Su Netflix è arrivato The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, film tratto dal romanzo di Louis Bayard, diretto da Scott Cooper e con un cast d’eccezione composto da Christian Bale, Harry Melling (nel ruolo di un inedito Edgar Allan Poe) e – tra gli altri – Gillian Anderson, Charlotte Gainsbourg, Toby Jones e Robert Duvall. Al centro di questa storia, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di The Pale Blue Eye, un ex detective newyorchese (interpretato da Bale) che si trova a risolvere un caso misterioso e inquietante avvenuto nell’Accademia Militare di West Point. Prima di concentrarci sulla spiegazione del finale del film ripercorriamo il dipanarsi dell’intreccio, in cui il detective e un giovane Edgar Allan Poe si trovano a investigare insieme, scoprendo un mistero fatto di violenza, sette sataniche e atti disperati per salvare (o vendicare) qualcuno.
Che cosa succede in The Pale Blue Eye?
Al centro di questa storia, come vi abbiamo appena anticipato, troviamo l’ex detective newyorchese Augustus Landor (Christian Bale), un uomo che ha perso i contatti con la sua adorata figlia – che è scappata di casa – che non riesce a darsi pace. Landor è particolarmente abile nel risolvere crimini e per questo, una mattina, viene chiamato dagli ufficiali di West Point per risolvere un caso che ha sconvolto la famosa accademia militare. La vittima è un ragazzo, il cadetto Fry (Matt Heim), che è stato trovato morto, impiccato. Ma non è l’apparente suicidio della recluta a lasciare tutti preoccupati e basiti: al ragazzo, dopo il ritrovamento, è stato asportato il cuore con grande precisione.
Landor decide di farsi aiutare nelle indagini dal giovane Edgar Allan Poe, recluta con aspirazioni da poeta particolarmente intuitiva e capace. Tra i due si instaura con il tempo una forte amicizia e insieme arriveranno sempre più vicini alla soluzione del caso: Poe si avvicina ad altri cadetti dell’accademia – in particolare Artemus (Harry Lawtey), figlio del medico Daniel Marquis (Toby Jones) e Bollinger (Fred Hechinger) – che potrebbero aver avuto a che fare con l’omicidio (nel frattempo si innamora anche della sorella di Artemus, la bellissima Lea, malata di un morbo incurabile); mentre Landor, dopo essersi impossessato del diario personale di Fry, inizia a credere che dietro l’asportazione del cuore del cadetto ci potrebbero essere degli antichi rituali satanici e un libro – il Discours du Diable – scritto da un misterioso cacciatore di streghe, Henry Le Clerc.
Un altro terribile delitto sconvolge poi l’Accademia, anche il cadetto Bollinger – che si era scontrato con Poe per l’amore di Lea – viene trovato morto, impiccato e senza più i genitali.
La prima soluzione al mistero
Per la spiegazione del finale di The Pale Blue Eye dobbiamo partire dalla prima interpretazione al mistero: sul finale Lea (Lucy Boynton), suo fratello Artemus e sua madre Julia (Gillian Anderson) rapiscono Edgar Allan Poe per effettuare un terribile e mortale rituale su di lui. La famiglia del dottore Marquis è infatti imparentata con Le Clerc e ha ereditato una copia del famigerato Discours du Diable. Ci viene svelato che Lea ha una connessione psichica con Le Clerc e comunica con il suo spirito, che le ha spiegato come guarire dalla malattia che l’affligge: la soluzione è compiere un rituale con il cuore di un suicida e sacrificare un altra vittima (Poe). Fortunatamente Landor arriva in tempo per salvare l’amico e, in un incendio scatenatosi nel capanno in cui si stava svolgendo il rituale, Lea e Artemus perdono la vita, lasciando la madre disperata e sconvolta.
A questo punto la soluzione dei vari delitti sembra chiara: i figli e la moglie del dottore sono i responsabili, guidati dalla necessità di curare Lea dalla sua terribile malattia. Il dottore, che si dimette dall’incarico, sapeva che cosa stavano facendo, anche se pensava che non avessero ucciso nessuno.
Chi è il vero colpevole?
Come scopriamo in uno sconvolgente colpo di scena finale, questa informazione è assolutamente vera: Lea e Artemus non avevano ucciso nessuno, avevano infatti trovato Fry già morto, e avevano approfittato della situazione per asportargli il cuore (che gli serviva per il rituale). Ma chi è il vero colpevole? A smascherarlo è il giovane Poe, che mettendo insieme una serie di indizi punta il dito proprio contro Landor. Come veniamo a sapere la figlia dell’uomo non è scappata di casa, ma è morta suicida tempo prima. La giovane si era recata a un ballo organizzato a West Point, al ritorno però era stata raggiunta da un gruppo di cadetti (Fry, Bollinger e Stoddard), che l’avevano brutalmente violentata. Devastata per il dolore e la vergogna la giovane si è tolta la vita.
Il padre, che l’amava profondamente, decide quindi di fare di tutto per vendicarla: grazie a un medaglione che la ragazza aveva strappato a uno dei suoi assalitore scopre l’identità di uno di loro, il cadetto Fry appunto. Per questo lo attira fuori dall’Accademia e lo uccide, inscenandone il suicidio. Quando un’altra recluta si avvicina attirata dai rumori l’uomo è costretto a lasciare il corpo, a cui, poi, Lea e Artemus asporteranno il cuore.
Landor non si sarebbe mai aspettato di essere chiamato a risolvere il mistero dell’apparente suicidio di Fry, ma quando scopre che gli è stato asportato il cuore da qualcuno si trova con l’alibi perfetto per il delitto che lui stesso ha compiuto e con un nuovo “colpevole” a cui attribuire la colpa. Entrato in possesso del diario di Fry scopre anche chi erano i complici nell’aggressione si sua figlia, e uccide lui stesso Bollinger, a cui toglie il cuore per far ricadere la responsabilità allo stesso assassino di Fry. La morte di Lea e Artemus nell’incendio è infine la copertura perfetta, non ci sono più testimoni che possono portare i sospetti su di lui (la madre, Julia, non era presente quando i due asportavano il cuore a Fry). L’unico tra gli assalitori di sua figlia a sfuggirgli è Stoddard, che abbandona l’Accademia nel terrore di essere il prossimo a morire (avendo visto i suoi “compagni” essere uccisi aveva capito che la sua vita era in pericolo).
Poe scopre tutto questo ma, una volta comprese le motivazioni che avevano spinto Landor ad agire in quel modo per trovare la sua vendetta, decide di non denunciarlo. In fin dei conti l’uomo ha già sofferto abbastanza.