Cecilia Hazana, nata nel 1987 in Perù era un’operatrice sanitaria che fu stuprata e uccisa dall’ex compagno Mirko Genco, nella notte fra il 19 e il 20 novembre 2021 a Reggio Emilia, dove viveva. Cecilia era madre di un bambino di un anno e mezzo, Alessandro, avuto da una precedente relazione con l’albergatore Corrado Lolli. Cecilia era in Italia con sua madre Dina, che ha seguito attivamente le fasi del processo contro Genco. In Perù, spiega la signora Dina, Cecilia lavorava come vigile del fuoco, mentre in Italia era stata assunta da una cooperativa di assistenza per anziani.
Juana Cecilia Hazana Loayza, questo il suo nome completo, aveva iniziato a frequentare Genco a maggio del 2021, lui era un rappresentante e sulle prime sembrava molto generoso e attento anche al bambino. Poi la donna aveva interrotto la relazione in agosto, denunciando il ragazzo, all’epoca ventiquattrenne, per stalking. Genco infatti esercitava un controllo ossessivo sulla donna, tale da spingerla a rivolgersi per ben tre volte alle autorità competenti. L’omicida sosteneva di essere tornato a frequentare la Hazana proprio a novembre, al termine degli arresti domiciliari, comminati per atti persecutori, frutto di un patteggiamento nei mesi antecedenti all’omicidio.
Genco raggiunse la vittima in centro, a Reggio Emilia, non distante dal locale messicano dove Cecilia aveva incontrato degli amici. Poi, accompagnandola a casa, abusò di lei e, infine, la uccise tagliandole la gola al Parco della Polveriera. Motivo scatenante del gesto, a dire dell’assassino, la pubblicazione di una foto sui social in cui Cecilia Hazana era con la sua comitiva. Il corpo di Cecilia fu ritrovato da una donna, che aveva sentito il suono di un cellulare e aveva cercato di capire da dove arrivasse.
Dopo il femminicidio di Cecilia, suo figlio è stato affidato alla nonna Dina, ma anche suo padre Corrado Lolli si occupa di lui con attenzione. A Repubblica ha detto: “Il femminicidio è stato traumatico, ti sconvolge la vita, cambia tutto. Vedo mio figlio praticamente tutti i giorni, lo porto all’asilo e lo vado a prendere”
Mirko Genco era a sua volta figlio di una donna uccisa dal compagno, Alessia Della Pia. E già in un’altra situazione era stato denunciato da una donna, poi finita in una struttura protetta. Genco è stato condannato in appello a 30 anni di reclusione, un anno in più rispetto alla prima sentenza, in cui era stato condannato a 29 anni di carcere. Nonostante la richiesta di ergastolo da parte della Procura, ha evitato il massimo della pena consentita per la piena collaborazione alle indagini. E per la situazione personale segnata appunto anche dalla tragica morte della madre, avvenuta quando lui aveva 19 anni.