Il film: The Woman King, 2022. Regia: Gina Prince-Bythewood. Cast: Viola Davis, Lashana Lynch, Thuso Mbedu, John Boyega. Genere: Drammatico, Azione. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua italiana.
Trama: Nanisca è la comandante di un’unità militare composta solo da donne che protegge i confini del regno di Dahomey; la vita della guerriera cambia drasticamente quando la giovane orfana di nome Nawi viene venduta dal padre adottivo come nuova recluta. Insieme scopriranno molte più cose in comune di quello che pensavano e uniranno le loro forze per combattere i nemici interni ed esterni che minacciano i confini e l’integrità del regno africano nel corso del XIX secolo.
Debutta nelle sale italiane giovedì 1 dicembre The Woman King, dramma storico ad alto budget diretto da Gina Prince-Bythewood e scritto da Dana Stevens su un canovaccio originale firmato anni prima da Maria Bello. Ispirato ad un’incredibile storia vera, The Woman King posiziona la regista statunitense tra le voci femminili dietro la macchina da presa più interessanti nel panorama cinematografico attuale, specialmente in quello prettamente d’azione.
Nella nostra recensione di The Woman King infatti, ci soffermeremo su quanto la mano della cineasta di The Old Guard abbia lasciato un evidente marchio sul successo al botteghino del lungometraggio in territorio statunitense, coadiuvata anche da un cast per la maggior parte femminile che trova la sua voce nei personaggi forti e coraggiosi che costellano le vicende storiche di cui tratta la pellicola.
La trama: il regno del Dahomey è minacciato
Ci troviamo nel regno africano del Dahomey (l’attuale Benin) nella metà del XIX secolo: il generale Nanisca (Viola Davis), leader delle Agojie, libera le donne del regno dell’Africa occidentale che erano state rapite dagli schiavisti delle confinanti tribù degli Oyo. Questa situazione spinge il re Ghezo (John Boyega) a prepararsi ad una guerra imminente. Nanisca inizia ad addestrare nuove guerriere, e tra queste c’è Nawi, una ragazza offerta dal suo padre adottivo al re dopo che quest’ultima si era rifiutata di sposare un uomo più grande di lei e violento. Nawi con il tempo fa amicizia con Izogie (Lashana Lynch), una veterana Agojie e svela a Nanisca di essere stata adottata mostrandole una voglia sulla sua spalla sinistra; quel dettaglio fisico, riaccenderà in Nanisca un passato spiacevole.
Queste sono le intriganti premesse di The Woman King, film che restituisce uno spaccato storico di cui molti non erano a conoscenza e che meritava di certo una pagina importante nel cinema contemporaneo. Le vicissitudini del regno africano del Dahomey e la sua lotta per l’indipendenza dallo schiavismo diventano la cornice perfetta per un dramma storico ad alto budget che, perlomeno negli Stati Uniti, ha fatto sfracelli al box-office. Quali sono le ragioni di tale successo?
Un dramma storico d’altri tempi
Innanzitutto, il film diretto da Gina Prince-Bythewood sembra ricalcare nella messa in scena e nella struttura narrativa i fasti dei blockbuster a carattere storico che avevano fatto grandi gli anni ’90 (e riempito di soldi i botteghini di tutto il mondo): guardando attentamente The Woman King infatti, non possono che tornare alla mente film come L’ultimo dei mohicani, Braveheart e Il Gladiatore. Modelli che la regista Usa segue per tracciare un racconto (quasi) prettamente al femminile che esalta il valore e il coraggio delle Agojie africane in un panorama cinematografico che in passato aveva raccontato la Storia con la esse maiscola declinandola spesso e volentieri tutta al maschile.
Per questo motivo, oltre ad essere un dramma storico ad alto budget che guarda con ammirazione ad altri tempi cinematografici, The Woman King funge anche da manifesto programmatico di un plusvalore femminile che ribalta completamente i preconcetti patriarcali in cui viviamo da troppo tempo. Seguendo un canovaccio narrativo semplice e alla portata di qualunque tipo di audience, il film della Bythewood esalta in un contesto nuovo ed inedito (così come la storia vera che in pochi fino ad oggi conoscevano) l’abilità fisica e e la tempra morale delle sue straordinarie protagoniste.
Un cast al femminile (o quasi) in stato di grazia
A ravvivare il plusvalore intrinseco di The Woman King ci pensa difatti il gran cast corale che incornicia il dramma africano in corso: non soltanto un’agguerrita Viola Davis nei panni del generale Nanisca, ma anche le comprimarie interpretate da Lashana Lynch e Sheila Atim, personaggi soltanto apparentemente di contorno che “danno del filo da torcere” a più riprese alla presenza scenica della protagonista premio Oscar. Se dunque il cast è affiatato e le ambizioni del film sono onorevoli, non si può però dire lo stesso per la scrittura del lungometraggio distribuito da Sony.
La sceneggiatura curata da Dana Stevens difatti non riesce del tutto a rendere giustizia agli altisonanti temi e alle drammatiche vicende che si susseguono: nonostante il grande budget affidato nelle mani di regista e sceneggiatrice, a prodotto finito The Woman King risulta più come un melting pot di idee e trovate registiche a cavallo tra grandi scene d’azione e momenti intimi in cui i personaggi rivelano le loro intenzioni e mettono a nudo la propria anima. Certo è che mescolando questi due ingredienti ne viene fuori un pout pourri confusionario che forse, vista la drammatica ed importante storia vera che vuole raccontare, avrebbe meritato più premura ed attenzione in fase di messa in scena.
Qualcuno tenga d’occhio Thuso Mbedu
Per questo, oltre alle già citate interpreti femminili, a salvare The Woman King da confronti impari ed impietosi con i modelli cinematografici del passato ci pensa la giovane ma bravissima Thuso Mbedu. Nei panni di Nawi, raccoglie su di sé moltissimo del peso morale e dell’urgenza tematica che il film vuole affrontare, donando al suo personaggio profondità e concretezza necessari a rendere il film di Gina Prince-Bythewood quantomeno un progetto fallace ma genuino.
Peccato in fin dei conti, perché The Woman King non riesce veramente a gestire come si deve i vari toni del racconto né le sue duplici ambizioni: alla fine, è un dramma storico d’altri tempi o un blockbuster retroattivamente woke volto ad esaltare la duttilità delle sue interpreti afroamericane? Perché alla fine, volendo strafare un po’, non riesce a soddisfare nell’una e nell’altra anima cinematografica.
La recensione in breve
The Woman King è un blockbuster a tinte storiche ispirato ad un'incredibile storia vera. Capitanato da un'intensa ed agguerrita Viola Davis e da un cast al femminile ispirato, il film diretto da Gina Pince-Bythewood non sa però gestire i vari toni del racconto né le sue duplici ambizioni: dramma storico oppure blockbuster al femminile? Alla fine, non soddisfa nell'uno e nell'altro criterio.
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