Oliwia Dąbrowska, la “bambina dal cappotto rosso” in Schindler’s List di Steven Spielberg, oggi è un’attivista politica e umanitaria, molto impegnata nel supporto ai profughi del conflitto russo-ucraino. Sposata dal 2019, vive in Polonia, ha un cane, e comunica coi propri fan attraverso il profilo Instagram. In passato ha lavorato come bibliotecaria.
Nata nel 1989, appassionata di videogiochi e giochi da tavolo, Dąbrowska, dopo essere stata scelta per l’iconico ruolo, “simbolo di speranza”, da Spielberg, non ha proseguito la carriera di attrice, se si escludono brevi apparizioni in produzioni polacche, ma ha preferito concentrarsi sullo sviluppo di progetti umanitari; è coinvolta, tra le altre cose, infatti nella riconversione dell’ex campo di concentramento di Brněnec, nella attuale Rep. Ceca, in un museo dell’Olocausto.
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Nel 2022 ha partecipato come volontaria agli aiuti umanitari in Ucraina, dopo lo scoppio della guerra, ma è dovuta poi tornare in Polonia a causa di un grave esaurimento nervoso. Utilizzando come vessillo il personaggio interpretato in Schindler’s List, ha anche aperto una raccolta fondi per le vittime; nei primi giorni del conflitto, aveva fatto il giro del mondo l’immagine della bambina del film con cappotto blu su sfondo giallo (a richiamare i colori della bandiera ucraina). Durante il periodo passato al fronte, la donna ha aiutato nel coordinamento dei trasporti e nel rintracciare abitazioni per i profughi.
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Divenuta suo malgrado simbolo di pacifismo, Dąbrowska ha raccontato così all’Indipendent la sua esperienza sul set del film, spiegando anche il motivo per cui ha deciso di non fare più l’attrice: “Non ero in ansia, semplicemente perché non mi interessava partecipare; per gli altri, quel provino era una specie di competizione; io sono andata lì come se niente fosse e mi hanno preso, forse per via della mia naturalezza, Poi, forse, hanno capito che non ero poi così tanto talentuosa. Ai tempi, senza Internet, era anche più difficile trovare opportunità di lavoro“.
Debrowska ha anche raccontato che Spielberg le aveva caldamente consigliato di vedere Schindler’s List solo quando sarebbe diventata maggiorenne, ma lei lo vide a 11 anni e ne rimase traumatizzata. “Fu orribile. Non riuscivo a capire molto, ma ero sicura che non l’avrei mai più rivisto nella mia vita. Mi vergognavo di essere nel cast del film e mi arrabbiavo con i miei se lo dicevano a qualcuno” A diciotto anni però, ha rivisto il film ha capito di aver preso parte di qualcosa di cui poteva essere fiera.
Una che invece non ha cambiato idea su Schindler’s List è la senatrice Liliana Segre, che da ex deportata ha fortemente criticato il film di Spielberg così come La vita è bella di Benigni, per ragioni diverse da quella di Oliwia. Ricordiamo che Schindler’s List è in streaming.