Con all’attivo ben 31 anni di carriera Aldo, Giovanni e Giacomo possono essere considerati tra i comici più longevi nel panorama italiano. Un percorso che, tra televisione e cinema, ha sempre cercato di seguire alcuni aspetti fondamentali del loro stile, come l’amicizia e le lunghe collaborazioni. Non è un caso, infatti che a firmare la regia del loro ultimo lavoro Il grande giorno, sia, ancora una volta, Massimo Venier.
Con il regista, infatti, il trio ha condiviso un lungo percorso iniziato nel 1997 proprio con Tre uomini e una gamba. Quel grande successo ha dimostrato come la loro comicità fosse applicabile anche al cinema. Da quel momento sono succeduti altri titoli indimenticabili come Chiedimi se sono felice, Tu la conosci Claudia, Così è la vita, La leggenda di Al, John e Jack. Altrettanto interessante, poi, il ritorno con Odio l’estate. Partendo da questi presupposti, dunque, proviamo a stilare una classifica di tutti i film di Aldo, Giovanni e Giacomo dal peggiore al migliore.
11. Fuga da Reuma Park (2016)
L’ultimo posto lo guadagna, senza alcun tipo di esitazione, questo film che rappresenta, probabilmente, l’unico vero insuccesso registrato da Aldo, Giovanni e Giacomo nella loro lunga carriera. Diretta da Morgan Bertacca, la pellicola prende in prestito una delle maschere ampiamente utilizzate dai tre, quella dei vecchietti, ma non riesce ad amplificarla per la visione cinematografica.
Già questo aspetto consegna una storia debole di partenza che, lo diventa ancora di più, a causa di una certa dispersione di forze. Per cercare di avere più appeal sul pubblico, infatti, la produzione decide di coinvolgere nel progetto anche Ficarra e Picone. Il che vuol dire andare a snaturare maggiormente lo stile narrativo e comico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ogni artista, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio ironico, ha una propria ritmica ed una musicalità che incide sulla riuscita di determinate situazioni.
Se, a queste, si sovrappone lo stile espressivo unico e peculiare di altri, si ottiene solo una sorta di cacofonia disturbante. Ed è l’esperienza che deve aver vissuto il pubblico, visto che la pellicola viene ricordata come l’incasso più basso tra i loro film. Un dato allarmante che, probabilmente, li ha portati ad uno stop riflessivo. Una pausa che ha dato i suoi frutti, visto il successivo ritorno alla regia di Venier.
10. Il ricco, il povero e il maggiordomo (2014)
Prima collaborazione di Morgan Bertacca con Aldo, Giovanni e Giacomo, il film rappresenta una delusione allontanandosi completamente dagli schemi intimi e personali lungo i quali si sono mossi fino a questo momento. La vicenda del ricco imprenditore Gacomo Maria Poretti che, insieme al suo autista Giovanni, investe Aldo, un venditore ambulante abusivo non riesce a trovare il giusto ritmo e nemmeno l’essenza della loro comicità.
Il limite più grande di questo film, dunque, è di non avere una personalità propria e particolarmente forte. D’altronde la tematica delle differenze di classe non è certo una novità per il cinema. Questo vuol dire che, se si decide di farla diventare il fulcro narrativo, la scintilla da cui parte tutto l’ingranaggio, si deve trovare un punto di vista diverso. Un problema che si riflette anche sulla sceneggiatura. Questa, infatti, non sembra seguire assolutamente la ritmica dell’umorismo tipico dei tre comici.
9. La banda dei Babbi Natale (2010)
L’aggettivo peggiore che si possa utilizzare per un film è “carino” o “piacevole”. In entrambi i casi si va a definire un’esperienza non terribile ma assolutamente dimenticabile. Ed è quanto accade con La Banda dei Babbi Natale. E dire che le premesse per un successo c’erano tutte. Perché mettere insieme un trio comico ormai affermato, la regia di Paolo Genovese e l’uscita natalizia doveva inevitabilmente portare ad un risultato sicuro.
In realtà ci si trova di fronte ad un film che, dopo la sua visione, cade facilmente nell’oblio. E non si sente alcuna esigenza di rivederlo una seconda volta. Il problema, forse, risiede in una regia che non riesce a mettere in rilievo le potenzialità dei tre protagonisti, avendo poca confidenza con il loro stile. Nonostante tutto questo, però, è giusto ricordare che la pellicola è stata campione d’incassi della stagione natalizia 2010. Un risultato raggiunto grazie alla popolarità del trio, capace di attirare comunque al cinema un pubblico fortemente fidelizzato.
8. Il cosmo sul comò (2008)
Diviso in quattro episodi che si concludono e non hanno alcun tipo di collegamento tra loro, questa esperienza cinematografica riporta il trio al loro passato televisivo, puntando sulla brevità narrativa e l’efficacia degli sketch. Una scelta che al cinema ha un effetto limitato e che crea un netto distacco rispetto ai film prodotti fino a questo momento.
Nonostante la parodia di Harry Potter e l’episodio in cui si cerca la temperatura perfetta per concepire un bambino, questo viaggio comico ad episodi risente di due aspetti poco positivi: il confronto con il passato e la debolezza dell’insieme narrativo. Elementi che vanno a definire un film piacevole ma assolutamente incapace di diventare un cult.
7. Il grande giorno (2022)
L’ultimo film del trio, in sala dal 22 dicembre, conferma quanto già fatto sperare da Odio l’estate. Il riferimento, ovviamente, è al ritorno dei comici verso la freschezza e la brillantezza del loro passato, senza tralasciare una punta di malinconica maturità. Questo vuol dire, dunque, che Il grande giorno, facendo forza sugli schemi interpretativi tipico del trio, regala agli spettatori la visione di una commedia piacevole, divertente e, soprattutto, caratterizzata da un’umorismo mai eccessivo o sguaiato.
Ma cosa rende così funzionale la vicenda che coinvolge i quasi neo consuoceri Giacomo e Giovanni con l’intrusione del secondo marito Aldo? Sicuramente l’impianto narrativo che, utilizzando le ben note situazioni matrimoniali, si adatta alla perfezione ai ritmi comprovati di questi professionisti dalla comicità semplice ma, al tempo stesso, raffinata. Un film, dunque, capace di partire da punti di riferimento importanti del genere come Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, per procedere verso una direzione personale e più attuale.
6. Odio l’estate (2020)
Con questo film si apre, di fatto, la seconda parte del percorso cinematografico del trio. Per quale motivo, però, Odio l’estate è così importante? Sicuramente perché registra il ritorno alla regia di Venier ma, soprattutto, perché risintonizza Aldo, Giovanni e Giacomo su quel tipo di comicità diretta, intelligente eppure fatta di piccoli particolari. Uno stile che li ha sempre caratterizzati insieme ad una pulizia del linguaggio e del pensiero.
Perché, in un periodo in cui tutto è virato verso il politicamente scorretto come unica fonte di umorismo, tornare ad un’ironia lieve, educata e priva di forzature produce una sorta di speranza per il futuro. Almeno quello artistico. Cos’abbia fatto credere che l’eccesso debba essere portatore di risata, poi, non è ancora dato saperlo. Sta di fatto che, Aldo, Giovanni, Giacomo e Massimo Venier hanno dimostrato esattamente il contrario. A dare loro questa opportunità, poi, è una vicenda che si ricollega al passato dei tre comici, riportandoli su di un piano narrativo a loro consono ma con sedici anni di esperienza e maturità in più.
5. Tu la conosci Claudia? (2004)
Questo film segna l’ultimo atto della collaborazione con Venier. Come abbiamo detto, per veder lavorare il regista nuovamente con Aldo, Giovanni e Giacomo, infatti, abbiamo dovuto attendere sedici anni. Odio l’estate ha segnato il loro grande ritorno sul grande schermo. Un film che, al di là di tutto, ha dimostrato come nessuno, forse nemmeno loro stessi, conosca Aldo, Giovanni e Giacomo come artisti.
Tornando a Tu la Conosci Claudia?, comunque, ci si trova di fronte ad una commedia gradevole che, grazie al mestiere e al talento dei tre comici, unito a quello della Cortellesi, riescono a raggiungere un risultato soddisfacente. Anche se non paragonabile a quello delle pellicole precedenti. La commedia, infatti, è ben scritta e diretta ma si presenta più come un compito svolto diligentemente e privo di guizzi innovativi. Per questo motivo, dunque, viene classificarlo come il peggiore dei migliori. Un giudizio che è tutt’altro che negativo, visto che va a chiudere, simbolicamente, la prima fase cinematografica di Aldo, Giovanni e Giacomo caratterizzata da grandi successi.
4. La leggenda di Al, John e Jack (2002)
Se è vero che squadra vincente non si cambia, è altrettanto sicuro che uscire dalla propria zona di confort porta a dei risultati interessanti. Sicuramente è quello che devono aver pensato Aldo, Giovanni e Giacomo in fase di scrittura del loro quarto film. In cerca di nuovi stimoli e con l’intento di stupire il pubblico, utilizzano la forza della loro ironia per dare corpo ad una sorta di storia in “costume”.
La vicenda, infatti, è ambientata a New York nel 1959. Protagonisti sono Al, John e Jack, tre gangster dal dubbio talento malavitoso. In effetti ogni loro missione diventa un inutile spargimento di sangue. Per questo motivo il boss Genovese decide di giocare le loro vite ai dadi.
Fortunatamente, però, non sembra essere molto ferrato in matematica ed i tre riescono a salvarsi. Nonostante le rocambolesche avventure in cui una pistola senza sicura ha un ruolo essenziale, il cuore di questa vicenda risiede nel non visto. O, meglio, in ciò che è realmente. Perché, al di là dei chiari riferimenti cinematografici al gangster movie e alla cultura italica vista dagli americani, il trio mette in scena una vera e propria commedia degli equivoci. Una narrazione che trova un filo conduttore nell’indimenticabile smemorato Al.
3. Così è la vita (1998)
Dopo il grande successo di pubblico e di critica ottenuto con Tre uomini e una gamba ottenere un’altra grande conferma non sarebbe stato facile. Oltre a questo, poi, gli occhi di tutti erano posati sui progetti del trio con grandi aspettative. Nonostante questa pressione, invece, Aldo, Giovanni, Giacomo e Massimo (Venier) consegnano un altro film che va a dare ancor più forza al successo della prima pellicola.
Così è la vita, infatti, dimostra come la fase cinematografica del trio non sia solo un evento casuale ma, bensì, abbia tutte le caratteristiche per diventare una realtà sempre più definita. Il film ha la capacità di far riferimento ad alcuni elementi narrativi che hanno avuto successo e, al tempo stesso, di esplorare altre evoluzioni.
La prima è rappresentata, senza dubbio, dal viaggio che, ancora una volta, viene utilizzato come elemento essenziale per lo svolgersi della vicenda. Diversa, invece, è la struttura interna del racconto. In questo caso, infatti, il trio non trasporta nella sceneggiatura gli elementi della loro amicizia ma, uscendo in parte dall’elemento autobiografico, vestono i panni di tre estranei.
In questo modo l’evaso Bancomat, il poliziotto con sogni da scrittore e il commerciante di giocattoli si trovano coinvolti in una fuga rocambolesca che termina con un’entrata altrettanto discutibile in paradiso. Al di là del racconto, però, il film è una leggera metafora sulle pressioni ed i legami spiacevoli che spesso soffocano la vita degli uomini.
2. Chiedimi se sono felice (2000)
Con questo film Aldo, Giovanni e Giacomo entrano nel nuovo millennio dimostrando una maturità espressiva e narrativa importante. Alla regia c’è sempre Venier che firma la sceneggiatura con il trio. Ma qual è il valore di questa pellicola campione d’incassi? Sicuramente la capacità di scrivere una storia importante e complessa sui rapporti umani, portando il pubblico a ridere fin dal primo minuto.
Alla base di tutto, infatti, c’è un’amicizia finita per una questione di “corna” ed uno spettacolo teatrale che non è mai riuscito ad andare in scena. In questa struttura i tre comici ed il regista costruiscono una vera e propria sciarada di coppie, sentimenti ed inconvenienti grazie ai quali si mette in evidenza come la vita riesca a mettere alla prova le proprie convinzioni. Perché, oltre la semplice teoria, facile da enunciare e sostenere, c’è tutta la complessa pratica che mostra più di una discrepanza. L’importante, però, è trovare un modo per rimettere insieme i pezzi e riprendere la conversazione da dove era stata interrotta.
1. Tre uomini e una gamba (1997)
Ad occupare la prima posizione non poteva che esserci un film baciato dalla fortuna e dal talento, con all’attivo diversi meriti. Primo tra tutti quello di essere riusciti ad individuare l’essenza di una comicità fino a quel momento solo televisiva, applicandola sulla lunga durata di una storia. Oltre a questo, poi, il trio riesce ad andare oltre la gabbia degli sketch e delle macchiette, riuscendo a scrivere dei personaggi a tutto tondo. Uomini che al loro interno risuonano delle maschere televisive ma che, rispetto a queste, sono completati da sfumature diverse e più complesse.
Come è stato già evidenziato, poi, questo film stabilisce l’inizio della lunga collaborazione con Massimo Venier, grazie al quale si aprirà un filone quasi inesauribile. Realizzato con pochi mezzi e in un momento in cui, molto probabilmente, non si credeva nella loro resa comica anche sul grande schermo, il film è riuscito a diventare un vero e proprio cult da guardare in modo instancabile. Eppure la struttura narrativa, ad osservarla nel dettaglio, è molto semplice.
Tre amici, un viaggio in macchina, un matrimonio dallo svolgimento dubbioso ed una serie di esperienza lungo la strada capace di modificare la traiettoria finale. Ad arricchire il tutto una vera e propria enciclopedia di comicità. La stessa capace di sollevare gli animi e di riconsegnare al cinema il valore lieve che ha sempre avuto, soprattutto nei momenti storicamente più difficili.