Il cantautore Pino D’Angiò, morto il 6 luglio 2024 a causa di un malore, all’età di 71 anni, aveva parlato in più occasioni di tutte le gravi malattie che ha dovuto affrontare a partire dagli anni ’90: due tumori alla gola e due tumori ai polmoni, oltre ad una trombosi agli arti inferiori, un infarto, un arresto cardiaco e un sarcoma. D’Angiò aveva subito diversi interventi chirurgici per i tumori alla gola, gli erano stati applicati sette stent e un peacemaker e nel 2023 gli era stato asportato un polmone, tre mesi prima della sua esibizione a Sanremo.
L’artista di Ma quale idea era stato un forte fumatore e in un’intervista ammise che i suoi gravi problemi di salute erano la conseguenza della sua dipendenza dalle sigarette, ma ad Oggi è un altro giorno, nel 2021, disse che non era mai riuscito a smettere di fumare.
“Ai ragazzi non faccio prediche, però dico quello che penso. Un giorno ero seduto a fumare su una panca, fuori a un enorme centro commerciale. Accanto a me c’erano due ragazzini che accendevano una sigaretta dopo l’altra. Allora ho detto: ‘Scusate ragazzi, la sentite la mia voce?’ All’epoca era molto peggio di adesso. ‘Lo sapete perché? Perché ho fumato tutta la vita e mi hanno tagliato la gola. Lo so che vi sentite più grandi fumando, ma fa male, guardate me”
A Il GIornale, a marzo di quest’anno aveva raccontato l’inizio del suo calvario e di come anche suo padre, a suo tempo, si ammalò di tumore al polmone. È interessante sottolineare che anche Raffaela Carrà sia morta a causa della stessa malattia, che anni prima aveva ucciso sua madre.
“Fino ai 40 anni mi sono sentito invincibile, verso i 50 mi sono sentito possibile. Dopodiché non si è capito più niente. Prima ho avuto un tumore al petto e i medici mi hanno detto ‘hai altri sei mesi e poi te ne vai’. Poi chissà com’è, non me ne sono andato. Dopo è partito il tumore alla gola. Prima della diagnosi ho iniziato a vivere le malattie più da vicino attraverso mio padre che si è ammalato di tumore polmonare”
Riguardo i tumori alla gola, non è chiaro a quanti interventi sia stato sottoposto il cantante (in alcune interviste ha dichiarato che furono tre, in altre sei, a causa delle recidive) ma al magazine Rolling Stone Pino raccontò che quando gli fu diagnosticato il primo cancro alla gola arrivò a pesare 46 kg, non riusciva a parlare e aveva tremori alle mani. Molti anni dopo, come è risaputo, era tornato ad esibirsi, nonostante le corde vocali fossero gravemente compromesse, ma l’affetto del pubblico, soprattutto dei giovani, era addirittura cresciuto.
“Il modo di fare musica non è cambiato, ma se abbasso il tono, la mia voce diventa un’altra. Molto bassa ma senza affanni. Con un buon microfono posso fare un rap, magari a 0,4 decibel. Ringraziamo la Madonna che mi è rimasto questo”
In un’altra intervista aveva sottolineato:
“Dopo sei recidive di cancro alla gola canto senza corde vocali. Credo di essere l’unico al mondo: mi sono ricostruito una tonalità apprezzabile, in linea con quella che avevo, ma ancora più bassa”
Nel 2005 invece gli fu diagnosticato un sarcoma, e anche in quel caso gli fu dato poco tempo di vita, ma riuscì ancora una volta a sorprendere tutti.
“Mi fu diagnosticato nel 2005, mi avevano dato sei mesi di vita. Mi sono organizzato la morte a tavolino, decidendo cosa comprare e vendere. Dopo tre mesi mi hanno fatto una Tac, ero guarito. I medici sembravano delusi, mi guardavano come per dire: ‘Come ti permetti di uscire da una statistica?”
Parlando invece dei due tumori al polmone, l’artista ha raccontato che tre mesi prima della sua esibizione con i Bnkr44 a Sanremo 2024 gli era stato asportato il polmone sinistro.
“Sanremo è stato a febbraio e il 9 novembre 2023, tre mesi prima, mi è stato tolto un polmone sinistro. Tre mesi prima di quel ballo sul palco, non mi hanno curato, mi hanno proprio aperto il torace e tolto un polmone che era pieno di tumori e mi hanno ricucito”.
Un percorso di vita per il quale tutto sommato si sentiva fortunato, per aver avuto “mille vite” quando più di una volta gli erano stati dati pochi mesi. Mille vite durante le quali si è assicurato che i suoi cari fossero tutelati, nel caso se ne fosse andato. “Ho avuto anche una grande faccia tosta a mio modo, era come se sapessi che sarebbero andate bene, ma più per senso di incoscienza. Non mi reputo una persona normale, ho sempre detto ‘andiamo avanti e poi vediamo se va bene’, così in tante cose”
“A me è andata bene tante volte. Al primo tumore ho pensato ma perché proprio a me, ma anche quando mi sono salvato, ho pensato ma perché proprio a me?”
Sua moglie Maria Teresa gli era stata accanto sia negli anni più scapestrati della gioventù, in quelli più complicati della malattia. Ma gli erano stati accanto anche amici come Gianni Morandi, che lo aveva sostenuto economicamente.
“Gianni mi ha prestato una somma considerevole senza pensarci su due volte e senza manco chiedermi perché, è stato davvero un amico e quando io sono andato a restituirgliela si è sorpreso, difficilmente i soldi che ha prestato, mi disse, gli sono tornati indietro”
Le numerose malattie lo avevano portato poi a confrontarsi con altri pazienti oncologici, negli ospedali, ricavandone altre lezioni preziose. Lui però rifiutava con fermezza la narrazione secondo la quale un malato di tumore è un combattente.
“Si dice sempre “aveva combattuto contro il cancro”, “sta combattendo contro il cancro”, ma contro il cancro purtroppo non si combatte. Non esiste un combattimento, è tutto un blablabla, una retorica, purtroppo malattie come queste ti obbligano solamente ad aspettare e a sperare che tutto vada bene. A sperare che le cure funzionino, a sperare che tu ce la faccia a salvarti”
L’ultima intervista di Pino D’angió dove parla della malattia e degli effetti che essa lascia su ogni persona . Un intervista schietta e sincera proprio com’era lui . Un grande in tutto e per tutto ❤️ immenso Pino balla anche lassù pic.twitter.com/R1nJZnp0mH
— Soqquadro 🇵🇸 (@gicarestik2) July 6, 2024
“Ho visto cose che non avrei mai visto” – raccontò semmpre a Il Giornale – “Ho conosciuto persone che non avrei mai conosciuto e gente fantastica tra i ricoverati che non avrei incontrato se non avessi avuto tante volte il cancro”. Nel raccontare un episodio che gli era capitato proprio in ospedale, Pino D’Angiò aveva lasciato il suo saluto al mondo.
“Un giorno avevano ricoverato un vecchietto, che poi era un mio coetaneo di adesso, e non riusciva a farsi la barba. Mi sono offerto di aiutarlo, così mi son messo e ho fatto il barbiere. La moglie era una contadina molto semplice, vivevano in una zona agricola sperduta. Dopo un paio di ore, è venuta e mi ha detto: ‘Lei è una brava persona’. Questo era il massimo che mi potesse dire, mi ha riempito di orgoglio e mi sono sentito all’improvviso una brava persona. Certamente vorrei stare qui altri 10 anni, ma credo di non essere necessario. I cimiteri sono pieni di gente indispensabile”
Visualizza questo post su Instagram