Katherine Oppenheimer Silber, detta Toni, è morta a causa di un suicidio nel 1977, all’età di 33 anni. La donna era la figlia minore di Robert Oppenheimer e Katherine Vissering, e si impiccò all’interno del cottage che il padre le aveva costruito a Hawksnest Bay, sull’isola caraibica di St. John, dove viveva ormai da alcuni anni. Affetta da ricorrenti crisi depressive, Toni, per qualche tempo prima di morire, aveva frequentato uno psichiatra, nella vicina isola di St. Thomas, e aveva confidato a un amica, Hinga Hiilivirta, tutto il risentimento che provava nei confronti dei genitori per il modo in cui l’avevano trattata quando era bambina.
Prima del fatidico giorno, Toni aveva già tentato una volta di togliersi la vita, per annegamento; partita da Hawksnest Bay, si diresse a nuoto verso Carval Rock dove, anni prima, erano state disperse le ceneri del padre, attraversando l’oceano, bracciata dopo bracciata. All’improvviso però, riacquistata, almeno temporaneamente, la serenità, decise di tornare indietro. Al funerale della giovane parteciparono molte persone, troppe per la piccola chiesa di Cruz Bay dove si tenne la cerimonia. Nel ricordarla, l’amica June Katherine Barlas, conosciuta proprio sull’isola pochi anni prima, avrebbe detto di lei: “Tutti le volevano bene, ma lei non lo sapeva”.
Nata Katherine Oppenheimer il 7 dicembre 1944 a Los Alamos, durante i cruciali anni del Progetto Manhattan, Toni, o Tyke come veniva chiamata da bambina, dovette affrontare sin dai primi mesi di vita alcune situazioni difficili; nell’aprile del 1945, infatti, la madre, Katherine Vissering, afflitta da problemi nervosi, decise di andare a stare per qualche tempo dai suoi genitori a Pittsburgh; le cure della neonata Toni furono affidate all’amica di famiglia Pat Sherr che, reduce da un drammatico aborto spontaneo, si occupò di Toni come se fosse stata sua figlia. Oppenheimer, completamente assorbito dalle sue ricerche, visitava raramente la figlia.
Addirittura, avrebbe poi raccontato Sherr, quando la bambina aveva ormai tre mesi, Robert le chiese se sarebbe stata disponibile ad adottare la piccola. Sherr, molto sorpresa dalla richiesta, si rifiutò; “Ha due genitori meravigliosi”; “Non riesco a volerle bene”, replicò Oppenheimer. Anni dopo, le due famiglie si sarebbero rincontrate a Princeton, dove Robert ricopriva la carica di direttore del Centro Studi per la Fisica: “Era una bambina molto carina, capelli e occhi neri, aveva gli zigomi di Kitty, ma anche qualcosa del padre. Ricordo che a un certo punto lei gli salì in grembo, gli mise la testa sul petto e lui la strinse a sé; le voleva molto bene, si capiva“, avrebbe raccontato sempre Sherr.

A detta di altre testimonianze, i rapporti tra Toni e la madre erano invece più complessi; la donna, nonostante le apparenze, si dimostrò subito molto attaccata alla figlia, ma col passare degli anni, e col peggiorare progressivo della sua dipendenza dal bere, Kitty avrebbe cominciato a trattare Toni come una sorta di domestica, obbligandola a portarle sigarette o alcool. Secondo quanto riporta l’amica Hiilivirta, “una volta diventata adolescente, Toni iniziò a ribellarsi, e i litigi con la madre erano all’ordine del giorno“. All’età di sette anni, nel 1951, a Toni venne diagnosticata una leggera poliomielite; in cerca di climi più caldi, adatti a stimolare una guarigione veloce, gli Oppenheimer noleggiarono allora una piccola imbarcazione per una crociera nel Mar dei Caraibi, presso le Isole Vergini. Capolinea del breve viaggio, l’isoletta di St. John, che negli anni successivi sarebbe diventata meta ricorrente di villeggiatura per la famiglia, e avrebbe rappresentato per Toni il luogo protetto dove trascorrere la sua vita adulta.
Da sempre appassionata di lingue, tanto da arrivare a parlarne fluentemente cinque già in adolescenza (italiano, francese, tedesco, spagnolo e russo) Toni nel 1966 ottenne un Bachelor Of Arts Degree (una laurea in materie umanistiche) presso l’Oberlin College. Nel 1967, dopo la morte di Robert Oppenheimer, Toni, molto provata dall’accaduto, andò a vivere per qualche mese a New York, dopo aver abbandonato l’idea di terminare la scuola di specializzazione. e in seguito si trasferì in un appartamento di proprietà di Bob Serber, amico di famiglia e nuovo compagno della madre. Nel 1969, poi, la sua domanda per un posto da traduttrice multilingue presso le Nazioni Unite, fu respinta; l’FBI, infatti, negò alla donna i permessi necessari, a causa dei trascorsi giudiziari del padre, cui, come noto, nel 1954 erano stati revocati tutti i permessi di sicurezza governativi (per saperne di più, leggete qui). Ricorda Sabra Ericson: “Toni poteva passare senza difficoltà da una lingua all’altra, ma alla fine non ha ricevuto altro che porte in faccia”.

Definitivamente piegata da questo fallimento, Katherine Oppenheimer Silber decise di ritirarsi a St. John per il resto della sua vita, sposandosi due volte, con il rampollo finlandese Eino Hiilivirta e con Daniel G. Silber; entrambi i rapporti si sarebbero conclusi con un divorzio.
Una domenica di maggio nel gennaio del 1977, Toni preparò un testamento in cui lasciava tutti i suoi averi alla gente di St. John e si impiccò nel cottage appartenuto al padre: “Aveva sbagliato a tornare sull’isola, e a restarci; con chi puoi parlare, in un posto del genere? Specie alla sua età“, avrebbe poi ricordato Serber.