L’ultimo episodio della prima stagione della serie TV più costosa (e discussa) della storia a marchio Prime Video, prequel della trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson, ha dato le risposte che gli spettatori stavano cercando ai propri interrogativi. Per questo abbiamo deciso di fornirvi la spiegazione del finale de gli Anelli del Potere, soffermandoci sugli eventi chiave dell’ultimo episodio (di cui vi abbiamo parlato anche nella nostra recensione) che preparano alla seconda stagione.
Il volto di Sauron
Sono stati necessari tutti e otto gli episodi che compongono questa prima stagione per scoprire dietro quale identità terrena si celasse Sauron, temuto e mostruoso Signore Oscuro della Terra di Mezzo. Eppure, durante la narrazione non sono mancati certo svariati indizi e dettagli che, quasi sicuramente, hanno destato l’attenzione dei più scrupolosi spettatori de Gli Anelli del Potere. Certo, la maestria degli sceneggiatori è servita a depistare, fino all’ultimo minuto, ogni possibile ragionamento relativo alla vera identità di Sauron e, in effetti, il plot twist ne è la dimostrazione: Halbrand è l’Oscuro Signore, il forgiatore dell’unico Anello.
Con furbizia e arte retorica frammista a una forte capacità di persuasione, Halbrand è riuscito a plagiare, per certi versi, la comandante Galadriel, che ha trascorso centinaia di anni a dare la caccia al suo nemico convinta che fosse tornato in terra e, parimenti, Celebrimbor, l’elfo fabbro che ha forgiato gli Anelli del Potere seguendo i preziosi consigli del fantomatico re delle Terre del Sud senza chiedersi fino in fondo il perché di cotanta maestria e conoscenza dei materiali da parte di un comune mortale. Abituati dall’immaginario collettivo creato da Jackson, che vedeva Sauron come gigantesco occhio infuocato o essere in armatura tremendo e imponente, la scelta di aver dato delle fattezze umane al malvagio stregone ha spezzato, in qualche modo, i legami con la tradizione letteral-cinematografica.
Io sono buono
L’altro colpo di scena al centro dell’ultimo episodio de Gli Anelli del Potere non poteva che essere la rivelazione di chi, in realtà, sia lo Straniero schiantatosi con una meteora sulla Terra di Mezzo. Anche qui, lo screenplay è stato capace di fuorviare, episodio dopo episodio, la potenziale vera identità di questo personaggio poiché, da una parte, determinati indizi hanno fatto credere che si potesse trattare di Sauron, mentre, dall’altra parte, il rapporto che si instaura con i Pelopiedi, in particolare con il personaggio di Nori, ha fatto pensare a quello che intercorre tra Gandalf e gli Hobbit.
Ed è proprio nello scontro con le tre sacerdotesse convinte di aver trovato il loro Oscuro Signore che lo Straniero si è mostrato per chi è davvero: disintegrando gli avversari al grido di “Io sono buono”, un prodromico Gandalf si è mostrato agli spettatori e ciò viene confermato ulteriormente quando, deciso a scoprire fino in fondo le sue origini, decide di partire per le terre sconosciute e ad accompagnarlo c’è proprio Nori, spalla e guida del futuro stregone del bene, alla quale consiglia che quando si è in dubbio bisogna seguire sempre il proprio naso. Frase, questa, pronunciata dal Gandalf cinematografico.
Bene e male si confondono
Ciò nonostante, questa conclusione di stagione è stata capace di lasciare sbigottiti non solo per queste due importanti rivelazioni, ma anche per come, durante il dialogo tra Galadriel e Halbrand/Sauron che trascende il presente per imbarcarsi tra passato e dimensione altra, il bene venga esplicitamente raggiunto dal male e dal suo tocco capace di corrompere. Difatti Galadriel, in qualche modo, subisce la fascinazione del nemico e secoli nonché ere di battaglie sembrano quasi venir meno di fronte alla possibilità di ottenere più potere tra i propri simili.
Lo sguardo di terrore dopo la rivelazione del suo nemico si trasforma, di fronte ai tre Anelli forgiati da Celebrimbor, in meraviglia, in stupore. Ecco che il bene viene rappresentato come fallace davanti alla possibilità di espansione del proprio prestigio, delle proprie capacità di forza. E c’è anche spazio per una chicca, un easter egg nello scontro-confronto tra Galadriel e Halbrand: trattasi di un richiamo alla trilogia di Jackson, con tanto di Halbrand che proferisce alla comandante elfica che “l’avrebbe resa una regina, bella come il mare e il sole, più forte delle fondamenta della terra”.
Nella Terra di Mordor, dove l’ombra cupa scende
Tra tutte le scene dell’ultimo episodio de Gli Anelli del Potere, quella più iconica resta l’arrivo di Halbrand/Sauron nelle neo Terre di Mordor, inferno in terra, dominio incontrastato del Signore Oscuro. Un mondo altro fatto di cenere, fuoco, fiamme e morte reso ancor più drammatico ed emblematico dal riflesso di questa terra senza speranza, nonché del fiammeggiante Monte Fato negli occhi di Sauron. Una scena dal potenziale visivo d’impatto e che racchiude dentro di sé tutta l’epicità e il dramma della narrazione che già conosciamo tramite Il Signore degli Anelli. Il futuro della Terra di Mezzo, però, è appena iniziato.