Il film: Security, 2021. Regia: Peter Chelsom. Cast: Marco D’Amore, Maya Sansa, Ludovica Martino, Valeria Biello, Fabrizio Bentivoglio, Tommaso Ragno, Silvio Muccino.
Genere: Thriller, drammatico. Durata: 112 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.
Trama: Una ragazza è vittima di violenza nella tranquilla Forte dei Marmi, scoprire chi sia stato a farle del male ricadrà sulle spalle di Roberto Santini, un agente di sicurezza privata.
Ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon, il film Sky Original con protagonista Marco d’Amore fallisce in quello che per un thriller dovrebbe essere l’obbiettivo principale: coinvolgere lo spettatore e trascinarlo in una storia ricca di emozioni e sorprese. La premessa è interessante: che cosa accadrebbe se una ragazza fosse vittima di violenza in una cittadina piccola e particolarmente sicura? Come verrebbe gestita la situazione se la maggior parte delle case è tappezzata (sia all’interno che all’esterno) da telecamere? In un contesto di questo tipo il protagonista ideale diviene il responsabile della sicurezza locale, colui che ha accesso a tutte le telecamere ed è un tramite fondamentale con la polizia.
Un’idea che potrebbe portare a diversi spunti intriganti, in particolare se si sceglie di approfondire il discorso dell’iperconnessione nella società moderna, in cui si arriva a rinunciare volontariamente alla propria privacy. Sono spunti, questi, che purtroppo rimangono tali, e a cui non viene dato il giusto approfondimento. Come vedremo in questa recensione di Security, se uniamo una certa piattezza di temi alla mancanza di coinvolgimento e tensione – che come dicevamo dovrebbero essere gli ingredienti principali di questo genere di film – quello che resta è un prodotto deludente e di poco impatto.
La trama: la paura arriva a Forte dei Marmi
Ci troviamo in una Forte dei Marmi invernale, in cui la mancanza dei vacanzieri stagionali lascia una comunità estremamente benestante ma insicura, arroccata in ville piene di telecamere per difendersi dagli “indesiderabili” della società (immigrati? delinquenti? drogati? Il film allude ma non specifica mai). Di notte, tra le strada deserte della cittadina si aggira l’insonne Roberto Santini (Marco D’Amore), il direttore di un’agenzia di security che ha installato telecamere in molte delle abitazioni più lussuose della città. L’uomo ha alle spalle una situazione familiare difficile: una moglie, Claudia Raffaelli (Maya Sansa) completamente assorbita dalla carriera politica, la donna è infatti in piena campagna elettorale per essere eletta sindaco, ed una figlia, Angela (Ludovica Martino) che più cresce più si allontana dai suoi genitori (e che a loro insaputa, ha addirittura iniziato una relazione sessuale con un suo professore).
In una delle sue notti senza sonno Roberto viene chiamato da uno dei suoi clienti in vacanza alle Barbados, preoccupato per aver visto dalle telecamere una ragazza dal volto tumefatto, palesemente sconvolta, aggirarsi davanti a casa sua. L’uomo non riesce a trovarla, ma poco più avanti incontra un ragazzo ubriaco, Dario (Giulio Pranno), figlio di una sua vecchia amante, Elena (Valeria Biello), di cui lui è ancora profondamente innamorato. Le cose sembrano farsi più chiare la mattina successiva, dall’analisi delle riprese nella zona Roberto e la sua collega scoprono che la ragazza è Maria Spezi (Beatrice Grannò), una compagna di scuola di Angela che pare sia stata violentemente picchiata dal padre alcolista (Tommaso Ragno). Una soluzione che però non convince il protagonista, che conosce quell’uomo da molto tempo, in passato infatti era un suo dipendente. Ma che cosa è successo a Maria? Chi l’ha ridotta in quel modo? Gli indizi sembrano portare ad una delle magioni più ricche e grandi della città, quella di Curzio Pilati (Fabrizio Bentivoglio), un magnate con la fobia dei germi e del contatto fisico che, oltre ad essere un pilastro della comunità di Forte dei Marmi, è anche un grande amico e sostenitore di Claudia.
Una sceneggiatura che non convince
Il passaggio dalla carta stampata allo schermo non sempre avviene senza intoppi e, nel caso di Security, si nota una certa difficoltà da parte della sceneggiatura di rendere credibili situazioni e momenti che probabilmente nel romanzo originale erano più convincenti. A far storcere maggiormente il naso, però, gran parte dei dialoghi, che risultano estremamente innaturali, costruiti, a tratti eccessivamente sopra le righe, come se non si fosse fatto il necessario lavoro di adattamento dall’opera di partenza.
Di conseguenza, le azioni dei personaggi hanno un che di posticcio, artificioso, al punto da provocare un totale distaccamento dello spettatore dalla vicenda narrata, che si snoda tra momenti quasi bizzarri (la conversazione con la nuova arrivata americana sull’insonnia di Roberto, che poi la offende senza ragione) e eccessi di urla e di teatralità (come lo scontro tra Angela e il suo professore, interpretato sa Silvio Muccino, romanziere fallito che ora si trova a fare il ghostwriter).
Una cast di talento ma…
Il cast, per quanto di talento, può fare poco quando la sceneggiatura con cui deve lavorare è così lacunosa: colpiscono però le interpretazioni di Fabrizio Bentivoglio e di Tommaso Ragno, in due ruoli opposti: il ricco magnate tutto fobie e segreti e l’emarginato sociale che ha perso valore e credibilità agli occhi della società “che conta”, ma che è un uomo essenzialmente buono ed innocente. D’amore non si distacca molto dalle interpretazioni che lo hanno reso famoso al grande pubblico, portando un po’ di Ciro Di Marzio anche in un personaggio che con il protagonista di Gomorra ha poco a che vedere. Muccino, infine, non riesce a convincere in un ruolo fin troppo abbozzato e trascurato, che sarebbe stato interessante sviluppare di più.
Security è un thriller che spreca premesse e spunti interessanti, incapace di costruire la giusta tensione e di coinvolgere lo spettatore nella vicenda narrata a causa di una sceneggiatura che non valorizza né il mistero al centro della trama né i suoi personaggi. Peccato, perché il romanzo originale sembrava “sulla carta” perfetto per portare sullo schermo una storia accattivante, ricca di tensione, e promettente nell’articolare una critica sociale importante.
La recensione in breve
Security è un adattamento che parte da delle buone premesse ma non riesce a coinvolgere lo spettatore, questo a causa di una sceneggiatura che non valorizza né il mistero al centro della vicenda narrata né i suoi personaggi.
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Voto CinemaSerieTV