Classe 1970, M. Night Shyamalan (all’anagrafe Manoj Nelliyattu Shyamalan) è uno dei cineasti americani più influenti nell’immaginario collettivo pop degli ultimi decenni. Nato a Mahe da genitori indiani ma naturalizzato statunitense, Shyamalan ha saputo imprimere il suo sguardo innovativo dietro la macchina da presa e a cambiare per sempre le carte in tavola del cinema horror e fantascientifico una volta per tutte.
Già al suo terzo lungmetraggio, Il Sesto Senso, il regista e sceneggiatore americano è riuscito a dare un’indimenticabile lezione di cinema ai suoi colleghi e a consacrarsi definitivamente come uno dei cineasti più promettenti del nuovo millennio. Attualmente nelle nostre sale con l’interessante Bussano alla porta, celebriamo la sua variegata carriera con tutti i film di M. Night Shyamalan, dal peggiore al migliore, in un viaggio cinematografico che, tra alti e bassi, ha saputo regalare ai suoi spettatori più fedeli plot twist memorabili e riflessioni sulla fede e sulla religione originali e stimolanti.
15. After Earth (2013)
Non sono mai state tutte rose e fiori per M. Night Shyamalan. Dopo i grandi successi di pubblico e critica de Il Sesto Senso, Unbreakable e Signs, qualcosa inizia a scricchiolare nella macchina ben oliata di regia e scrittura intelligente del cineasta. Arrivano i primi fallimenti commerciali nonostante le buone accoglienze della stampa, ma quest’ultima man mano si dirada e “abbandona” momentaneamente il fenomeno Shyamalan. Probabilmente, il punto più basso della sua carriera è stato After Earth, sci-fi nato da un soggetto originale di Will Smith, co-protagonista del film assieme a suo figlio Jaden. Flop al botteghino Usa, la critica che stronca senza se e senza ma la pellicola e ben sei candidature ai Razzie Awards dell’anno successivo, i premi al peggio dell’anno. Il fondo del barile per Shyamalan e uno dei tonfi commerciali più dolorosi per Will Smith.
Un millennio d’anni dopo che la Terra è stata colpita dai cataclismi che hanno costretto il genere umano a trasferirsi sul pianeta Nova Prime, il generale Cypher Raige (Will Smith) rientra a casa dopo una lunga missione ed è pronto a far da padre al figlio tredicenne Kitai (Jaden Smith). Mentre si trovano a bordo della loro astronave, Cypher e Kitai vengono colpiti da una tempesta di asteroidi che li fa precipitare sulla Terra, divenuta nel frattempo molto selvaggia e pericolosa. Poiché Cypher è gravemente ferito e non può lasciare l’abitacolo, Kitai si avventura in un territorio ostile per ritrovare il loro razzo d’emergenza, andato disperso.
14. L’ultimo dominatore dell’aria (2010)
Parlavamo di grandi insuccessi commerciali e di critica per M. Night Shyamalan. Purtroppo, anche gli anni precedenti al tonfo After Earth non sono stati clementi per il regista, tanto che anche il suo L’ultimo dominatore dell’aria non fu risparmiato dai fuochi incrociati della critica del Paese. Considerato nel 2010 come uno dei peggiori film dell’anno, l’adattamento dalla prima stagione della serie animata Nickelodeon Avatar – La leggenda di Aang vinse ben 5 Razzie Awards, inclusi quelli al peggior film e alla peggior regia, proprio assegnata a M. Night. Uno dei titoli che meglio esemplificano la temporanea parabola discendente di quello che ai suoi esordi fulminanti venne considerato “il nuovo Steven Spielberg”.
La storia di Aang, un ragazzino di soli dieci anni, erede di un lignaggio di avatar (incarnazioni delle divinità), che deve metter da parte la sua fanciullezza e farsi carico delle proprie responsabilità per fermare la guerra mortale che vede la nazione del Fuoco opposta a quelle della Terra, dell’Acqua e dell’Aria.
13. E venne il giorno (2008)
Il Nuovo Millennio non è di certo proseguito con il massimo delle soddisfazioni per M. Night Shyamalan. Due anni prima del capitombolo de L’ultimo dominatore dell’aria, il regista si accinge a dirigere E venne il giorno, basato su una sceneggiatura originale da lui stesso scritta e nel tempo pesantemente rimaneggiata. Il risultato è un film con protagonisti Mark Wahlberg, Zooey Deschanel e John Leguizamo che fa della struttura tipica del lungometraggio catastrofico la sua cifra stilistica principale. Nonostante però una buona premessa, E venne il giorno non mantiene alto il livello per tutta la sua durata, tramutandosi ben presto in improbabile disaster movie senza mordente o senso della tensione. Peccato.
Annunciata dalla misteriosa sparizione delle api, una tremenda catastrofe naturale di immani dimensioni sta per abbattersi sul nostro pianeta. Nessuno all’inizio capisce di cosa si tratti e si pensa ad attacchi chimici ad opera di terroristi. Ma le cose stanno ben diversamente. La famiglia di Elliot, un giovane insegnante di college che seguiamo da vicino nel suo tentativo di mettersi in salvo in un viaggio attraverso gli USA sconvolti dal panico, è solo una tra le tante famiglie americane in fuga. Perché una morte misteriosa e inspiegabile minaccia tutti, senza distinzioni.
12. Praying with Anger (1992)
Primissimo lungometraggio scritto, diretto (ed interpretato!) da M. Night Shyamalan, Praying with Anger è il debutto dietro la macchina da presa per il regista indo-americano. Presentato all’AFI Fest del 1993, vinse il premio per l’autore esordiente, nonostante il debutto cinematografico low-budget da lui stesso interpretato non vide mai la luce della distribuzione nelle sale. Un piccolo esperimento molto intimo e personale da riscoprire per capire le radici etniche e culturali di Shyamalan.
Dev Raman, è un giovane studente di origine indiana che da anni vive però negli Stati Uniti; grazie all’occasione di uno scambio universtario con la sua madre terra, torna nel luogo in cui è nato. Ben presto però si accorge che la sua India è dilaniata da differenze e ferite culturali talmente profonde da far entrare in crisi Dev. Scegliere se rimanere lì oppure tornare a vivere negli Stati Uniti sarà un dilemma dilaniante…
11. Old (2021)
Tratto dalla graphic novel “Castello di sabbia” di Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters, Old è il ritorno alla forma e alla buona accoglienza della critica dopo anni di tentativi maldestri di attirare a sé il beneplacito sia della stampa che di un pubblico sempre meno affezionato ai suoi lavori dietro la macchina da presa. Questo curioso thriller soprannaturale con un cast internazionale impreziosito tra gli altri da Gael Garcìa Bernal e Vicky Krieps, ha l’aspetto di uno Shyamalan con plot twist “minore”, ma di certo funzionale ed intrigante al punto giusto, senza essere necessariamente indimenticabile.
Una famiglia in vacanza su un’isola tropicale si sta concedendo sole e relax sulla morbida sabbia di una spiaggia isolata. Sembra tutto perfetto fino a quando diventa chiaro che stanno tutti invecchiando rapidissimamente e che, stando a un rapido calcolo, la loro intera vita rischia di essersi ridotta a un unico giorno. Cosa sta succedendo? E c’è un modo per impedire che la morte sopraggiunga?
10. Glass (2019)
Il 2019 è l’anno in cui la trilogia cinematografica “in divenire” di M. Night Shyamalan trova la sua conclusione. Iniziata inconsapevolmente nel 2000 con Unbreakable – Il predestinato, poi rinverdita con un plot twist da manuale nell’ottimo Split del 2016, Glass riunisce i tre peculiari “supereroi” interpretati da Bruce Willis, James McAvoy e Samuel L. Jackson per uno showdown epico ed inaspettato. Decisamente il peggiore della trilogia, ma tuttavia godibile e ben interpretato.
David Dunn è divenuto un vigilante che protegge Philadelphia dai criminali. Figura controversa, è ricercato dalla polizia e il suo successo dipende dall’essere un eroe anonimo e sempre un passo avanti alla legge. Crumb, invece, con le sue sinistre personalità ha rapito quattro altre adolescenti da sacrificare alla Bestia. Poiché le autorità non riescono a rintracciarlo, Dunn si ripromette di trovarlo per primo. Come risultato, entrambi finiscono in un centro di ricerca psichiatrica, dove si ritrovano al cospetto di Elijah Price, ridotto all’ombra di ciò che era.
9. Ad occhi aperti (1998)
Un anno prima del successo strepitoso de Il Sesto Senso, M. Night Shyamalan esordisce con il suo secondo tentativo dietro la macchina da presa, una commedia drammatica che nonostante la sua semplicità racchiude già moltissimi dei temi più cari al regista indo-statuntitense: imparare a credere e il potere della fede nel cuore dell’essere umano. Il successo del film, nonostante la storia strappalacrime, è tuttavia modesto nonostante nel cast ci siano Rosie O’Donnell e un giovanissimo Joseph Cross nel ruolo del protagonista.
Amareggiato per la recente morte del nonno, Joshua cerca di seguire le sue orme dandosi al football, ma con scarso successo. La mente del ragazzino è occupata da interrogativi “spirituali”, che riceveranno risposta nel modo più inatteso.
8. Bussano alla porta (2023)
Tratto dal romanzo “La casa alla fine del mondo” di Paul Tremblay, Bussano alla porta è attualmente nelle nostre sale con Universal Pictures, ed è il film diretto da Shyamalan meglio accolto dalla critica internazionale dai tempi di Split. Anche in questa incredibile storia dai toni apocalittici ma allo stesso tempo molto intimi, il cineasta gioca con molte delle sue ossessioni artistiche, quali il potere della fede e il valore della famiglia; tutti temi, questi ultimi, che in maniera differente erano già stati affrontati nel bel Signs del 2002.
La piccola Wen, adottata dalla coppia formata da Eric e Andrew si appresta a una gioiosa vacanza in una baita in mezzo al bosco quando viene avvicinata da un uomo inquietante. In seguito un quartetto di persone irrompe nella baita con la forza e, dopo una breve e inutile colluttazione, immobilizza i due genitori di Wen e comunica loro di essere lì perché guidati da una visione: la loro famiglia è stata scelta per prendere una decisione molto difficile, una decisione dalla quale dipenderanno le sorti del mondo.
7. The Visit (2015)
Due anni dopo il capitombolo finale con After Earth, M. Night Shyamalan decide di ripartire da zero e tornare nuovamente a dirigere piccoli progetti horror più vicini alla sua sensibilità. Con Blumhouse, scrive e realizza dietro la macchina da presa l’ottimo The Visit, lungometraggio dell’orrore che gioca con lo stile del mockumentary per raccontare una storia famigliare lugubre e ad alto tasso di adrenalina e tensione. Il risultato è talmente efficace che riteniamo The Visit tra i titoli più sottovalutati nella filmografia dell’autore Usa.
Tyler e Becca, due adolescenti figli di una madre single, vanno in visita dai nonni materni, che non hanno mai conosciuto e che vivono in una casa di campagna isolata. Non ci vuol molto prima che i due scoprano che qualcosa proprio non quadra nelle vite dei nonni, che li avvertono di non uscire dalla loro stanza dopo le nove e mezza di sera. Un avvertimento che i due ragazzi disattendono presto e che avrebbero fatto meglio a seguire.
6. Split (2016)
Ed ecco che con Split il regista torna a raccogliere consensi unanimi di pubblico e critica. Con questo film originale liberamente ispirato alla figura criminale realmente esistita di Billy Milligan, Shyamalan firma al contempo un thriller ad altissimo tasso di terrore capitanato da una performance attoriale di James McAvoy semplicemente sensazionale, e un folle plot twist alla fine del film che apre lo scenario alla trilogia dedicata ai suoi personalissimi personaggi con superpoteri che si concluderà tre anni dopo con Glass. Probabilmente, il film più polimorfico ed inaspettato della sua carriera.
Nonostante Kevin abbia manifestato 23 diverse personalità alla sua psichiatra, la dottoressa Fletcher, solo una è quella dominante. Costretto a rapire tre adolescenti guidate dall’attenta Casey, Kevin mette in atto una guerra per la sopravvivenza tra tutti i Kevin che vivono in lui mentre intorno tutto il suo mondo cade a pezzi. E le conseguenze a questa sua lotta saranno inaspettate…
5. Lady in the Water (2006)
Dopo l’uscita nelle sale di The Village, inizia la parabola discendente per M. Night Shyamalan. Il successo di pubblico sembra essere un lontano ricordo, quello di critica va via via deteriorandosi sempre di più; il cineasta decide così di mettere da parte il genere horror/thriller per scrivere e dirigere una favola dark nata inizialmente come fiaba da leggere ai suoi figli, ma che poi diventa Lady In The Water. Nel cast di questo urban fantasy sottovalutatissimo, Paul Giamatti ed un’eterea Bryce Dallas Howard, che due anni prima aveva già lavorato con Shyamalan nell’ottimo The Village.
Cleveland Heep, custode di un complesso residenziale, salva dalla piscina quella che ritiene essere una giovane donna. A poco a poco si rende conto che la fanciulla è in realtà una creatura fiabesca che sta cercando di ritornare nel suo mondo. Cleveland, con l’aiuto di alcuni inquilini, fa di tutto per proteggere la sua nuova amica dalle creature malvagie che vogliono impedirglielo…
4. Signs (2002)
Il 2002 segna il più alto incasso per un film di Shyamalan dai tempi de Il Sesto Senso. Con l’uscita nelle sale di tutto il mondo di Signs, alimentato anche da una campagna marketing inquietante ed efficacissima in relazione ai cerchi alieni nel grano, il regista americano firma una storia fantascientifica dal respiro orrorifico e allo stesso tempo intimista. Racconto di una famiglia allo sbando e senza fede dopo la morte prematura di uno dei suoi membri, Signs è impreziosito nel cast da un’ottima prova attoriale di Mel Gibson e da un intenso Joaquin Phoenix. Nonostante abbia convinto la critica a metà al tempo della sua uscita, è tutt’oggi considerato un cult movie di genere.
Il pastore Graham Hess ha perso la fede dopo la morte della moglie. Con i due figlioletti Bo e Morgan e il fratello minore Merrill, abita in una fattoria in Pennsylvania situata nel mezzo di uno sterminato campo di mais. Improvvisamente sul terreno appaiono giganteschi e inquietanti cerchi (i cosiddetti “crop circles”), che spingono Hess a cercare cosa veramente si celi dietro l’inspiegabile fenomeno…
3. Unbreakable – Il predestinato (2000)
Un anno dopo il successo globale de Il Sesto Senso, Shyamalan cambia completamente genere cinematografico e “tradisce” le aspettative di un pubblico entusiasta che non vedeva l’ora di assistere al nuovo film del regista che l’anno precedente aveva cambiato per sempre le carte in tavola del cinema horror. Con Unbreakable, il regista omaggia una delle sue più grandi passioni, ovvero i fumetti di supereroi; ingaggiando un cast strepitoso sorretto dalle due interpretazioni di Bruce Willis e Samuel L. Jackson, il cineasta statunitense firma una delle riflessioni sulla figura del supereroe nell’immaginario collettivo occidentale più originali del cinema di sempre. Seguiranno i due sequel Split e Glass, qualche anno dopo.
Ore 15.15 un treno con 118 passeggeri a bordo si scontra con un treno merci che ha sei uomini di equipaggio. Lo schianto è tremendo. La prima carrozza si spezza in due tronconi, mentre la seconda si accartoccia e viene trascinata per più di cento metri. Unico superstite del disastro è David, un uomo che è uscito più di una volta illeso da diversi incidenti. Elijah, un individuo che è costretto a vivere su una sedia a rotelle a causa della fragilità delle sue ossa è convinto che David sia un supereroe.
2. The Village (2004)
Nel 2004 M. Night Shyamalan firma la regia e la sceneggiatura di The Village, forse il suo film tematicamente più ambizioso e stratificato, nonché il più appagante dopo Il Sesto Senso. Nonostante ricevette un’accoglienza tiepida da parte della critica americana, ebbe un ottimo riscontro di pubblico, che apprezzò molto il colpo di scena nel terzo atto del lungometraggio, così come ben accolse i temi legati alla paura, la superstizione e la fede narrati da Shyamalan grazie ad un cast d’insieme strepitoso che coinvolgeva Joaquin Phoenix, Bryce Dallas Howard, William Hurt e Sigourney Weaver, tra gli altri. Un gioiello da riscoprire e ri-apprezzare.
Fine XIX secolo: la comunità di Covington, in Pennsylvania, vive isolata dal resto del mondo sotto la guida degli anziani e circondata da un bosco popolato da misteriose creature, con le quali è stato stretto un patto di reciproco rispetto. Ma improvvisamente la situazione precipita: gli strani esseri della foresta violano i confini e seminano il panico nel villaggio…
1. The Sixth Sense – Il sesto senso (1999)
Nel 1999 il regista indo-americano sbanca i botteghini di tutto il mondo con uno degli horror sovrannaturali più influenti di tutti i tempi. Stiamo ovviamente parlando de Il Sesto Senso, capolavoro di tensione narrativa, di scrittura dei personaggi e con uno dei plot twist più scioccanti di sempre. Quando debuttò nelle sale di tutto il globo, divenne il film dell’orrore con l’incasso più alto di tutti i tempi, battuto soltanto nel 2017 da It: Capitolo I. Un film che ancora oggi, a distanza di 24 anni, ci mette ancora dei brividi senza paragoni.
Cole Sear, nove anni, ha una vita fatta di soprassalti, dolori, orrori improvvisi. Possiede infatti una sorta di “luccicanza” che gli fa vedere gli impiccati giustiziati duecento anni prima in quella che è diventata la sua scuola e gli fa scorgere una donna con metà della faccia squarciata. I morti gli chiedono giustizia, verità, gli chiedono di essere liberati da un limbo di infelicità terrena. E lo psicologo, ancora traumatizzato dall’assalto subito un anno prima da un suo antico paziente che non era riuscito ad aiutare, comincia a credergli.