Il film: Women Talking, 2022. Regia: Sarah Polley. Cast: Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Ben Whishaw, Judith Ivey, Frances McDormand. Genere: drammatico. Durata: 104 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Telluride Film Festival in lingua originale.
Trama: Un gruppo di donne che appartiene a una comunità religiosa isolata e rigida, subisce ogni tipo di sopruso, maltrattamento e violenza sessuale da parte dei loro uomini. Queste donne si troveranno un giorno a dover fare una scelta decisiva: non fare niente, restare e combattere o andare via. La scelta più importante della loro vita. Dovranno però confrontarsi con l’ostacolo più grande, la loro profonda Fede. Ma il bisogno di giustizia e di non subire e non far subire alle proprie figlie tutta quella violenza, le aiuteranno a reagire e affrontare la lotta.
Nella Giornata Internazionale delle donne, una giornata che parla di lotta per la parità di diritti e per il riconoscimento delle battaglie contro il sistema patriarcale, Eagle decide giustamente di distribuire un film femminista, diretto da una donna, che parla di un diritto inviolabile e che in più di una nazione è violato: quello a parlare ed essere ascoltate.
Unico film diretto da una donna a essere candidato come miglior film ai prossimi Oscar, Women Talking è il ritorno alla regia di Sarah Polley dieci anni dopo il bellissimo Stories We Tell, ma in questa recensione di Women Talking vi spiegheremo perché secondo noi è in parte una delusione.
La trama: la comunità degli orrori
Il film è tratto dal romanzo Donne che parlano, scritto nel 2018 da Miriam Toews, e racconta la vera storia (accaduta in Bolivia e qui trasportata al Nord America) di una comunità religiosa che vive isolata come fossimo agli inizi del secolo scorso le cui donne vengono regolarmente sedate nel sonno e violentate dai maschi della comunità, i quali fanno poi credere loro che si tratta del diavolo o di follia. Un giorno si riuniscono in un fienile per raccontarsi le loro vicende e soprattutto elaborare la possibilità di cambiare la loro vita per sempre. Scritto dalla stessa Polley (sceneggiatura candidata all’Oscar), Women Talking è un dramma femminista di approccio quasi teatrale, con un gruppo di attrici brave o bravissime a parlare, raccontare, mostrare il proprio dolore e quello di una collettività, in cui il contraltare è l’unico maschio del “branco” consapevole di ciò che accade attorno a lui, August, interpretato da Ben Whishaw, non a caso, l’unico istruito del gruppo.
Sapere è potere
In questo senso, il ruolo dell’educazione e dell’istruzione è decisivo per la formazione di una coscienza comunitaria e la costruzione di una possibilità di vita migliore: le donne, tranne rarissimi casi – per esempio, quello di Ona (Rooney Mara) – non sono istruite, è stata loro negata la possibilità di studiare, relegandole al semi-analfabetismo e il percorso che August fa con sé stesso aiutando le donne a emanciparsi dalla loro condizione è una sfumatura interessante in un racconto monotono, che nel calibrare tutte le possibili reazioni dei personaggi, tutte le sfumature dell’odio o della remissività, sembra dover mettere in fila le sue figure, più che sviscerarle.
La regia e il cast
Polley sembra fare fatica a smuovere l’anima profonda del racconto, a dare corpo e tensione al dramma e non l’aiutano una messinscena piuttosto leziosa e l’opprimente Voice over; ovviamente, il cast fa da solo il lavoro che manca al resto del film e se amate i film d’attrici e interpretazioni, Women Talking è il film per voi. L’affiatamento e la tensione che scorrono tra Mara, Claire Foy, Jessie Buckley (sempre più brava, film dopo film), Judith Ivey e Frances McDormand dà al film le scosse giuste. E anche se nessuna di loro è stata candidata all’Oscar, probabilmente è da loro che deriva la candidature come miglior film, dall’unione che fa la forza e supera i limiti.
La recensione in breve
Costruito su lunghi dialoghi e atmosfere teatrali, Women Talking fatica a entrare dentro i personaggi e il cuore del dramma, ma il suo gruppo di attrici (e un attore) provvede a dare allo spettatore la forza di cui il film necessita.
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Voto CinemaSerieTV