Nei giorni scorsi si è parlato di una villa di Raffaella Carrà, progettata da Giò Pomodoro, messa in vendita all’Argentario, ma Sergio Japino, ex compagno della showgirl, è intervenuto per dire che la villa in vendita non apparteneva a Raffa. In effetti la villa attualmente sul mercato è quella che appartiene proprio a Japino, non a Raffaella, che invece aveva un’altra villa nella stessa zona, ad un chilometro di distanza.
A fare chiarezza sul mistero, spiega il Corriere Fiorentino, è il sindaco di Monte Argentario, Roberto Cerulli, il quale ha spiegato che la villa messa in vendita dalla Lionard Luxury Real Estate appartiene a Sergio Japino, ex compagno e poi amico della showgirl. Raffaella ha frequentato a lungo anche la villa del coreografo, e questo ha suscitato qualche equivoco. Anche il fatto che in una delle stanze fossero esposti dei Telegatti, ha fatto pensare che si trattava di una villa appartenuta ad un personaggio dello spettacolo con diversi anni di carriera alle spalle.
La villa in questione fu progettata e abitata dallo scultore Giò Pomodoro, negli anni ’80, prima di essere acquistata da Japino, ed è grande 1162 mq, dotata di piscina ed eliporto, circondata da un terreno di sei ettari con un oliveto e un vigneto. All’interno, un grande salone dotato di camino, sette stanze da letto e sette bagni.
Raffaella Carrà aveva effettivamente la sua villa all’Argentario, affacciata su Cala Piccola, poco distante da quella di Japino, ma al momento questa proprietà non è in vendita, al contrario del suo lussuoso appartamento di Roma, di 400 mq, in zona Vigna Clara, che è sul mercato da alcuni anni. Nel video qui sotto, uno scorcio della villa di Raffa
Ricordiamo che Raffaella Carrà possedeva un’altra proprietà all’Argentario, una palestra di circa 160 mq, che l’artista donò segretamente alla Confraternita di Misericordia di Porto Santo Stefano poco prima di morire, come raccontò lo stesso Cerulli nel 2021. Today infatti scrive che Raffaella si mise in contatto con Cerulli per questa donazione e si incontrarono a Roma. Fu un incontro lungo, durante il quale Raffaella si dimostrò gentilissima e vitale come sempre, ma – ricordò Cerulli – tenne sempre occhiali scuri e mascherina ben fissati sul volto, come a voler nascondere i segni della malattia che l’avrebbe portata alla morte qualche mese dopo. In quell’occasione le fu scattata l’ultima foto della sua vita.