Dino Grandi (1895-1988), protagonista di La lunga notte: la caduta del Duce, è stato un influente politico italiano che ha svolto un ruolo significativo nella caduta di Benito Mussolini. Egli è ricordato come l’autore dell’ordine del giorno presentato al Gran Consiglio del Fascismo nella lunga notte del 24-25 luglio 1943, durante la quale Mussolini è stato messo in minoranza e successivamente arrestato. La miniserie televisiva “La lunga notte”, in onda su Rai 1 dal 29 al 31 gennaio, si focalizza su questo periodo tumultuoso della storia italiana.
Nato a Mordano nel 1895 da una famiglia benestante romagnola, Dino Grandi si interessò alla politica nazionale fin da giovane. Divenne seguace di Mussolini prima degli anni Venti, iscrivendosi al Fascio di combattimento di Bologna e assumendo ruoli di rilievo. La sua carriera politica incluse incarichi come sottosegretario all’Interno, ministro degli Esteri e ministro della Giustizia durante il periodo fascista. Dopo la morte del presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni Costanzo Ciano nel 1939, Grandi assunse tale carica.
L’evento chiave della sua carriera fu la presentazione dell’ordine del giorno nel luglio del 1943, che portò alla destituzione di Mussolini. Grandi, convinto che gli errori del Duce avrebbero minacciato la stessa sopravvivenza del fascismo, orchestrò strategicamente questa mossa. La votazione sull’ordine del giorno si svolse alle 2:30 del 25 luglio, con 19 voti a favore, 7 contrari e una astensione.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Dino Grandi è stato coinvolto nella politica post-fascista. Ha partecipato alla formazione del Partito Liberale Italiano e ha ricoperto diversi incarichi politici nel dopoguerra. La sua carriera politica, tuttavia, è stata segnata dagli eventi legati al periodo fascista in Italia.
Dopo la caduta del fascismo, Grandi tentò di stabilire contatti con gli Alleati, ma il suo sforzo fu vano. Nel settembre 1943, l’Italia si arrese senza condizioni. La sua carriera politica subì una battuta d’arresto quando il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt impose un veto alla sua candidatura a nuovi incarichi di governo.
Grandi era sposato con Antonietta Brizzi e ebbe due figli. Dopo aver vissuto in diverse parti del mondo, trascorse gli ultimi anni a Bologna, dove morì nel 1988 e fu sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.