The Strangers, film horror del 2008 è ispirato in parte ad una storia vera, più precisamente ad un episodio capitato al regista Bryan Bertino durante l’infanzia, quando abitava in una casa isolata. Una notte, quando i suoi familiari non c’erano, una persona sconosciuta bussò alla porta. In seguito Bertino e i suoi scoprirono quali erano le reali intenzioni di questa persona. Allo stesso modo Il regista ha spiegato di aver preso spunto da due celebri casi di cronaca: l’omicidio di Sharon Tate e il quadruplo omicidio di Keddie, nel 1981.
Bertino ha ricordato che quando era bambino, una notte, qualcuno bussò alla porta di casa sua: “Vivevo in una casa che dava su una stradina in mezzo al nulla. Una volta, di sera, i nostri genitori erano usciti, e a un certo punto sento bussare alla porta”. In un’intervista pubblicata all’interno del DVD di The Strangers, Bertino svelò anche l’identità dello sconosciuto e la soluzione del mistero assume contorni inquietanti. Continua infatti Bertino: “Va a rispondere la mia sorellina: alla porta c’era una donna… cercava qualcuno che non abitava lì con noi. Più tardi siamo venuti a sapere che questa donna era parte di un gruppo di persone che andava a bussare a tutte le porte della zona; se qualcuno non rispondeva, loro entravano in casa e la svaligiavano“.
In un’intervista del 2008, a ridosso dell’uscita del film, Bertino ha indicato come ulteriore fonte di ispirazione per il film di genere home invasion, la tragica vicenda dell’omicidio di Sharon Tate a opera di Charles Manson e dei suoi seguaci. L’eccidio avvenne all’interno della villa situata al 10050 di Cielo Drive, a Los Angeles, di proprietà del famoso attore e regista Roman Polanski, all’epoca compagno di Tate. La donna, al momento della morte, si trovava al nono mese di gravidanza.
Una terza fonte di ispirazione per gli eventi del film è rintracciabile nel quadruplo omicidio di Keddie, paesino rurale situato nel nord della California. All’interno del complesso abitativo identificato con il numero 28, nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1981 furono ritrovati i corpi orrendamente seviziati e uccisi di tre persone: Glenna “Sue” Sharp, di 36 anni, il figlio John Sharp, di 15, e l’amico di famiglia Dana Wingate. I resti della quarta vittima, Tina Sharp, figlia dodicenne di Sue, saranno rinvenuti solo tre anni più tardi, a circa 200 km dalla scena del crimine originario. Nella casa, residenza degli Sharp, al momento dell’eccidio si trovavano anche Rick e Greg, i due figli più piccoli di Sue, rispettivamente di 10 e 5 anni oltre a Justin, loro amico e figlio di una coppia di vicini, Martin e Marilyn Smartt; i tre bimbi furono ritrovati illesi.
A rinvenire i tre cadaveri era stata Sheila Sharp, la figlia quindicenne di Sue, di ritorno dalla casa dei Seabolt, un’altra coppia di vicini. Sul corpo di Sue, mezzo nudo, erano state inferte numerose ferite da taglio, precisamente al petto e alla gola, con perforazione della laringe; a questo si aggiungeva un trauma da corpo contundente alla tempia, causato dal calcio di un fucile a pallini. John, colpito più volte alla testa, era morto per una ferita da taglio alla gola. Dana, invece, dopo essere stato violentemente percosso, era stato strangolato a morte. Le prime indagini non andarono mai oltre la formulazione di un frettoloso doppio identikit, riferito a due probabili assalitori, composto sulla scorta delle dichiarazioni di Justin che dopo qualche tentennamento, dirà di aver visto, la notte dell’omicidio, introdursi in casa con la forza due uomini, i quali, dopo aver intrapreso un’accesa discussione con Sue, John e Dana, avrebbero preso Tina per poi portarla via.
Nel 2008, Marilyn Smartt dichiarò, durante la realizzazione di un documentario, che a commettere gli omicidi erano stati il marito e l’amico John Boubede. Secondo la signora Smartt, Martin aveva un interesse personale contro John; secondo un articolo del 2016 pubblicato dal quotidiano The Sacramento Bee, poi, Smartt, recatosi in tutta fretta in Nevada poco dopo l’omicidio, una volta lì avrebbe scritto una lettera alla moglie in cui, seppur vagamente, ammetteva le responsabilità per gli omicidi, legando il delitto a una non precisata crisi matrimoniale privata: “Ho pagato il prezzo del tuo amore, e adesso me lo sono comprato con quattro vite umane“. Stando invece alle dichiarazioni di un terapista che ha visitato Smartt in più occasioni, l’uomo avrebbe ammesso di avere ucciso Sue e Tina, ma di non avere avuto nulla a che fare con le aggressioni a John e Dana. Il caso è attualmente ancora irrisolto.