Tra i film più sottovalutati di Wes Craven c’è Red Eye, un thriller ad alta quota con una coppia di protagonisti in stato di grazia: Rachel McAdams e un terrificante, ma incredibilmente seducente Cillian Murphy, guidano questo gioiellino del 2005, arrivato nel catalogo Netflix. Se vi siete approcciati a questa visione, vi sarete accorti che il crescendo tensivo del film conduce a un finale che sovverte le aspettative e inverte le dinamiche di potere tra l’assassino e la vittima. La recitazione sottile tiene il pubblico sul filo del rasoio fino alla risoluzione finale, di cui vogliamo proporvi un’analisi in questo articolo. La prontezza di riflessi di Lisa e la sua determinazione nel salvare il padre aggiungono tensione e suspense alla storia e Rachel McAdams dà vita a una variazione del tropo della final girl particolarmente intrigante, a metà fra eroina e villain, come analizziamo nella nostra spiegazione del finale di Red Eye.
Cosa succede nel finale di Red Eye
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Red Eye, nel film la direttrice d’albergo Lisa Reisert (Rachel McAdams), durante un volo per Miami, incontra l’affascinante Jackson Rippner (Cillian Murphy), che le rivela di essere un terrorista e minaccia di uccidere il padre di Lisa se non farà quello che lui le dice, ovvero mettere il vice-segretario della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in una stanza d’albergo dove la cellula terroristica di Jackson possa assassinarlo. Inizialmente, sembra non esserci via d’uscita per Lisa, fino a quando, uscendo dall’aereo, riesce a prendere in mano la situazione e conficcare una biro nella gola di Jackson, per poi correre fuori dall’aeroporto sperando di essere in tempo per salvare suo padre e i Keefe.
Dopo che il piano terroristico fallisce, il sicario assoldato da Jackson ha via libera per uccidere Joe Reisert, il padre di Lisa, ma la nostra protagonista riesce a intervenire appena in tempo per investire il sicario con l’auto e chiamare la polizia insieme al padre. Mentre Lisa è al telefono, Jackson fa ritorno e neutralizza silenziosamente Joe prima di volgere la sua attenzione verso di lei. In una lotta frenetica, Lisa riesce a ferire Jackson con la pistola del sicario e Joe lo uccide con la stessa arma. Successivamente, Lisa ritorna all’hotel dove scopre che i Keefe sono sopravvissuti e che è riuscita a salvare tutte le persone coinvolte.
Una volta a terra, tutto cambia…
Il motivo di tensione principale nella narrazione di Red Eye deriva dal fatto che Jackson sa già tutto della vita di Lisa, o almeno, le cose più importanti: sa dove vive suo padre e che Lisa farebbe di tutto per salvarlo. Così, quando Jackson le dice che chiamerà un sicario per uccidere Joe se non sposterà i Keefes in una stanza specifica, la posta in gioco non solo è alta, ma è anche assolutamente credibile. Il montaggio gioca su questa tensione, mostrandoci spesso un sicario in attesa nella sua auto davanti alla casa di Joe, per far intendere al pubblico che Jackson non sta bluffando. È solo la prontezza di riflessi di Lisa che la porta a casa del padre appena in tempo: il sicario è infatti sulla porta quando Lisa arriva e, prima che possa sparare più di una manciata di colpi, Lisa sfonda la porta con l’auto e lo uccide.
Dopo che Lisa ha salvato Joe dal sicario, la loro sicurezza è stata compromessa poiché Jackson, determinato a vendicarsi, li ha seguiti. Nonostante il suo piano sia stato sventato, Jackson non ha più un motivo valido per uccidere Joe e Lisa, il che è sorprendente considerando la sua solita fredda logica. Tuttavia, la frustrazione causata dall’incapacità di fermare Lisa e dalla ferita che gli ha inflitto alla mano fa sì che Jackson rinunci alla sua astuzia abituale.
Con gli occhi iniettati di sangue, una sciarpa stretta intorno al collo sanguinante e un respiro rauco che gli esce dalla gola, Jackson non è più un terrorista che uccide per denaro, ma un vero mostro da film horror guidato dall’odio e dalla rabbia. È necessario che Lisa pugnali Jackson alla gola per rivelare il vero mostro che si cela sotto la sua apparenza logica, dura e persino affascinante: prima che Jackson possa sferrare il colpo di grazia, Joe, che non è ancora del tutto fuori dalla lotta, riesce a sparare il proiettile che lo uccide, salvando la vita di sua figlia proprio come lei ha salvato la sua.
Jackson e la minaccia dell’11 settembre
Il finale di Red Eye gioca con le aspettative di un thriller psicologico. Per tutto il film, Lisa è in balia di Jackson, che la tiene con le spalle al muro sia psicologicamente, minacciando il padre, sia fisicamente, spingendola letteralmente contro il finestrino dell’aereo. Tuttavia, non appena l’aereo atterra, la situazione si ribalta. Lisa ammette la verità sulla cicatrice che ha sul petto: è la dolorosa cicatrice di una violenza sessuale e ha promesso a se stessa che non avrebbe mai più permesso che accadesse una cosa del genere. Da quel momento in Red Eye, è chiaro che Jackson ha gravemente sottovalutato il suo obiettivo. La volontà di Lisa di accoltellare Jackson, uccidere il sicario e poi combattere di nuovo contro Jackson fa quasi sembrare che sia lei la più pericolosa, mentre Jackson sopravvive a stento.
Considerando che solo quattro anni prima dell’uscita di Red Eye si è verificato l’attentato terroristico alle torri gemelle di New York, l’11 settembre, l’idea di cittadini apparentemente comuni pronti a compiere attacchi terroristici era sicuramente un concetto che preoccupava molti spettatori. Inoltre, la scelta di Craven di ambientare il suo film principalmente su un aereo non è casuale. Un buon film horror tende ad esplorare le paure predominanti del momento e come queste paure cambiano nel tempo; nel 2005, il terrorismo e il pericolo sui voli aerei erano tra le preoccupazioni più diffuse del pubblico. Pur non essendo un tema centrale di Red Eye, Craven riesce comunque a creare un’atmosfera inquietante sin dalle prime scene, toccando questi nervi scoperti della società contemporanea.