Con Zodiac, film uscito nel 2007, David Fincher ricostruisce minuziosamente le vicende relative agli omicidi del Killer dello Zodiaco, un serial killer che verso la fine degli anni ’60, in California, uccise cinque persone e sfidò la polizia e i media costringendoli a decifrare le sue lettere in codice e seminando indizi sempre più contraddittori. Nonostante gli omicidi furono commessi in un arco di tempo relativamente breve, le indagini per la cattura del colpevole si protrassero a lungo e coinvolsero numerose persone, tra detective, sospetti, giornalisti e vittime sopravvissute. Le vite di tutte queste persone furono segnate (e in alcuni casi anche distrutte) dalla parabola omicida di Zodiac.
Il film si apre con l’omicidio del 4 luglio 1969, che avrà molta importanza nel finale del film. Una coppia di giovani amanti, Darlene Ferrin e Michael Mageau, si appartano con l’auto di lei nel parcheggio dei campi da golf Blue Rock Springs di Vallejo, in California, quando vengono avvicinati da un’altra macchina. Un uomo scende dall’auto, si avvicina alla coppia, accende una torcia elettrica e la punta in faccia a Michael. Il ragazzo accenna ad un sorriso e fa per tirare fuori i documenti, pensando sia un poliziotto, ma lo sconosciuto spara ad entrambi con una una Lugar calibro 9. Darlene muore sul colpo, Michael, nonostante sia gravemente ferito, riesce a salvarsi.
Un finale aperto: chi è il killer dello Zodiaco?

Nei mesi successivi all’omicidio di Vallejo, il serial killer ucciderà altre persone, ma la spiegazione del finale di Zodiac si concentra nelle dinamiche dell’aggressione a Darlene e Michael. Qualche istante dopo il delitto, l’assassino chiama la polizia e avvisa di aver sparato ai due ragazzi, ma non è l’unica telefonata che farà da lì a qualche minuto. A casa di Darlene infatti, arrivano due telefonate anonime, e altre due telefonate vengono fatte a suo marito e al suocero della ragazza. Quindi è possibile che l’assassino conoscesse la Ferrin.
Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) un vignettista del San Francisco Chronicle, porta avanti la sua indagine da solo e mette insieme una lunga serie di indizi su un uomo, in particolare. Per Graysmith, il Killer dello Zodiaco è Arthur Leigh Allen (John Carroll Lynch) un pedofilo animato da fantasie violente anche sugli adulti, che viveva a pochi passi da casa di Darlene e la frequentava, sebbene lei ne avesse paura. Un’amica di Darlene, Linda Del Buono, gli racconta infatti che prima di morire Darlene aveva dato una festa in casa alla quale si erano presentati amici e vicini, tra cui anche quest’uomo, un certo Leigh: “Un tipo molto strano, le faceva anche dei regali, ma la inquietava, non so perché lei gli fosse amica”. Anni dopo, in una delle ultime scene del film, ambientata nel 1991, Michael Mageau (sopravvissuto al primo delitto) identifica Allen come l’uomo che gli ha sparato nel ’69.
Otto anni prima, nel 1983, Graysmith si era imbattuto in Allen in un negozio a Vallejo dove l’uomo lavorava come commesso. Lo sguardo che si erano scambiati in quella occasione, era bastato al vignettista per chiudere la sua indagine decennale. In quel momento Robert aveva avuto certezza che Allen era Zodiac e per lui la questione si era conclusa. Il vignettista col pallino degli enigmi continuerà a ricevere telefonate anonime (come nel periodo più concitato della sua inchiesta) fino al 1992, l’anno in cui Allen morirà a causa di un attacco cardiaco.
Il margine di incertezza, non irrilevante, riguarda soprattutto il fatto che Allen non fosse ambidestro (come Zodiac) e che la sua calligrafia fosse diversa da quella delle lettere. Anche il DNA dell’uomo, analizzato dopo la sua morte, differisce da quello di Zodiac. Fatte queste doverose precisazioni, Allen è sempre rimasto il principale indiziato.
Gli indizi a carico di Arthur Leigh Allen
L’indagine su Arthur Leigh Allen era iniziata già nel 1971, quando un suo amico aveva svelato alla polizia di San Francisco che l’uomo gli aveva detto di voler dare la caccia alle persone per divertimento, con una pistola, e di voler inviare messaggi alla polizia firmandosi Zodiac. Fermo restando che queste potrebbero essere state rivelazioni false, Graysmith e il reporter Paul Avery (Robert Downey jr.) scoprono altri indizi inquietanti sull’uomo, tra i quali evidenziamo i più eclatanti.
Arthur Leigh Allen è un ex insegnante che era stato licenziato per aver molestato i suoi alunni. Ad un amico inoltre, aveva rivelato la sua fantasia di voler sparare ad un gruppo di bambini con un fucile di precisione mentre uscivano da uno scuolabus, e questo, come sa bene chi ha visto il film, è un elemento che viene tirato minacciosamente in ballo da Zodiac nelle sue lettere.
John Allen, fratello di Arthur, e sua moglie Catherine, intervistati dalla polizia e da Armstrong, confermano che l’indiziato è una persona strana e che in passato aveva confidato loro le sue fantasie sessuali violente sui bambini. Non lo frequentano da tempo, ma quando hanno provato ad aiutarlo facendo intervenire un assistente sociale, quest’ultimo aveva confermato a Catherine che riteneva Arthur una persona in grado di uccidere.
Quando gli agenti si decidono ad incontrare Arthur di persona per parlargli, riscontrano in lui numerosi elementi legati al serial killer che cercano da tempo. Ha un’andatura claudicante, è tarchiato, indossa un orologio di marca Zodiac (con il simbolo del mirino che l’assassino ha adottato come firma per le sue missive) e cita sfacciatamente una frase dal romanzo La pericolosa partita, che viene citato anche nelle lettere. L’uomo ha un atteggiamento rilassato, di sfida. Ammette che spesso va a caccia sul lago Barryessa (la stessa area dell’omicidio del ’69) e che si trovava nel sud della California nel 1966, nei luoghi e tempi in cui fu uccisa un’altra ragazza, Cheri Jo Bates. L’uomo inoltre nega di essere ambidestro come Zodiac.
“Non sono il killer dello Zodiaco e anche se lo fossi, non lo direi certo a voi”
La polizia ottiene un mandato di perquisizione nella sua abitazione, ma non riesce a trovare una prova definitiva, nonostante sia evidente che Allen viva come un disadattato, in mezzo alla sporcizia e ai roditori e possegga delle armi. Inoltre scoprono che ha imparato a scrivere messaggi in codice quando era in Marina.
Un ultimo indizio importante riguarda la sua data di nascita. Quando tenta di mettersi in contatto con l’avvocato Melvin Belli, Zodiac si ritrova a parlare con la sua colf e le dice che sente il bisogno di uccidere perché è il suo compleanno. Un passo falso, da parte del serial killer, che permette così a Graysmith di collocare facilmente alla sua data di nascita, nei giorni intorno a Natale. Successivamente scoprirà che Allen è nato il 18 dicembre. (Una piccola curiosità extra: anche Gyllenhaal è nato nello stesso periodo, precisamente il 19 dicembre).
Un modus operandi discontinuo
Zodiac si diverte a sfidare la polizia e lo fa anche scompaginando continuamente il suo modus operandi. Aggredisce coppie di ragazzi, e lo fa con le stesse modalità, arma da fuoco e coltello, uccidendo solo le ragazze. Poi con l’omicidio del tassista, Paul Stine, cambia di nuovo metodo. Anche il sequestro di Kathleen Johns, la giovane mamma con neonata al seguito, segue uno schema diverso (e di fatto la Johns non è annoverata tra le vittime accertate dell’assassino, ma tra quelle presunte)
Come se non bastasse, l’indagine evidenzia il fatto che Zodiac potrebbe aver rivendicato omicidi e aggressioni non commesse da lui per il piacere di attirare l’attenzione dei media. Ed è anche per questo motivo che il numero delle sue vittime, oltre a quelle accertate, potrebbe essere molto più alto. Mentre Arthur Leigh Allen si confida con con amici e familiari in merito alle sue fantasie aberranti, come se avesse la certezza di non poter essere incriminato per questo, il suo alter ego criminale si dimostra più contraddittorio nel dare informazioni di sé agli inquirenti e fa un piccolo (ma importante) passo falso solo quando svela la sua data di nascita durante una telefonata.
Chi è Bob Vaughn, l’uomo dei poster nel seminterrato?

A rendere l’indagine ancora più farraginosa è l’entrata in scena di mitomani, personaggi strani e altri possibili indiziati. Uno di questi è Bob Vaughn, uno dei personaggi più inquietanti del film. Vaughn è un organista che lavora al The Avenue Theater, ed è un collega del proiezionista del suddetto cinema, Rick Marshall, uno degli uomini sospettati di essere il Killer dello Zodiaco. Graysmith va a casa di Vaugh per verificare se è vero che abbia in custodia delle “pizze” cinematografiche che Marshall gli avrebbe consegnato con la promessa di non visionare mai il materiale (perché, secondo una segnalazione telefonica, suddetto materiale conterrebbe le prove dei delitti). Graysmith inoltre, è convinto che la calligrafia di Zodiac corrisponda a quella sui manifesti (scritti a mano) del cinema in cui lavorava Marshall.
Bob Vaughn, in un crescendo di rivelazioni inquietanti, gli conferma che aveva in custodia delle pellicole, che non ha mai guardato, ma Marshall se le è riprese. Inoltre, l’uomo spiega che i manifesti li scriveva lui e non Marshall. La tensione della scena in questione arriva al culmine, quando Vaughn invita Graysmith a seguirlo nel seminterrato, come se volesse intrappolarlo e ucciderlo. Nello stesso istante, Graysmith intuisce che Vaughn non è solo in casa e che di sopra c’è un’altra persona. Una scena così inquietante, che fa di Zodiac uno dei migliori film sui serial killer basati su storie vere.
Bob Vaughn è una persona realmente esistita, ma fu considerato completamente estraneo ai fatti, come ha confermato il vero Graysmith, anni dopo. Possiamo azzardare che questa scena sia stata inserita per riportare lo spettatore alla suspense delle prime sequenze e per far capire che in quella fase dell’indagine, Graysmith era così coinvolto, che probabilmente iniziava a vedere possibili sospetti in chiunque. Non è un caso infatti, che subito dopo quella scena Graysmith viene lasciato da sua moglie, proprio a causa della sua ossessione.
Una storia vera che abbraccia cronaca nera e cinema

Uno degli aspetti più interessanti di Zodiac, oltre al fatto che è ispirato alla storia vera del Killer dello Zodiaco, è la sua forte componente cinematografica. Vengono citati film come La pericolosa partita (1932) e tirati in ballo personaggi come Melvin Belli, un avvocato che fu anche attore in Star Trek. Nella sua carriera Belli seguì clienti celebri come Lana Turner, Zsa Zsa Gabor, Tony Curtis, i Rolling Stones e difese persino Jack Ruby, l’uomo che uccise l’assassino di John Kennedy, Lee Harvey Oswald.
La citazione più diretta però, è quella in cui si vede il detective Dave Toschi (Mark Ruffalo) al cinema, mentre guarda Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, un film liberamente ispirato alla vicenda di Zodiac, e nel quale Eastwood interpreta un personaggio ricalcato proprio su Toschi. L’ispettore, scomparso nel 2018. è stato tra i veri protagonisti della vicenda che in modi diversi furono coinvolti nella realizzazione del film di David Fincher. Tra questi, annoveriamo anche il vero Robert Graysmith (del resto Zodiac è tratto dai suoi libri sull’argomento) e i due sopravvissuti al serial killer, Mike Mageau e Bryan Hartnell che hanno dato il loro contributo come consulenti. Hartnell addirittura ha un piccolo cameo in una scena.