Il film: Una mamma contro G.W. Bush (Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush), 2022. Regia: Andreas Dresen. Cast: Meltem Kaptan, Alexander Scheer, Cornell Adams, Henry Appiah, Devrim Deniz Aslan, Charly Hübner.
Genere: commedia. Durata: 119 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: La vera storia di Rabiye Kurnaz, donna turca residente in Germania che fece causa al governo americano per l’arresto e la detenzione illegale di suo figlio a Guantanamo Bay nell’autunno del 2001.
Si può ridere di certi argomenti? È una domanda che rifà periodicamente capolino, soprattutto quando chi vuole semplicemente offendere a tutti i costi scopre che le sue battute non sono di gradimento universale. Ed è un quesito che stava sulla bocca di tutti dopo la prima proiezione del nuovo film del regista tedesco Andreas Dresen, di cui parliamo nella nostra recensione di Una mamma contro G.W. Bush.
La trama: la mamma è sempre la mamma
Siamo nel 2001, poco dopo la tragedia dell’11 settembre, quando la paranoia contro i musulmani da parte del governo americano è ai massimi livelli. Rabiye Kurnaz, turca residente in Germania, si dispera quando il figlio, Murat, non rientra da un viaggio in Pakistan. Scopre così che è stato arrestato e mandato a Guantanamo, dove può essere detenuto a tempo indeterminato senza alcun processo. Convinta dell’innocenza di Murat, che non ha mai avuto legami con fazioni estremiste dell’Islam, Rabiye si rivolge a un avvocato, Bernhard Docke, e con lui dà il via a una causa legale molto particolare: ad essere querelato è l’intero governo americano, reo di aver violato i diritti civili e umani di un giovane innocente.
Il cast: una strepitosa scoperta
Tra i meriti principali del film c’è quello di aver rivelato al grande pubblico il talento di Meltem Kaptan, apprezzata comica di origine turca che in Germania è nota soprattutto in ambito televisivo e cabarettistico, e qui sfoga il suo lato istrionico condito con abbondanti dosi di umanità, che le è valso il premio come migliore protagonista all’edizione 2022 della Berlinale (dove il film ha anche vinto il riconoscimento per la sceneggiatura). L’avvocato ha invece le fattezze di Alexander Scheer, attore teutonico che alterna da anni palcoscenico, cinema e piccolo schermo, e a livello internazionale ha partecipato a progetti come Blood Red Sky, disponibile su Netflix.
Amore materno da ridere
Appena finita la proiezione stampa a Berlino, ci si chiedeva se l’approccio apertamente umoristico di Andreas Dresen fosse quello giusto o appropriato per affrontare un argomento delicato come la detenzione illegale dei prigionieri di Guantanamo (già esplorato con toni più seri in altri lungometraggi di finzione e documentari). In realtà, come evidenzia il film stesso, tale era – ed è tuttora – la vera personalità di Rabiye Kurnaz, e la scelta di concentrarsi su di lei, anziché solo sull’avvocato come ci si potrebbe aspettare in un racconto processuale di questo tipo, conferisce alla storia quel pizzico di umanità in più, nonché un punto di vista più originale per portare sullo schermo un episodio come tanti altri, la cui marcia in più era legata proprio alle persone coinvolte e al magnifico contrasto fra l’atteggiamento larger than life della madre addolorata e quello più stoico e misurato del giurista. Un duo strepitoso, da apprezzare, se possibile, in versione originale.
La recensione in breve
Andreas Dresen con il suo Una mamma contro G. W. Bush punta, a sorpresa ma con successo, sulla commedia per raccontare la storia vera di Rabiye Kurnaz, la donna che sfidò il governo statunitense in tribunale.
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Voto CinemaSerieTV