Vacanze in America, commedia cult di Carlo Vanzina del 1984, è stato girato in alcune delle più suggestive location degli Stati Uniti, principalmente New York, Los Angele e Las Vegas. In parte però il film è stato girato anche a Roma. Com’è facile capire dal titolo, l’ambientazione americana era assolutamente necessaria per la buona riuscita del film, storia di un gruppo di liceali (ed ex liceali) di una scuola cattolica romana, in gita negli Stati Uniti. Christian De Sica, il memorabile Don Buro, guida un cast composto, tra gli altri, da Jerry Calà, Edwige Fenech, Claudio Amendola e Gianmarco Tognazzi.
Partiamo dalle ambientazioni a Roma, ovvero dalla scuola in cui studiano tutti i protagonisti, l’Istituto dei Fratelli Cristiani San Crispino. Si tratta in realtà della prestigiosa Marymount International School, situata in Via di Villa Lauchli, sulla Cassia. Una delle zone più ricche di Roma.
Sempre in un quartiere residenziale molto chic, l’Olgiata, si trova la casa di Furio Pittigliani, Fabio Ferrari, l’indimenticabile Chicco di I ragazzi della Terza C. In pieno centro storico, invece, nei pressi del Viminale, c’è il ristorante del padre di Alessio (Amendola), dove il ragazzo approda sereno, al termine della sua avventura Oltreoceano, segnata dal due di picche rifilato da Antonella (Antonella Interlenghi). Il locale esiste ancora oggi, si chiama La matriciana e accoglie ogni giorno frotte di turisti affamati. È interessante sottolineare che oggi Claudio Amendola sia titolare di due ristoranti anche nella realtà.
Appena arrivati nella tentacolare New York, gli studenti del San Crispino alloggiano nell’Hotel Roosevelt, in East 45th Street. Le sequenze più divertenti del film si svolgono proprio nella Grande Mela dove Peo (Calà), ex studente scanzonato, Pittigliani e il marchese De Blasio (Fabio Camilli) cercano senza successo avventure “amorose”. Proprio la prima sera sono costretti a ripiegare da Times Square a Brooklyn, dove vengono spellati vivi a carte da una famiglia di italoamericani (c’è anche un sosia di Sylvester Stallone).
Impossibile non citare il party organizzato da un amico di Peo, Ermanno Liverani, detto lo schiantatope. Il portone del palazzo in cui i protagonisti entrano è quello del The San Remo, storico edificio che si trova in 146 Central Park West. Mentre il terrazzo della festa (frequentata solo da gay) appartiene al Roosevelt Hotel di cui vi abbiamo parlato prima. Nel blocco newyorchese del film troviamo anche la Circle Line, la linea di traghetti che collegano Manhattan agli isolotti circostanti. E il museo di storia naturale.
Immancabile, poi, Central Park, dove Alessio ritrova la bella Antonella assieme al suo fastidioso fidanzato (Gianfranco Agus). Dopo essersi incrociati sull’aereo, i due si rincontrano al Gapstow Bridge. Mentre la ragazza alloggia al leggendario Plaza Hotel, in Grand Army Plaza. Ultima location significativa, il sexy shop dove si consuma lo scherzo a don Serafino (Renato Moretti). Il luogo dove il povero prelato compra delle cartoline scollacciate si trovava sulla West 42nd Street. Usciti da NY il gruppo va a Sud, lungo la 1057. Fino a Memphis nel Tennessee dove si compie il minipellegrinaggio a Graceland, la residenza di Elvis.
Attraversando gli States in pullman i nostri prodi arrivano alla location dell’epica sfida tra juventini e romanisti, arbitrata da un laziale. Si tratta della Valle della Morte, il Death Valley National Park, a Zabriskie point (che non è Magliano Sabino, come dice Buro). Tappa successiva, Los Angeles. In particolare l’Hotel Ambassador, che si trovava all’epoca in 701 South Catalina Street. E alcune delle più belle spiagge della città californiana. E mentre l’allegra compagnia cerca di entrare in contatto con la fauna del luogo, girovagando per Disneyland (lo capiamo dai cappellini con le orecchie di Mickey Mouse che alcuni di loro indossano), il povero Peo finisce a Las Vegas dove subisce un vero tracollo. Finanziario e non solo, vista l’ennesima fregatura “sentimentale” che si trova a vivere.