Al 76° Festival di Cannes aveva vinto il prestigioso premio alla sceneggiatura, assegnato alla regista e scrittrice del film Coralie Fargeat; riconoscimento dovuto ad un lungometraggio che, presentato in sordina nelle settimane passate all’interno della Selezione Ufficiale, al festival francese aveva generato tra critica e pubblico un’ondata di entusiasmo ed al contempo di disgusto. Un body horror al femminile scritto e diretto da una donna che, grazie alla sua intelligenza ed efficacia narrativa e visiva, riscrive daccapo le regole del genere cinematografico da qui ai prossimi anni.
Con The Substance, siamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro, un’opera cinematografica multistratificata, capace di soddisfare appieno lo spettatore a seconda del piano di lettura che gli si voglia dare: un horror particolarmente gore e sanguinoso, un omaggio fresco e rispettosissimo al body horror di David Cronenberg, una disamina prorompente ad abbacinante sullo sfruttamento (ed il valore) del corpo femminile all’interno dell’industria dello spettacolo, una riflessione ipnotica sulla (non) accettazione del proprio aspetto fisico e del decadimento dell’età avanzata. Tutti temi e suggestioni che lo straordinario The Substance di Coralie Fargeat affronta con inedita destrezza e coraggio dietro e davanti la macchina da presa.
Di cosa parla The Substance?
Licenziata dalla trasmissione di aerobica che conduceva dopo aver superato i 50 anni, Elisabeth (Demi Moore), un’attrice di Hollywood ormai dimenticata, risponde all’annuncio di un misterioso siero sperimentale di ringiovanimento noto come “la Sostanza”. Una volta inoculatasi la Sostanza, scopre però che questa funziona in maniera diversa da come immaginava quando dal suo corpo nasce per partenogenesi una versione più giovane e bella di sé stessa, chiamata Sue (Margaret Qualley). Le regole della Sostanza sono chiare: le due donne dovranno alternarsi ogni settimana, l’una andando in ibernazione e l’altra libera di girare per il mondo, sostentata fisicamente dalla prima. In cambio, Elisabeth potrà rivivere per interposta persona la propria giovinezza e tutti i suoi benefici, percependo nello stato d’ibernazione tutto quello che Sue percepirà. Inizialmente le cose sembrano funzionare, ma Sue diventa sempre più ribelle e decide di “restare sveglia” oltre il limite stabilito, cominciando a prosciugare la linfa vitale di Elisabeth.
Dopo aver scosso la platea del 76° Festival di Cannes ed essere stato presentato in anteprima italiana alla 19° Festa del Cinema di Roma, The Substance arriva finalmente nelle sale italiane a partire da mercoledì 30 ottobre grazie alla distribuzione di I Wonder Pictures. Un’occasione imperdibile per il pubblico italiano di scoprire quello che a fine 2024 si attesterà come uno dei ricordi cinematografici più indelebili dell’anno che sta per terminare. Un percorso tutto in salita quello del secondo lungometraggio dietro la macchina da presa per la regista e sceneggiatrice francese, che già nel 2017 aveva conquistato il pubblico e la critica di tutto il mondo con Revenge, horror femminista e tutto al femminile che già presagiva ed anticipava alcune delle tematiche e delle ossessioni che la Fargeat ha poi instillato nel suo capolavoro.
Tra cinema e letteratura, il capolavoro è servito
Già la sinossi, conferma quanto Coralie Fargeat sia autrice dietro la macchina da presa capace di plasmare a proprio modo suggestioni ed ispirazioni dal mondo della letteratura e dal cinema di genere che l’ha preceduta. Tra affondi a piene mani dal cinema body horror di David Cronenberg, a chiare allusioni ai capolavori del conturbante di David Lynch quali Strade perdute, Mulholland Drive ed Elephant Man (senza dimenticare riferimenti visivi allo Shining di Stanley Kubrick), il film vincitore della miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes è anche prezioso scrigno di ri-letture della grande letteratura gotica che ha dato forma all’orrore su carta stampata. Perché The Substance non è solamente Il ritratto di Dorian Gray, è anche la fiaba di Biancaneve e al contempo ne è la sua provocatoria negazione, è un’oscura versione di Cenerentola senza principi azzurri ma popolata da maschi predatori e grotteschi, è una fiaba perversa ambientata ad Hollywood dove regna sovrana l’apparenza e l’avvenenza fisica, un reame incantato dove la giovinezza è misura valoriale imprescindibile per la propria sopravvivenza (e carriera professionale).
In questa selva oscura iper-carica di allusioni ed allegorie si muove il personaggio interpretato da Demi Moore. La sua Elisabeth Sparkle è un’ex attrice premio Oscar che, oltrepassati i cinquant’anni, si ritrova prima relegata a condurre un degradante programma televisivo dedicato alla cura del proprio corpo, poi licenziata in tronco perché “troppo vecchia”. Una crisi personale che catapulta Elisabeth nella depressione e nella follia più feroci, tanto che anche ricorrere alla misteriosa “sostanza” che le promette giovinezza (semi)eterna sembra essere la scelta più logica per riappropriarsi del proprio corpo e della propria dignità personale. Un’immaginifica pozione magica capace di trasformare Elisabeth nella bellissima e conturbante Sue.
Chi è la più bella del reame?
Così, in totale negazione e contrarietà alla celeberrima fiaba dei fratelli Grimm, la Strega cattiva si trasforma in una donna bellissima perché minacciata “dalle più belle del reame”. Solamente che, a differenza delle vicissitudini di Biancaneve, la gelosia della protagonista si riverserà su se stessa, su quel “doppio” più giovane ed avvenente di se stessa nato da terrificante partogenesi del proprio corpo odiato e martoriato. In The Substance, la tradizione oscura e gotica delle fiabe dei fratelli Grimm e di Charles Perrault si riduce all’elemento (metaforico, ancor più che concreto e tattile) dello specchio, oggetto tra le sue virtù capace di riflettere aspetto ed anima della persona che gli si pone davanti; come lo specchio bramato dalla perfida strega di Biancaneve che ne presagiva la fine per mano della bellezza interiore, o come il ritratto inquietante del romanzo di Oscar Wilde, che raccoglieva la malvagità e l’oscurità interiore di Dorian Gray a patto di una eterna giovinezza che aveva però il sapore della dannazione.
Il sorprendente film di Coralie Fargeat si muove quindi su più piani di lettura, sia letterari che cinematografici, evitando accuratamente di imitare pedissequamente quel regista o quello scrittore del passato. The Substance è, perdonateci il gioco di parole succoso, in buona sostanza una rilettura inedita e del tutto rinfrescante della storia degli orrori su carta stampata e sul grande schermo fieramente ed orgogliosamente declinata al femminile, sulle donne, dalle donne e per le donne.
Tutta la bellezza del mostruoso femminile
E se non vi bastassero questi suggerimenti, intuzioni e suggestioni dalle quali è stato partorito il film in arrivo nelle nostre sale, The Substance è anche un piccolo capolavoro di recitazione, dove la rediviva Demi Moore accetta il ruolo della vita davanti la macchina da presa e regala allo spettatore una genuina prova interpretativa di spessore ed onestà intellettuale, dalla quale ci attendiamo favorevolmente molte candidature, menzioni e riconoscimenti nei mesi a venire. Ma la riuscita ed il successo del body horror già divenuto cult non sarebbe completa senza l’apporto necessario della splendida (e bravissima) Margaret Qualley nei panni dell’avvenente Sue. Vestendo il ruolo della “versione migliore” di Elisabeth, Qualley mette in scena davanti la macchina da presa una “folie à deux” recitativa essenziale e cristallina, che fa narrativamente il paio con quella di Demi Moore.
Entrambe le attrici danno così vita e (spesso letteralmente) corpo alla densissima sceneggiatura originale curata da Coralie Fargeat, un’autrice d’Oltralpe che con soli due lungometraggi destinati al grande schermo al suo attivo già si è imposta come voce essenziale di un nuovo cinema horror. Un cinema vibrante ed originale, che non disdegna il suo passato, anzi lo celebra misuratamente proponendo al pubblico di spettatori contemporanei una finissima riflessione sui corpi femminili, sul ruolo della donna nello show business attuale, sull’accettazione di sé stessi ed il tempo che passa insorabilmente. Non faticheremmo a credere che presto The Substance diventerà il vostro nuovo horrror preferito.