Il film: The Watchers – Loro ti guardano, 2024. Regia: Ishana Night Shyamalan. Cast: Dakota Fanning, Georgina Campbell, Oliver Finnegan, Olwen Fouéré. Genere: Horror. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Mia si ritrova in una foresta maledetta, da cui non c’è via d’uscita. Rifugiatasi in un bunker insieme ad altri sopravvissuti dovrà superare le lunghe notti in cui le creature che si aggirano nel buio vengono allo scoperto. Lei e i suoi compagni riusciranno prima o poi a liberarsi o resteranno prigionieri per sempre?
A chi è consigliato? A chi ama il genere horror e in particolare quei film che esplorano il folklore e l’antica mitologia.
Le foreste sono da sempre tra i luoghi più popolari dove ambientare un film horror, pensiamo ad esempio ai classici del genere come The Blair Witch Project, a cult come The VVitch o ad opere dal tono più “esotico” come Jukai – La foresta dei suicidi. Questi film prendono a piene mani da due tradizioni folkloristiche in particolare, quella statunitense (dal melting pot di culture che l’hanno fondata) e quella giapponese. Il film diretto da Ishana Night Shyamalan (figlia del “maestro” dell’horror M. Night Shyamalan) ed ispirato al romanzo di A. M. Shine si ispira invece al folklore irlandese, imbastendo la narrazione attorno alle creature che popolano le infinite foreste dell’Isola di Smeraldo.
Se da una parte The Watchers – Loro ti guardano parte da una premessa particolarmente interessante – degli esseri che osservano per ragioni sconosciute un gruppo di sopravvissuti all’interno di un rifugio, al centro di una foresta maledetta – lo svolgimento e tutto ciò che ruota attorno al mito irlandese risulta un po’ troppo carente ed abbozzato. Come se un “osservatore” esterno cercasse di racchiudere in un film l’essenza delle credenze, del background culturale di un paese che però, in realtà, non conosce veramente. A pellicola ultimata vi renderete conto quanto questa sensazione sia coerente con il contenuto della pellicola, il cui elemento centrale sono proprio degli esseri che cercano di imitarci in tutto e per tutto, ma non ci riescono mai per davvero. Qualcosa in loro resta sempre sbagliato, fuori posto, allo stesso modo nel film di Ishana Night Shyamalan manca quello sforzo in più per cogliere veramente lo spirito del contesto culturale, delle tradizioni, che si cerca di raccontare.
Una “fuggitiva” in Irlanda
La storia ruota attorno al personaggio di Mia, una giovane donna segnata da un trauma che non riesce a superare: la morte della madre quando era solo una bambina. Un evento che l’ha segnata a tal punto da costringerla ad allontanarsi dalla sua famiglia (e dalla sorella gemella) e a rifugiarsi in un paese straniero, l’Irlanda (o almeno così lo spettatore deduce, visto il suo accento statunitense, ma non viene mai fatta menzione alle sue origini). A Galway Mia tira avanti lavorando in un piccolo negozio di animali e uscendo ogni tanto la sera, inventandosi ogni volta identità nuove con cui presentarsi. La sua vita prende una svolta inaspettata quando il suo capo le chiede di portare un raro pappagallo ad uno zoo vicino Belfast: Mia si mette in viaggio, ma il suo stato emotivo è più instabile che mai, visto che l’anniversario della morte della madre è appena passato.
Un messaggio della gemella, poi, la manda completamente in confusione, tanto che non si accorge quando il paesaggio attorno a lei cambia completamente, e lei si ritrova al centro di una foresta, con la macchina in panne e senza possibilità di tornare indietro. A quanto pare non c’è nemmeno più una via di uscita, le infinite file di alberi si trasformano infatti in un labirinto di cui Mia (e Darwin, il pappagallo) si ritrovano prigionieri. A venire in loro soccorso una donna dai capelli bianchi, Madeline (Olwen Fouéré), che prima che cali del tutto la notte l’accompagna in un rifugio, dove ad aspettarla ci sono altre due persone, Daniel e Ciara (Georgina Campbell e Oliver Finnegan). Lo strano gruppo spiega subito a Mia la gravità della situazione: qualcosa li tiene prigionieri, li osserva, durante la notte, e non c’è modo di fuggire dalla foresta. Le regole sono chiare, mai aprire la porta di notte, mai avvicinarsi ai grandi crateri nel terreno (sono l’ingresso alle “tane” delle creature”) e mai dare le spalle alla finestra sul bosco, perché gli abitanti del rifugio devono restare sempre in bella vista. Non sarà facile per Mia accettare la prigionia, e presto cercherà una via di fuga rompendo le regole che le sono state imposte: le conseguenze, per lei e i suoi compagni, saranno delle più drammatiche.
Buone le premesse ma…
Come potrete dedurre dagli accenni alla trama che vi abbiamo dato, le premesse da cui parte The Watchers sono piuttosto interessanti. Noi, inoltre, ci eravamo fatti affascinare da un trailer particolarmente intrigante che alludeva ad una storia ricca di mistero e di terrore. Purtroppo, però, di entrambi questi elementi il film è particolarmente carente.
Partiamo dal mistero, dalla natura delle creature che osservano i quattro malcapitati protagonisti durante lunghe veglie notturne. La loro identità viene allusa fin quasi da subito e scoperta del tutto quando il finale è ancora lontano. Anche le loro motivazioni – seppur un po’ lacunose – sono presto chiare, e tutta l’aurea di fascino che permeava il racconto va velocemente scemando. Il bello degli horror che giocano con il folklore risiede nella loro capacità di mantenere alto l’interesse dello spettatore con segreti ed enigmi dalla natura nebulosa, che trascinano chi guarda in mondi fatti di leggende, di antiche religioni, in parte incomprensibili alla nostra “mente moderna”.
Il peggior peccato di un film horror: non spaventare
Passiamo poi alla seconda “mancanza” di The Watchers, ossia i brividi: quello di Ishana Night Shyamalan è un film horror che non fa paura. L’atmosfera inizialmente è quella giusta per evocare lo smarrimento della protagonista, il senso di opprimente prigionia, la tensione di ciò che si muove nell’oscurità della foresta, tutte sensazioni che preparano allo spavento che verrà, ma che in questo caso non arriva mai. A nostro parere poteva essere sfruttato molto meglio il fatto che gli esseri della foresta siano in grado di prendere le sembianze di chi desiderano, si poteva calcare di più la mano su quanto può essere inquietante essere chiamati da voci di persone care che sappiamo essere morte, o dalla propria stessa voce, magari costruire il dubbio che qualcuno del gruppo possa essere stato sostituito (a “La cosa”, ma senza alieni) e abbia sinistre intenzioni
Insomma, quello che vogliamo dire è che gli spunti sui cui lavorare, sui cui sviluppare un buon fin dell’orrore c’erano, ma il risultato è uno strano ibrido con il genere fantasy che fatica a coinvolgere, soprattutto chi si appresta alla visione – come dobbiamo ammettere abbiamo fatto noi – con un certo tipo di aspettative. Se siete alla ricerca di salti sulla poltrona, di creature da incubo e di situazioni terrificanti che rimangono impresse anche al termine dei titoli di coda, purtroppo questo non è il film che fa per voi.
Una protagonista che colpisce
A riscattare un po’ la situazione la buona interpretazione della protagonista, Dakota Fanning. Per quanto non possa fare più di tanto vista la sceneggiatura con cui deve lavorare – anche il dramma della morte della madre e dell’allontanamento della sorella, non vengono sviluppati nel migliore dei modi – l’attrice riesce ad infondere alla sua Mia una certa profondità emotiva, trovando il tono giusto con cui darle vita sullo schermo. Gli altri personaggi, che essendo meno centrali vengono approfonditi ancora meno – perché John e Ciara erano nella foresta, e il giovane David? Non lo scopriremo mai – , restano purtroppo esageratamente sullo sfondo, e non coinvolgono chi guarda nelle loro storie (quando in un film horror allo spettatore non interessa se nessuno dei secondari muore o sopravvive abbiamo un problema).
The Watchers – Loro ci guardano è quindi a nostro parere un’occasione sprecata, delle buone premesse da cui non è stata tratta la giusta sostanza. Peccato che sia stato proprio questo l’esordio di Ishana Night Shyamalan, che comunque mostra un certo livello di abilità in cabina di regia: la speranza è che con maggiore esperienza alle spalle, e con una sceneggiatura diversa da cui partire, in futuro possa creare qualcosa di veramente memorabile.
La recensione in breve
The Watchers è carente di due elementi particolarmente importanti: il mistero e il brivido. Buona l'interpretazione di Dakota Fanning ma per il resto il film di Ishana Night Shyamalan è un esordio alla regia piuttosto carente.
Pro
- Le premesse sono particolari ed interessanti
- Buona l'interpretazione di Dakota Fanning
Contro
- Il mistero dietro alla creature viene svelato troppo presto
- I personaggi secondari non sono ben approfonditi
- È un horror che non fa paura
- Voto CinemaSerieTV