Il film: Una famiglia vincente – King Richard, 2021. Regia: Reinaldo Marcus Green. Genere: Biopic, sportivo. Cast: Will Smith, Tony Goldwin, Dylan McDermot, Saniyya Sidney, Demi Singleton. Durata: 144 minuti. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
Trama: Richard Williams allena le sue figlie che che aspirano a diventare campionesse di tennis. Si chiamano Venus e Serena. E in poco tempo diventeranno le più grandi giocatrici della loro epoca.
Qual è il film che ha fatto guadagnare il primo Oscar della carriera a Will Smith, in una serata che il mondo ricorderà per il grande pasticcio con Chris Rock? La risposta è Una famiglia vincente – King Richard, solido (e solito) biopic sportivo diretto da Reinaldo Marcus Green e dedicato alla vita delle sorelle Williams. O meglio, al ruolo chiave che il padre allenatore Richard ha avuto nella loro carriera. Come vedremo nella recensione di Una famiglia vincente – King Richard, il film è insieme un inno all’intraprendenza americana e un omaggio, in verità un po’ annacquato, alla grandezza di due atlete immense.
La trama: passione senza fine
Richard Williams vive in California con la moglie Oracene, le tre figlie che la donna ha avuto da una precedente relazione e le figlie che ha avuto con lei, Venus e Serena. Richard non è solo un padre amorevole ed energico. Desidera che le sue ragazze diventino delle tenniste provette. E per farlo ha un piano, una sorta di progetto a lunga scadenza, fatto di allenamenti massacranti e scelte di vita oculate, che trasformerà quelle adolescenti in campionesse riconosciute. Le difficoltà non mancano, ma il piano di Richard e Oracene funziona e anche benissimo. Tanto che Paul Cohen, ex allenatore di John McEnroe e Pete Sampras, accetta di allenare gratuitamente Venus. La ragazza pian piano si fa conoscere nei tornei juniores.
Seguendo la scia della maggiore, anche Serena si lancia nella grande sfida dei tornei. Questo provoca delle frizioni tra Richard e Cohen, che hanno visioni opposte sulla partecipazione delle sorelle ai campionati professionistici. Richard, infatti, non vuole che le figlie siano alla mercé di persone senza scrupoli, distraendosi dal loro obiettivo principale. Così, le ritira dalle gare. L’incontro con Rick Macci, che tempo prima aveva lanciato Jennifer Capriati, però cambia tutto. Nel grande campus in Florida del tecnico, Richard capisce come sia impossibile tenere a bada il talento di Venus e Serena. E che prima o poi dovrà lasciarle sbocciare. Il resto è storia. Venus ha vinto per cinque volte il torneo di Wimbledon, prima donna afroamericana a diventare numero uno al mondo. Serena è stata 23 volte campionessa del Grande Slam.
Chi è l’eroe?
Un film sulle sorelle Williams che invece diventa un’ode al loro papà. È racchiuso in questo paradosso il grosso problema di Una famiglia vincente – King Richard. Un lungometraggio che già dal titolo originale, Re Richard, mette al centro del racconto una figura sì chiave per la vita di Venus e Serena, coi suoi chiaroscuri, le zampate dispotiche e i momenti di tenerezza, ma mai così importante come quella delle due (vere) protagoniste. E questo è il problema sostanziale di una storia che sembra mancare il suo bersaglio principale. Risultando senza cuore.
La questione non è banale se si considera il peso che Venus e Serena hanno avuto nella storia del tennis, il ruolo rivoluzionario che hanno incarnato. Per due ragazzine afroamericane, infatti, quello sport per ricchi bianchi era un mondo del tutto precluso. E più volte sulla loro pelle hanno sofferto per essere considerate inferiori. Loro, due divinità dello sport che hanno cambiato il loro sport. La scelta di concentrare i riflettori su Richard allora ci sembra un po’ azzardata. Avremmo desiderato, insomma, sapere molto più di loro, dei loro sogni, delle loro vere paure. Può sembrare una critica alla libera scelta di un autore di mettere in scena ciò che gli aggrada di più. Ma davanti a un materiale così ricco, pulsante, vivo, non si dovrebbero volgere gli occhi altrove.
Un ruolo perfetto per Smith
A King Richard (chiamiamolo così, perché la famiglia vincente è solo un corollario) manca allora il respiro, quel vero pathos che rende ogni storia assoluta, perso com’è nella rappresentazione di un eroe maschile con tutti i difetti e i pregi del caso. Testardo, tirannico e autoritario, ma anche saggio in alcuni momenti. Un ruolo che sembra fatto apposta per Will Smith che ovviamente gigioneggia come meglio meglio non potrebbe in un personaggio che ne esalta la tempra, lasciandolo a briglia sciolta. A parte questo però ci resta ben poco dopo la visione del film, che se agiografia doveva essere avrebbe fatto meglio a esserlo delle due vere protagoniste. Non lo bocciamo del tutto, però, ma solo perché il film lascia intravedere in pochissimi sprazzi la bellezza, la tenacia e il coraggio di un gruppo di personaggi che lotta ostinatamente per emergere in un contesto sociale difficile. La loro forza è sempre da applausi.
La recensione in breve
Questo biopic sportivo classico che più classico non si può è l'agiografia autorizzata non di due campionesse sublimi, ma del loro papà. Una famiglia vincente - King Richard sbaglia allora il bersaglio, consegnandoci una storia con poca luce.
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Voto CinemaSerieTV.it