Il film: Una commedia pericolosa, 2023. Regia: Alessandro Pondi. Cast: Enrico Brignano, Gabriella Pession, Paola Minaccioni, Niccolò Senni, Marco Zingaro. Genere: Commedia. Durata: 90 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: La vita di Maurilio Fattardi non è certo quella che si aspettava. Fin da piccolo, infatti, sognava di diventare un’uomo d’azione, una sorta di agente segreto al servizio della giustizia. Nella realtà, invece, si è dovuto accontentare di un lavoro come addetto alla sicurezza alla Rinascente. Unica consolazione, dunque, è spiare ogni sera tra le tende dei suoi vicini come un moderno James Stewart. Peccato, però, che dalla sua personale finestra sul cortile non sia mai riuscito a scoprire nulla di particolarmente interessante. Questo, almeno, fino a quando nello stabile non si è trasferita una bionda e affascinante hostess. La sua presenza, infatti, attira l’attenzione di Maurilio. E non solamente per l’aspetto puramente estetico. La giovane donna, infatti, sembra essere al centro di un mistero tutto da scoprire.
A volte può accadere che un film riesca a sorprendere andando decisamente oltre le aspettative o l’assenza di queste. E lo stupore diventa ancora più grande ed evidente se si tratta di una pellicola destinata ad una visione di fine estate il cui scopo potrebbe essere quello d’intrattenere senza troppe pretese. Questo, dunque, è quanto successo con il film Una commedia pericolosa, diretta da Alessandro Pondi e scritta a quattro mani con Paolo Logli.
Ad arricchire ulteriormente il valore di questa vicenda dai toni gialli è anche un cast corale e, finalmente, ben calato nei diversi ruoli. Tra questi sicuramente Enrico Brignano, Gabriella Pession e Paola Minaccioni, che veste i panni di una vamp assolutamente legittima. Un’umanità varia, dunque, che si muove all’interno di una struttura narrativa che trae evidentemente ispirazione da tutti i classici del genere, passati e presenti, riuscendo nella difficile tecnica della citazione e della personalizzazione. Il tutto condito con un senso dell’ironia ben equilibrato che, solo in alcuni momenti, cade in inquadrature dal gusto discutibile in perfetto stile commedia sexy anni settanta. Per comprendere meglio, però, il potenziale di questo film approfondiamo gli elementi essenziali nella recensione di Una commedia pericolosa.
Trama: volevo essere James Bond
Fin dalle prime immagini è chiaro che al centro di questa vicenda c’è un eroe indiscusso, fonte d’ispirazione ed emulazione continua. Il suo nome è Bond, James Bond, ovviamente. Chi, infatti, più della spia britannica al servizio di Sua Maestà e con licenza d’uccidere può accendere la fantasia di un bambino diventando quasi un modello di vita? Sicuramente nessuno. Almeno stando all’esperienza personale di Maurilio Fattardi. Alla tenera età di sette anni, infatti, ha incontrato per la prima volta sul grande schermo il suo eroe, immergendosi nelle avventure e lasciandosi catturare dall’inequivocabile fascino pericoloso. Da quel momento non ha fatto altro che desiderare di diventare una spia. Peccato, però, che spesso la vita sia destinata a deludere molte delle aspettative giovanili.
Nel futuro di Maurilio, infatti, c’è un semplice impiego come responsabile della sicurezza della Rinascente. Nonostante questo, però, prova a ravvivare la sua quotidianità con un pizzico di mistero ed un atteggiamento probabilmente troppo analitico. Sta di fatto che da tutti ama farsi chiamare Agente Mao e sul lavoro coglie ogni occasione, soprattutto le meno plausibili, per far scattare un allarma, coinvolgendo l’esasperato Commissario Laneve della polizia locale.
Tutto, però, sembra destinato a cambiare nel momento in cui, nel suo palazzo, arriva Rita, una bella hostessa dal fascino angelico e pericoloso al tempo stesso. Questa rimasta, forse, vittima di un’aggressione, trova nell’Agente Mao un uomo pronto ad agire per dimostrare, finalmente, il suo talento da action man e, magari, riuscire a conquistare le attenzioni della sua personale Bond Girl.
Quando il giallo diventa un archetipo
L’elemento vincente ed essenziale di questa commedia è, senza alcun dubbio, la sceneggiatura. Questo dimostra, sempre che ce ne sia bisogno, quanto una scrittura di qualità, in gradi di mantenersi in equilibrio tra due generi, sia fondamentale per ottenere del buon cinema. In questo caso, poi, Alessandro Pondi e Paolo Logli riescono nell’intento di costruire una comicità efficace e mai sprecata inserendola in modo armonioso all’interno degli archetipi della narrazione gialla.
Perché, al di là di qualsiasi relazione tra i personaggi o la definizione delle diverse situazioni, spicca soprattutto una struttura che strizza ripetutamente e con consapevolezza l’occhio ad un determinato genere. Si tratta, ovviamente, del crime venato di commedia come, ad esempio, La Pantera Rosa e il nuovo Only Murders in The Buildings. A questi riferimenti, poi, si aggiunge anche la tradizione della suspence grazia all’ riferimento hitchcockiano a La finestra sul cortile. Maurilio, infatti, come un moderno James Stewart trascorre le sue serate a spiare la quotidianità dei vicini. Ed è proprio in una di queste occasioni che si trova di fronte ad un probabile delitto. Quando, però, entra nell’appartamento con la polizia, la vittima sembra essere viva e vegeta.
Come rendere, però, tutti questi elementi d’ispirazione internazionali efficaci e funzionali per il cinema di casa nostra? Pondi è riuscito ad ovviare il pericolo della semplice emulazione o dell’astratto citazionismo portando a termine una non facile personalizzazione del materiale. E per riuscire nell’impresa ha utilizzato l’ironia tagliante e le personalità a tratti grottesche della commedia all’italiana. Da questo bacino, dunque, sono nati dei nuovi personaggi che, muovendo i loro passi dalla tradizione del genere, hanno trovato un ritmo ed una vivacità moderna capaci di renderli delle maschere contemporanee.
Dall’ispettore Clouseau all’Agente Mao
Facendo le dovute differenze con il talento istrionico di Peter Sellers, il confronto tra l’ispettore Clouseau e l’Agente Mao è quasi inevitabile. Alla base di questo, infatti, c’è la “cialtronaggine” che definisce il così detto talento per le indagini in entrambi i personaggi. Un aspetto che li va a definire e caratterizzare soprattutto per quanto riguarda il lato comico. In sostanza Pondi ha costruito e regalato ad Enrico Brignano uno dei ruoli cinematografici più riusciti del suo percorso artistico. Rispetto alle esperienze passate, infatti, all’attore è stato chiesto di giocare sul ritmo, la caratterizzazione e gli ammiccamenti. Tutti elementi che hanno riportato Brignano alle origini, nello specifico all’indimenticabile stile recitativo di Gigi Proietti.
A lui, poi, regista e sceneggiatore, hanno affiancato una serie di personaggi il cui compito è quello di andare definire l’atmosfera generale, oltre che dipanare la matassa degli eventi concatenanti. Questo vuol dire, dunque, che ci si trova di fronte a delle interpretazioni essenziali e sempre ben definite. L’attenzione della regia, infatti, riesce a gestire questa coralità non lasciando nessuno sullo sfondo ma facendo guadagnare la ribalta ad ognuno di loro in modo funzionale. In particolare meritano un’attenzione speciale le interpretazioni di Fortunato Cerlino, nel ruolo del commissario Laneve e di Gabriella Pession, che veste alla perfezione l’ingenuità di una Marylin Monroe e l’algida femminilità tanto amata da Hitchcock. A loro si aggiunge anche Paola Minaccioni in versione femme fatele che ci ricorda come il sex appeal possa avere anche una vena comica.
La recensione in breve
Alessandro Pondi gioca con successo con gli archetipi del genere giallo venandolo dell'ironia tagliante tipica della commedia all'italiana. Un'impresa che riesce soprattutto grazie ad una sceneggiatura dalla struttura solida e ad una scrittura brillante che riesce a trarre ispirazione dai grandi modelli senza cadere nella tentazione del semplice citazionismo. Se a queso, poi, si aggiungono dei personaggi ben tratteggiati e contestualizzati, si ottiene un divertimento assicurato.
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