compone un compito pulito seguendo regole reimpostate ma senza conferire un'anima ed una visione personale.
Pro
- La delicatezza del racconto
- La resa estetica particolarmente curata
Contro
- Una struttura narrativa troppo utilizzata
- La mancanza di originalità
- Voto CinemaSerieTV.it