Genere: commedia. Durata: 96 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix (screener), in lingua originale.
Trama: La storia dell’invenzione dei Pop Tart, popolare snack statunitense targato Kellogg’s.
A chi è consigliato? Ai fan della comicità di Jerry Seinfeld e di cast corali come quello che lui ha reclutato per questo progetto.
Sono passati 35 anni da quando Jerry Seinfeld è arrivato in televisione con la sitcom che porta il suo cognome, un fenomeno che è durato nove stagioni e lo ha reso uno dei grandi nomi della comicità americana. Inevitabilmente il suo successo ha attirato l’attenzione di Netflix, per cui ha firmato un paio di speciali di stand-up e con cui ha accettato di realizzare il suo debutto alla regia, un lungometraggio liberamente basato su una delle sue celeberrime battute osservazionali. Un progetto che per certi versi sorprende (per sua stessa ammissione, Seinfeld non ha mai particolarmente amato recitare tranne quando interpreta il proprio alter ego catodico, e qui è protagonista con un ruolo che non rientra in quella categoria), ma a suo modo è anche la prosecuzione, nel bene e nel male, di ciò che ha sempre funzionato per quanto riguarda il marchio del noto comico. Marchio che andiamo in parte ad analizzare nella recensione di Unfrosted: Storia di uno snack americano.
Fino all’ultima merenda
![Una scena di Unfrosted (fonte: Netflix)](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/05/73540886007-unfrosted.jpg.webp)
Michigan, 1963. I due colossi della prima colazione, Kellogg’s e Post, sono in competizione per trovare un nuovo prodotto capace di conquistare i consumatori. Bob Cabana, che lavora per Kellogg’s, viene a sapere che i rivali hanno messo le mani sul loro materiale segreto in merito, e il conflitto si fa più acceso. Con l’aiuto di vari collaboratori di prestigio, Cabana arriva finalmente alla soluzione: uno snack chiamato Pop Tart, destinato a diventare uno dei grandi fenomeni di massa sul territorio nordamericano. Ma non è tutto rose e fiori, perché oltre alla concorrenza agguerrita c’è un grosso problema interno: le mascotte del gruppo, capeggiate da Thurl Ravenscroft che interpreta Tony la Tigre, intendono scioperare per migliorare le loro condizioni di lavoro, con la possibilità di generare autentico caos nell’edificio…
Lavoro di gruppo
![Una scena di Unfrosted](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/05/jerry-seinfeld-hugh-grant-unfrosted-031324-1-229b30d9271a466e836782a95903b00b.jpg)
Jerry Seinfeld, che firma la regia e la sceneggiatura, è anche l’interprete principale ma, come nella sua sitcom, ha fatto in modo di essere circondato da comprimari ancora più talentuosi, capaci di compensare una certa rigidità interpretativa che lo ha sempre caratterizzato. E qui ha messo su un team davvero imponente, al punto da dedicare spazio anche ai camei nel numero musicale che, nei titoli di coda, mette in evidenza i volti principali del cast. Un miscuglio eclettico di talenti, molti dei quali già noti al pubblico di Netflix, tra cui Amy Schumer, Jim Gaffigan e Bill Burr che ruba la scena a tutti nei panni di John F. Kennedy. Principale presenza non americana è Hugh Grant, spassoso nei panni di Thurl Ravenscroft pur avendo poco in comune con lui (il vero Ravenscroft era americano e aveva una voce piuttosto profonda), mentre Bobby Moynihan recita in un italiano talmente improbabile che sono necessari i sottotitoli per capire quello che dice.
Molto rumore per… pochino
![Una scena di Unfrosted (fonte: Netflix)](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/05/Unfrosted_00_58_20_07_R1.png.webp)
Da diverso tempo si tende a far notare come fosse Larry David (lo showrunner delle prime sette stagioni) il vero genio creativo dietro Seinfeld, che negli anni ha portato avanti quella poetica pessimista e caotica con la sua creazione successiva Curb Your Enthusiasm, laddove Jerry Seinfeld, salvo sporadiche ospitate TV nei panni di “sé stesso” e la voce del protagonista in Bee Movie, ha sempre preferito starsene nel suo angolino a fare comicità che, per sua esplicita dichiarazione, è costruita per non offendere (il che rende abbastanza paradossale che proprio lui si sia recentemente lamentato della presunta dittatura del politicamente corretto). E il divario tra i due amici è evidente in questo film, dove Seinfeld cerca di applicare il filtro surreale di David alla storia vera dello snack, ma non riesce a gestire i momenti che vorrebbero essere più cattivi e d’impatto. Funzionano meglio i singoli siparietti tra i vari interpreti secondari, le cui energie comiche riescono a elevare anche i momenti più deboli, ma è un meccanismo che spesso procede per inerzia, guidato più dalla simpatia delle persone coinvolte che da una vera visione cinematografica. L’istinto è quello giusto, ma sarebbe d’uopo che a coordinarlo fosse qualcun altro, soprattutto nel contesto del formato più lungo.
La recensione in breve
C'è molta ambizione nel primo lungometraggio da regista di Jerry Seinfeld, che però non riesce a gestire al meglio il potenziale più irriverente e cattivo della premessa, limitandosi a sottolineare il carisma comico del suo cast.
Pro
- Alcuni siparietti sono molto divertenti
- La ricostruzione storica in ottica satirica è fatta bene
- Il cast corale è generalmente spassoso
Contro
- La regia di Jerry Seinfeld non ha il coraggio di spingersi oltre nei momenti più teoricamente forti
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Voto CinemaSerieTV