Emanuele Crialese ha confermato in alcune interviste di essere nato donna e di aver iniziato a fare cinema con la speranza di poter raccontare la sua transizione: il regista è a Venezia 2022 con il film L’immensità, dove ha raccontato la storia di Adriana, un’adolescente degli anni Settanta che non si riconosce nel corpo in cui è nata. Parlando del suo ultimo lavoro con Variety, qualche giorno, fa ha detto: “È chiaro che è una rappresentazione di me stesso. Non c’è alcun dubbio sono io”.
Emanuele Crialese ha fatto coming out come uomo trans qualche giorno fa, dunque e oggi a Venezia, come riporta Vanity Fair, il regista è ritornato a parlare de L’Immensità, uno dei cinque film italiani in concorso alla Mostra del Cinema, e di come abbia usato la pellicola per parlare anche di sé stesso: “È un lavoro sulla memoria e sull’autobiografia. Il personaggio di Adriana è nessuno, e quel nessuno sono io. Questo film è ispirato alla mia storia ovviamente trasfigurata, non parlo solo di me, ma lo faccio in chiave più universale. Mi piace fare così con i temi che mi stanno a cuore. La migrazione di un’anima può essere anche una transizione, un movimento da uno stato all’altro”, spiega parlandone per la prima volta.
“Sono nato biologicamente come donna, ho fatto un percorso di transizione. Ma l’immensità della donna è la parte migliore dell’uomo che sono oggi”
Crialese continua con la sua analisi: “Non vedo una grossa differenza nel fatto di appartenere al mondo degli uomini o delle donne, cerco di mantenere la mia molteplice polarità. Sono nato biologicamente come donna, ho fatto un percorso di transizione. Ma l’immensità della donna è la parte migliore dell’uomo che sono oggi”.
Parlando del suo percorso di transizione Emanuele Crialese puntualizza: “Sono figlio del mio tempo, il mio percorso è stato molto diverso da come potrebbe essere quello di un ragazzo di oggi. La cosa importante per me è stata riuscire a trasformare quel dolore che provavo da bambino”. E poi un nuovo riferimento al film: “Mi inventavo delle storie, come le prove di coraggio che racconto nel film. Era un modo per me di ordinare, mentre a tutti gli altri poteva creare confusione”.
Poi Emanuele Crialese, fa una precisazione importante, la transizione non è una scelta: “Non è una scelta tra essere o non essere, ma tra vivere e morire. Non si sceglie di intraprendere questo percorso, è così e basta. Si arriva al mondo così e a quel punto puoi credere nel tuo percorso o morire. Io non ho ricordi in cui mi percepisco in un altro modo da quello che sono ora”.
Nel film la madre di Angela è interpretata da Penélope Cruz, nella realtà la madre di Emanuele Crialese: “Si nascondeva insieme a me” racconta il regista “Era una donna che negli anni ‘70-’80 era sola con quello che per tutti gli altri era un problema, mentre per me era un modo di esistere. Io soffrivo per il dolore che lei provava per me, e lei soffriva per il dolore che io sentivo. Perché si è responsabili del dolore di chi abbiamo accanto”.
“Per cambiare il mio nome e sostituire la A con una E sui documenti ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, un pegno, del resto tutto è negoziazione”. E in conclusione: “Io sono un essere umano prima di essere un maschio o una femmina, ho dei diritti, ma soprattutto sono quello che faccio, quello in cui credo”.