Il film Titanic di James Cameron è una delle pellicole più premiate e conosciute soprattutto dal pubblico. Ma sapevate che esiste la Sindrome del Titanic, che porta il nome della celebre nave ora in fondo agli abissi? Nella psicologia cosiddetta divulgativa, questa condizione è un procedere nella propria vita ignorando, difficoltà, complessi, vissuti ed esperienze negative e facendo finta che stia andando tutto bene. Proprio come fece il capitano Edward John Smith.
Ma questa definizione appare, a parere di chi scrive, parziale. Il sociologo Zygmunt Bauman, arricchisce la definizione spingendosi più nel profondo, e definendola come “la paura di cadere in un senso profondo di perdita all’improvviso, ossia la paura di vivere nella nostra civiltà in maniera disorganizzata e senza regole”.
Entrambe le definizioni calzano a pennello se pensiamo al fatto che ciò che ci coinvolge di più nella storia di quella tragedia è il fatto di immedesimarsi nello stato d’animo dei passeggeri: la sensazione di non sapere più se si vivrà o si morirà e, specialmente, in che modo. Una situazione di questo tipo ci fa pensare, ad esempio al film Antichrist (2009) di Lars Von Trier, dove il lutto per la perdita improvvisa del figlio, getta i genitori n uno stato di isolamento.
Vi verrà da pensare ad uno stato depressivo. Ma vi sbagliate: la depressione non consiste in una paura, ma in uno stato di abbraccio della situazione e dello stato d’animo di impotenza legata al futuro (per capirci: la scena di Titanic dei musicisti sul ponte che suonano fino a alla fine e il film Melancholia (2011) di Lars Von Trier. Il regista danese è insuperabile quando si tratta di descrivere l’angoscia).
Ma non bisogna disperare. Come scialuppa per la Prima Classe, vi suggeriamo i film Flight Plan (2005) di Jodie Foster dove la figlia della protagonista, dapprima scompare ma viene ritrovata quando tutto sembra perdutoe il film Nessuno mi può giudicare (2011) di Massimiliano Bruno: la bravissima Paola Cortellesi, perde tutto e deve crearsi una vita, un’identità, un posto nel mondo partendo dal mestiere più antico del mondo. Per chi preferisce le serie tv, invece, un possibile “salvagente” è Maid (2021) di Molly Smith Metzler.
(Francesco Marzano è psicologo, psicoterapeuta e psicodrammatista, si occupa di rapporti tra psicologia e cinema e dell’impatto sugli spettatori.)