Federico Moccia ha dichiarato che il personaggio di Step, protagonista di Tre metri sopra il cielo, è ispirato a personaggi esistenti nella vita reale. Una delle principali reference per la scrittura del personaggio di Riccardo Scamarcio è stato Stefano Pecci, come ha rivelato lo stesso autore nel corso di un’intervista.
Tre metri sopra il cielo è stato un grande successo teen del mondo editoriale e cinematografico italiano. Pubblicato nel 1992, il romanzo è stato adattato nel 2004 in un film con Riccardo Scamarcio nei panni di Step, il protagonista. Lo scrittore Federico Moccia ha caratterizzato Step rifacendosi ai ragazzi che ha conosciuto quando frequentava piazza Euclide: “Sono tanti gli Step che ho conosciuto. Stefano Pecci è sicuramente uno dei più famosi” ha dichiarato l’autore romano nel corso di un’intervista con Adnkronos spiegando: “Erano tanti i ragazzi che frequentavano quella piazza e tutti loro mi hanno suggerito delle storie. Poi, aiutato dalla fantasia ho scritto Tre metri sopra il cielo“.
Stefano Pecci, in modo particolare, si è identificato con il personaggio di Step. In occasione di un’intervista con Il Messaggero, Pecci ha dichiarato: “Quando Federico Moccia, che conoscevo di vista vent’anni fa a piazza Jacini, scrisse il suo libro, mia madre mi chiamò a casa. Non poteva credere che qualcuno avesse scritto un racconto sulla mia vita. Dopo di lei, ogni anno, c’era sempre chi mi accomunava al personaggio del libro. E ancora oggi che sono passati tanti anni, non c’è una persona che leggendo quella storia non riconosca in me il protagonista“.
La sua Babi è esistita davvero. Stefano Pecci ha raccontato: “Si chiama Daniela. Era una quindicenne borghese di buona famiglia con cui vissi sei anni d’amore “. Quando la loro storia è finita, Stefano si è arrampicato su un muro della Cassia urlando: “Amore mio, anche se non sarai con me, spero solo che tu sia felice“, proprio come fa Step in Tre metri sopra il cielo.
In un’intervista concessa a Repubblica, Stefano Pecci ha precisato, infine: “Federico Moccia è sempre rimasto soltanto lo spettatore di una realtà che noi, invece, vivevamo in prima persona. Dalla sua comoda poltrona ha osservato una vita che ammirava, ma che non ha mai avuto il coraggio di affrontare, una vita che ha raccontato nel suo romanzo dimenticandosi però di ringraziare quei ragazzi a cui si è ispirato e che in molti casi non ci sono più”.