In un altro universo potremmo aver visto una versione molto diversa di The Prestige: prima che il progetto finisse in mano a Christopher Nolan, infatti, l’autore del romanzo originale, Christopher Priest, aveva seriamente considerato Sam Mendes, all’epoca acclamato e in odore di Oscar per American Beauty. Venuto a sapere della cosa, Nolan trovò il modo di contattare Priest e fargli recapitare una copia in VHS della sua opera prima Following, spiegando che con un budget hollywoodiano avrebbe potuto fare molto di più. Detto, fatto: la storia della rivalità fra due maghi finì in mano a Nolan, che ci mise molto del suo, pur rispettando a grandi linee lo spirito del libro. Alcune modifiche furono sostanziali e per certi versi necessarie, come proveremo a chiarire in questa nostra spiegazione del finale di The Prestige. Ovviamente questo articolo contiene spoiler.
L’ultimo incantesimo
Come finisce The Prestige nella visione di Christopher Nolan (e del fratello Jonathan, co-sceneggiatore del film)? Con una duplice rivelazione. La prima: nel tentativo di battere il rivale Alfred Borden, il mago Robert Angier è riuscito a farsi costruire un macchinario in apparenza capace di teletrasportarlo, ma che in realtà lo duplica, con uno dei due destinato ad affogare ogni sera al termine dello spettacolo, ed è con questo inganno che Angier ha incastrato Borden, impiccato per il presunto omicidio dell’ex-amico.
La seconda: anche Borden è tornato dalla tomba, perché in realtà lui aveva un gemello con cui divideva la sua esistenza, alternando quotidianamente le due personalità del mago Borden e del suo assistente Fallon, opportunamente camuffato e di poche parole. Al fine di creare lo spettacolo perfetto, Angier è diventato inumano, destinato a morire tra le fiamme con tutti i suoi sosia defunti, mentre Borden, il più talentuoso dei due a livello di illusionismo, alla fine vince perché si serviva della soluzione più ovvia e semplice, preservando la propria integrità per l’intera durata del perverso gioco di vendetta consumatosi nei teatri londinesi.
Colpo di scena anticipato
La rivalità fra i due maghi si consuma interamente all’interno del film, chiudendosi con la libertà di Borden e la morte di Angier, la cui ossessione lo porta alla tomba. Così non è nel romanzo, che si apre e chiude nel presente (1995, anno di pubblicazione del libro), con la disputa che si è estesa ai discendenti dei due protagonisti, con i diari di Borden e Angier a fornire le spiegazioni che la nuova generazione cerca riguardo alcuni strani fenomeni.
E se il film si fa apertamente fantascientifico, la fonte cartacea si spinge oltre entrando in territorio horror, dato che il macchinario di Tesla usato da Angier funziona in modo diverso: il teletrasporto fa sì che l’essenza dell’utente si trasferisca nel nuovo corpo, lasciandosi dietro un guscio vuoto (“il prestigio”, lo chiama cinicamente Angier). Una sera, Borden sabota il meccanismo durante lo spettacolo, creando due Angier di cui uno praticamente un fantasma. Quest’ultimo sopravvive in qualche forma fino ai giorni nostri, ed è una presenza spettrale nella sezione conclusiva del libro. Quanto al segreto di Borden, esso non è propriamente tale nel romanzo: l’esistenza dei due gemelli è un dato di fatto quasi dall’inizio, almeno dal punto di vista del lettore, mentre Nolan l’ha resa un colpo di scena.
Questioni di struttura
Laddove Priest ha optato per una formula epistolare, alternando due linee temporali per raccontare un conflitto che trascende la sua epoca originale, Nolan ha preferito concentrarsi sui due rivali originali, limitando l’intreccio alla Londra di fine Ottocento, sfruttando la magia come pretesto per interrogarsi sulla struttura narrativa di un lungometraggio. Anticipando la natura teorica di Inception e Tenet, il racconto del duello intellettuale e fisico tra Borden e Angier prende la natura tripartita dei giochi di prestigio e ne fa una meditazione sui tre atti di una sceneggiatura, con il terzo atto che diventa “il prestigio”, la svolta finale che dà all’incantesimo quell’effetto spettacolare che il pubblico non dimenticherà mai.
Ed è lì che infila il duplice colpo di scena su come funziona il teletrasporto, stravolgendo l’ordine degli eventi letterari per arrivare a una conclusione che è perfettamente in linea con la filosofia dei maghi, espressa all’inizio del film da Cutter: “Voi non volete conoscere il segreto. Volete farvi ingannare.” E così, anche chi potrebbe aver intuito la verità prima di arrivare a quel punto (come da consuetudine con Nolan, ci sono degli indizi poco sottili in merito già all’inizio) esce dall’esperienza con la giusta dose di sbalordimento, mentre il teatro brucia e tramuta in cenere il sotterfugio di Angier. Perché una volta svelato il trucco, non ha più senso replicarlo.