Marianna Sandonà, nata nel 1976 a Grisignano di Zocco era un’operaia turnista responsabile di linea presso la ditta Dab Pump di Mestrino, uccisa l’8 giugno 2019 a Montegaldella, nel vicentino, dal suo ex compagno, Luigi Segnini. La donna aveva lasciato Segnini da poco tempo e si era recata ad un ultimo appuntamento con lui, per ragioni pratiche, accompagnata dall’amico Paolo Zorzi. Una precauzione che non bastò a salvarle la vita, visto che fu uccisa con 19 coltellate, mentre Zorzi rimase gravemente ferito.
Marianna aveva conosciuto Luigi Segnini sul lavoro e avevano avuto una relazione di due anni, con convivenza, che si era conclusa nel 2019, dopo Pasqua. Il padre della donna, Marino, ha raccontato al Corriere del Veneto che le cose tra i due non andavano bene, soprattutto per questioni economiche (lui aveva un lavoro meno stabile, rispetto a lei e la accusava di buttare i soldi) “Li osservavo a Pasqua, durante il pranzo qui da noi: non erano sereni. Gli occhi di Marianna erano tristi. La storia con Luigi durava da quasi due anni, aveva cambiato persino colore di capelli per compiacerlo ma proprio non andavano d’accordo” – raccontò il padre dopo l’omicidio.
Marianna rinuncia anche ad una proposta lavorativa in Ungheria “per portare avanti la sua relazione, perché lei desiderava tantissimo avere un figlio”, ma alla fine decide di lasciarlo e a quel punto Segnini inizia a perseguitarla con aggressioni fisiche e verbali, scenate. Al culmine di una situazione esasperante, si erano dati appuntamento nel garage dell’abitazione di Marianna, per una consegna di effetti personali. Lei aveva il presentimento che potesse accadere qualcosa di brutto, tanto che si fa accompagnare da Zorzi e registra un audio dell’incontro tra lei e il suo ex (audio che poi sarà determinante in sede giudiziaria).
Il padre di Marianna Sandonà spiega meglio la presenza di Zorzi, motivata da ragioni di sicurezza e legali. Segnini infatti pretendeva da Marianna 1600 euro e l’aveva querelata, e Zorzi doveva fare anche da testimone:
“Marianna e Paolo erano colleghi e amici, lei l’aveva aiutato due anni fa quando si era separato, ora era lui ad aiutare lei. È stato l’avvocato a consigliarla di portarselo all’incontro per la restituzione dei mobili e dei vestiti. Serviva un testimone, una persona terza che firmasse una specie di liberatoria. Vuoi i tuoi 1.600 euro? Ritira la querela. Questo gli doveva dire. Mia figlia sapeva che sarebbe stato un appuntamento difficile, se lo sentiva”
La presenza di Zorzi però non garantisce certo l’incolumità a Marianna. L’uomo, infatti, colpisce anche Zorzi con due fendenti riducendolo quasi in fin di vita. In coma farmacologico per un mese, al suo risveglio il collega di Marianna diventa il testimone chiave di questa vicenda orribile, descrivendo nel dettaglio quanto accaduto nel parcheggio. Appena sceso dal furgone, dunque, Segnini ha strappato con il coltello un foglio dove Marianna aveva scritto un’elenco con tutti gli oggetti da consegnare. Fatto questo, si è avventato su di lei. Tra di loro si è intromesso Zorzi che, in quell’occasione è stato colpito.
Marianna, però, non è riuscita a salvarsi. Nel tentativo di fuggire, infatti, è stata colpita alle spalle ripetutamente mentre il suo amico era inerme per una grave ferita al polmone. Portato a termine l’assassinio, poi, Segnini ha tentato di togliersi la vita con lo stesso coltello. Fortunatamente, però, una vicina Ha assistito alla scena, chiamando immediatamente i soccorsi. Solo per Marianna, però, non c’è stato nulla da fare. Attualmente il suo assassino sta scontando una condanna di vent’anni, confermati anche dalla Corte d’Appello di Venezia nel 2021.