Lars Von Trier torna con The Kingdom Exodus a 25 anni dalla sua seconda stagione e a 4 dall’ultimo film girato, La casa di Jack. Malato di Parkinson il regista danese ha specificato che il suo lavoro è stato la cura a ogni tipo di male come quella depressione di cui specifica di aver sempre sofferto.
Al Corriere della Sera rivela: “Per tutta la vita ho sofferto di depressione e sapevo che l’unica cura era il lavoro. Per realizzare questa serie ci sono voluti quattro-cinque anni. Anche se è un’opera di cui non vado particolarmente fiero la collaborazione con gli attori ha funzionato in modo ottimale”. Nell’agosto scorso la Zentropa, casa di distribuzione fondata dall’artista, ha confermato voci che circolavano da un po’ di tempo e cioè la malattia che affligge l’artista il Parkinson.
E sulla serie più nello specifico spiega: “La prima stagione nasce per fare un po’ di soldi e salvare la Zentropa. L’abbiamo presa alla leggera, scritta in fretta e furia. Nessuno si poteva aspettare un tale successo. A darmi lo spunto fu Belfagor, la prima grande serie europea che vidi da bambino. A colpirmi era il fatto che il grande mondo del museo contenesse tante altre piccole storie al suo interno. La scelta di un ospedale è stata in parallelo. I primi episodi erano horror, grazie a un cast pittoresco, si è poi insinuato un po’ di humor”.
E ora, cosa prospetta il futuro a Lars Von Trier: “Sto creando un database contenente ciò che ritengo di aver sperimentato in carriera. Sono stato molto fortunato e ho potuto realizzare quel che volevo quando volevo. Sento di trasmettere ciò che ho sperimentato. Il Cinema? È l’unica cosa che so fare, quindi devo continuare a farlo costi l’ansia che costi. A questo punto della vita sono morbosamente solo. Pensavo fosse una forza, ma oggi mi rendo conto di quanto possa essere doloroso”.