Terminata la kermesse dei film internazionali presentati nelle varie sezioni della Selezione Ufficiale di Venezia 80, è tempo di bilanci, e di uno sguardo verso il futuro. Visto che l’amministrazione Alberto Barbera ha trasformato negli ultimi dieci anni la Mostra del Cinema di Venezia in uno dei trampolini di lancio privilegiati per gli Oscar (e qui basti pensare a titoli come Gravity, Birdman, La forma dell’acqua, Roma, Joker, A Star is Born), è lecito aspettarsi uno o più titoli dell’edizione 2023 in dirittura d’arrivo agli Academy Awards del 2024.
Ma in un’annata veneziana piuttosto deludente (salvo alcuni titoli) in cui si è faticato a trovare il lungometraggio veramente indimenticabile, quali saranno a conti fatti i film della selezione ufficiale che hanno la maggiore probabilità di venire nominati agli Oscar del prossimo anno? Noi puntiamo sui due titoli seguenti, più possibili extra.
Povere Creature!
Pole position assoluta per Povere Creature!, il nuovo film diretto da Yorgos Lanthimos, vincitore del Leone d’Oro e basato sul romanzo “Poveracci” di Alasdair Gray. Il film con protagonista un’eccezionale Emma Stone (senza però dimenticare Mark Ruffalo e Willem Dafoe) ha convinto veramente tutti all’80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia: si tratta di un racconto post-gotico tra ambientazioni steampunk di fine XIX secolo e tematiche femministe di grandissimo rilievo attuale. Presentato alcuni giorni dopo in anteprima nordamericana anche al Telluride Film Festival in Usa, ha ricevuto lo stesso plauso unanime, catapultandolo sul podio delle predizioni Oscar del prossimo anno, alla stregua di titoli come Barbie, Oppenheimer e Killers of the Flower Moon.
Le candidature che ci aspettiamo riuscirà ad ottenere il prossimo anno sono le seguenti: miglior film, miglior regia per Yorgos Lanthimos, migliore attrice protagonista ad Emma Stone, miglior attore di supporto per Mark Ruffalo, miglior sceneggiatura adattata, fotografia, scenografie, costumi, trucco ed acconciatura, colonna sonora e montaggio. Un ipotetico carico di nomination semplicemente impressionante, ma facile da raggiungere!
Maestro
Accolto tiepidamente dalla critica europea ma con più calore da quella statunitense, il Maestro diretto, prodotto, interpretato e co-scritto da Bradley Cooper farà sicuramente breccia anche nei cuori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Il film-monumento costruito e dedicato alla memoria del celebre compositore Leonard Bernstein è una riflessione tutt’altro che banale sulla forza dell’amore, sulla propria identità e sull’altissimo prezzo da pagare quando si produce arte. La vita imita la stessa o viceversa? Contraddizioni che hanno da sempre caratterizzato la vita pubblica e privata di Bernstein, divisa tra il suo orientamento sessuale e l’amore inaspettato con la moglie Felicia Montealegre (Carey Mulligan).
La fotografia tra un abbacinante bianco e nero e colori sgargianti di Matthew Libatique e il potente missaggio sonoro sono tutti valori aggiunti di un biopic realizzato in maniera di certo non perfetta ma ricco di sentimenti ed emozione. Agli Oscar del prossimo anno, sarà praticamente impossibile non incontrare Bradley Cooper e Carey Mulligan nelle rispettive categorie attoriali, così come l’impressionante trucco e parrucco che trasforma l’attore/regista/sceneggiatore in un Bernstein impeccabile. Possibilità concrete anche per la categoria del miglior suono e della fotografia e, se nei prossimi mesi il film riceverà un costante lasciapassare positivo anche in terra statunitense, non ci sorprenderemmo nemmeno di una nomination al miglior film.
Il fattore Ferrari
Il Ferrari di Michael Mann non avrà convinto pubblico e critica in quel del Festival di Venezia, eppure il lungometraggio biografico curato dal regista statunitense e con protagonista Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari ha dalla sua la performance intensissima del premio Oscar Penelope Cruz. Nei panni sofferti di Laura Ferrari, moglie del protagonista titolare, l’attrice spagnola dona tutto il suo talento per dare vita ad un ritratto femminile in netta contrapposizione con quello del marito Enzo. Nell’opera cinematografica firmata da Michael Mann, Penelope Cruz ha tutti i crismi, nel bene e nel male, del modello interpretativo che tanto piace all’industria hollywoodiana e all’Academy.
Madre in lutto per la morte prematura di un figlio, moglie insoddisfatta e tradita in amore e nell’intimità dal fedifrago ed ingombrante marito, donna instabile ma potentissima che detiene metà del potere economico del brand Ferrari, la Laura interpretata da Penelope Cruz potrebbe essere il ruolo capace di regalare all’attrice di culto la sua quinta candidatura all’Oscar, questa volta come miglior attrice non protagonista.
Il peso della Coppa Volpi
E cosa dire delle Coppe Volpi attoriali assegnate dalla giuria presieduta da Damien Chazelle? L’edizione 80 della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ha premiato rispettivamente le performance di Peter Sarsgaard per il Memory di Michel Franco e (un po’ a sorpresa) la giovanissima Cailee Spaeny per il ritratto adolescenziale che fa di Priscilla Presley nel film biografico scritto e diretto da Sofia Coppola. Scelte lontane dai primissimi pronostici di categoria, che rifuggono totalmente l’ovvietà e l’Oscar bait di prim’ordine.
Proprio per questo ci risulta difficile, almeno al momento, vedere Sarsgaard e Spaney candidati nelle rispettive categorie ai prossimi Oscar, quando in ballo ci sono nomi ed interpretazioni del calibro di Bradley Cooper, Leonardo DiCaprio e Cillian Murphy nel contingente maschile, mentre Emma Stone, Annette Bening, Sandra Huller, Carey Mulligan ed altre sembrano dominare l’ipotetica cinquina femminile. Ce la faranno a ritagliarsi un posto in cinquina i premiati protagonisti di Priscilla e Memory?
La carica dei film non in lingua inglese
E l’Italia? Nonostante una selezione di titoli nostrani che non ha mantenuto le promesse qualitative, il premiatissimo Io Capitano di Matteo Garrone (vincitore del Leone d’Argento alla regia e del Premio Mastroianni al giovane protagonista Seydou Sarr) potrebbe essere il lungometraggio designato dalla commissione dell’Anica per rappresentare il Bel Paese agli Oscar 2024. La forte tematica attuale è presente, così come una buona dose di emozione e di sguardo empatico nei confronti di un tema più che scottante per il panorama geopolitico degli ultimi decenni come quello dell’immigrazione nel Mar Mediterraneo. Inoltre, Io Capitano risponde perfettamente ai nuovi requisiti per la qualifica alla statuetta al miglior film internazionale: oltre il 51% del film è recitato in una lingua diversa da quella inglese, tanto basta ai lungometraggi di ogni Paese e provenienza di potersi qualificare all’Oscar, anche se il titolo designato non è necessariamente interpretato nella lingua madre di produzione e distribuzione.
Per quanto riguarda gli altri titoli internazionali presentati alla Mostra, ottime chance per il polacco The Green Border, il confine verde di Agniezka Holland che ha raccontato la situazione drammatica degli immigrati tra il confine polacco e quello bielorusso, commuovendo la kermesse e portandosi a casa il Premio Speciale della Giuria; non ci sorprenderemmo di vederlo nell’ipotetica cinquina dei film stranieri dell’Academy. Senza dimenticare Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi (Grand Prix della Giuria) per il Giappone ed El Conde di Pablo Larraìn; quest’ultimo, pur non essendo stato scelto dalla commissione nazionale per rappresentare il Cile agli Oscar 2024 (gli è stato preferito Los Colonos di Felipe Gàlvez) potrebbe tuttavia trovare favori nell’Academy grazie alla splendida fotografia in bianco e nero espressionista curata da Edward Lachman, già accolito del cinema di Todd Haynes.