Il film: Tre piani, 2021. Regia: Nanni Moretti Cast: Nanni Moretti, Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno.
Genere: drammatico. Durata: 140 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Diverse vicende tragiche si consumano attorno agli inquilini di una palazzina a tre piani a Roma.
Per la prima volta nella sua carriera, Nanni Moretti adatta materiale altrui anziché firmare un soggetto interamente farina del suo sacco. Coadiuvato dalle collaboratrici Federica Pontremoli (Il caimano, Habemus Papam) e Valia Santella (Mia madre), il cineasta ha deciso di portare sullo schermo il romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, spostando l’azione da Tel Aviv a Roma. Un’operazione che non ha messo d’accordo tutti, sin dalla sua presentazione in concorso a Cannes, dove il film di Moretti, di cui parliamo nella nostra recensione di Tre piani, era uno dei titoli di punta per sottolineare il grande ritorno del festival dopo l’interruzione pandemica del 2020.
La trama: la bambina, la madre e il giudice
La storia ruota intorno ai destini (parzialmente) incrociati degli inquilini di tre appartamenti in una palazzina a tre piani in un quartiere borghese di Roma: al primo piano vivono Lucio e Sara, che affidano spesso la figlia Francesca ai vicini anziani Giovanna e Renato, salvo poi ripensarci quando quest’ultimo comincia a esibire segni di demenza senile che potrebbero mettere in pericolo la bambina; al secondo vive Monica, costretta a fare i conti con la solitudine costante dato che lei deve occuparsi dei figli senza l’aiuto del marito, che è sempre all’estero per lavoro; e al terzo vivono i magistrati Dora e Vittorio, il cui rapporto viene messo in crisi quando reagiscono in modo differente ai problemi giudiziari del figlio ventenne Andrea. Le conseguenze di questi eventi si faranno sentire nel corso degli anni, con un impatto intergenerazionale.
Il cast: una casa di talenti
Lo stesso Nanni Moretti interpreta Vittorio, con Margherita Buy a dargli manforte nei panni di Dora, mentre Alba Rohrwacher presta la sua consueta intensità a Monica (con Adriano Giannini a distanza nel ruolo del marito Giorgio). Lucio e Sara sono Riccardo Scamarcio ed Elena Lietti, mentre Renato ha il volto di Paolo Graziosi, in uno degli ultimi ruoli girati prima della sua morte all’inizio del 2022, pochi mesi dopo l’uscita in sala del film. Giovanna è invece Anna Bonaiuto, e per completare il cast è stato reclutato anche il caratterista svizzero Teco Celio, già alla corte di Moretti in Habemus Papam, mentre è un novizio in tal senso Tommaso Ragno, che ha una parte importante nell’ultima linea temporale del racconto. Sul fronte più giovane, Andrea è Alessandro Sperduti, in precedenza diretto da Ermanno Olmi e dai fratelli Taviani.
Tre artifici
Come menzionato in apertura, è la prima volta che Moretti porta al cinema un soggetto non suo, adattando un romanzo invece di espandere la sua poetica con creazioni originali. Ed è lì, forse, che si cela la fragilità di un progetto che non è mai pienamente nelle corde del regista, il quale perde di vista il sottotesto del libro (una metafora dei tre aspetti della personalità secondo Freud) e consegna una mera sequela di eventi artificiosi e insinceri, dove la verità emotiva rimane in superficie. A risentirne è soprattutto la performance dello stesso Moretti, alle prese con un personaggio non del tutto compatibile con il suo stile declamatorio che è sostanzialmente un’estensione della sua vera personalità, e quindi limitato da un approccio che non si presta a ruoli privi di valenza autobiografica. E attorno a lui soffrono tutti gli altri, ma non nella maniera auspicata dal copione, e questo per ben tre volte.
La recensione in breve
Nanni Moretti si fa ambizioso adattando materiale di terzi, ma la sua poetica non è del tutto compatibile con questa trasposizione della riflessione freudiana di Eshkol Nevo.
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