Filippo Timi ha discusso della sua omosessualità, e delle difficoltà avute in famiglia a causa del suo orientamento sessuale; l’attore umbro, dal 14 novembre di nuovo in tv con I delitti del Barlume, ha descritto senza remore cosa ha significato per lui essere gay, negli anni della gioventù, e quanto sia stato problematico il rapporto con dei genitori non in grado di comprenderlo e accettarlo pienamente.
Ecco cos’ha detto Timi al Corriere: “Erano omofobi e razzisti, senza farlo apposta; Mio padre faceva la battutina su Renato Zero, poi aggiungeva comunque è bravo. In quel ‘comunque’ c’è tanto. Sai quando ti regalano il giocattolo ma senza le pile? Io non avevo le pile“. Continua: “Non mi sono sentito protetto dai miei genitori, che sono stupendi. Non si sentivano in diritto di potermi difendere. Non ce l’hanno fatta. A tavola c’era un silenzio di noi tre sull’argomento“.
Una reticenza in qualche modo interiorizzata da Timi stesso: “Quando mi chiamavano fr… era strano, era una parola che mi veniva sputata addosso con una colpa e un’accusa, una parola che fagocita il resto, per quel sessuale che trascina tutto verso la camera da letto. [Ma] mi ha dato forza identitaria, anche se è stato difficile e doloroso; prima, non si vedevano due uomini baciarsi, si raccontava ciò che poteva esserci ma solo di nascosto. L’omosessualità resta un tabù“.
Timi, sposatosi nel 2016 con l’artista Sebastiano Mauri, da cui ha divorziato nel 2022, aveva rivelato, sempre al Corriere, in un’intervista del 2014, i suoi timori giovanili relativi al sesso: “Ho perso tante occasioni, avevo paura dell’Aids”.