Ci sono storie che sembrano troppo assurde per essere vere, così cariche di colpi di scena, ambiguità e dettagli inquietanti da sembrare il frutto dell’immaginazione di uno sceneggiatore. Good American Family, la miniserie disponibile su Disney+, è una di queste. Eppure, tutto ciò che racconta, come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione della serie, è ispirato a eventi realmente accaduti.
La serie prende spunto dal caso mediatico di Natalia Grace, una bambina ucraina con una rara forma di nanismo, adottata da una coppia americana che, solo due anni dopo, l’avrebbe denunciata come una donna adulta che si fingeva bambina. Da quel momento, la sua vita – e quella della famiglia adottiva – è finita sotto i riflettori, alimentando inchieste giudiziarie, documentari, e ora una serie TV con un cast d’eccezione: Ellen Pompeo, volto iconico di Grey’s Anatomy, e Mark Duplass nei panni dei coniugi Barnett.
Il caso di Natalia ha diviso l’opinione pubblica americana (e non solo) e ha sollevato interrogativi profondi sull’identità, l’abuso, la fiducia e la manipolazione. È possibile che una bambina fosse in realtà un’adulta sociopatica? O è più probabile che una minorenne con disabilità sia stata tradita, abbandonata e demonizzata da chi doveva proteggerla? La risposta, come mostra la serie, non è così semplice.
Attraverso la lente del dramma psicologico e familiare, Good American Family non si limita a raccontare i fatti, ma cerca di restituire la complessità di una vicenda in cui ogni protagonista ha una verità diversa. È proprio questa molteplicità di punti di vista – già esplorata nella docuserie The Curious Case of Natalia Grace – a rendere il racconto così disturbante e ipnotico. Di seguito, ricostruiamo i fatti reali che hanno ispirato la serie.
Una bambina o una donna adulta?

Natalia Grace nasce in Ucraina nel 2003 e viene diagnosticata con una rara forma di nanismo, la spondiloepifisaria displasia congenita (SEDc), una condizione genetica che causa bassa statura e anomalie scheletriche. Dopo un primo tentativo di adozione fallito, nel 2010 Natalia viene accolta dalla famiglia Barnett in Indiana. All’epoca, la bambina ha circa sei o sette anni.
Ma quella che sembrava una nuova vita si trasforma presto in un incubo. I Barnett cominciano ad avanzare sospetti inquietanti: Natalia sarebbe in realtà un’adulta che finge di essere una bambina. Secondo la loro versione, la ragazza mostra uno sviluppo fisico inappropriato per l’età dichiarata, ha un vocabolario troppo avanzato e nessun accento ucraino. Sulla base di queste osservazioni, i coniugi ottengono nel 2012 una modifica legale dell’età di Natalia: da 8 a 22 anni.
Accuse, paure e violenze

La miniserie Good American Family, con Ellen Pompeo e Mark Duplass nei panni di Kristine e Michael Barnett, racconta le tensioni crescenti all’interno della famiglia. Secondo i Barnett, Natalia avrebbe avuto comportamenti violenti e disturbanti: avrebbe minacciato di uccidere i fratellini, tentato di avvelenare Kristine con del detersivo nel caffè e nascosto coltelli nella sua stanza.
Natalia, al contrario, ha sempre negato tutto, affermando di essere stata vittima di abusi fisici e psicologici: frustate con la cintura, spray urticante negli occhi, dosi eccessive di farmaci e l’abbandono forzato in un appartamento non accessibile. Nella docuserie The Curious Case of Natalia Grace, la ragazza accusa Kristine di aver inscenato il presunto avvelenamento, paragonando la sua storia a quella raccontata nel film horror Orphan, dove una donna adulta si finge una bambina adottata.
L’abbandono e il processo

Dopo aver fatto modificare legalmente l’età di Natalia, i Barnett la lasciano sola in un appartamento a Westfield, Indiana, e si trasferiscono in Canada con i loro figli biologici. Natalia sopravvive come può, senza accesso a servizi essenziali e con gravi limitazioni fisiche.
Nel 2019, dopo un’indagine durata anni, Kristine e Michael vengono accusati di negligenza e abbandono. Michael viene assolto nel 2022, mentre le accuse contro Kristine vengono ritirate nel 2023. Tuttavia, nel frattempo, l’opinione pubblica si spacca: chi crede a Natalia e chi ai suoi ex genitori adottivi.
Nuove famiglie e nuova vita da ricostruire

Dopo l’abbandono, Natalia viene accolta prima da Cynthia e Antwon Mans, che decidono di adottarla nel 2023. Tuttavia, anche questa famiglia si rivela instabile e le tensioni esplodono nuovamente. Alla fine, Natalia trova un porto sicuro grazie a Nicole e Vincent DePaul, una coppia di New York affetta anch’essa da nanismo, che l’aiuta a riprendere in mano la sua vita.
Nel gennaio 2025, Natalia racconta a People di voler diventare insegnante, avere una famiglia e vivere in modo indipendente. Sta studiando per conseguire il diploma GED e prendere la patente. Un nuovo inizio dopo anni di caos.
Una storia vera tra realtà e finzione

Good American Family (disponibile in Italia su Disney+) è ispirata alla docuserie The Curious Case of Natalia Grace e cerca di raccontare tutti i punti di vista, senza fornire una verità univoca. Con una narrazione a più prospettive, la serie esplora la complessità psicologica e legale del caso, restituendo un racconto disturbante e ambiguo, dove l’unica certezza è che nessuno ne è uscito davvero indenne.
Alla fine della serie, Natalia affronta Michael, l’ex padre adottivo, chiedendogli perché non l’abbia mai difesa. Lui ammette di non aver avuto la forza. Il confronto è toccante e doloroso, e mostra quanto le ferite del passato siano ancora aperte.
Domande senza risposte

Un test genetico eseguito nel 2023 conferma che Natalia ha circa 22 anni, avvalorando l’ipotesi che fosse realmente una bambina all’epoca dell’adozione. Questo getta ombre definitive sulle azioni dei Barnett, ma non basta a riscrivere il trauma vissuto da tutti.
Good American Family ci ricorda che la realtà può essere più assurda della finzione. E che in mezzo a tante versioni contrastanti, l’unica verità certa è quella di una ragazza che ha lottato per essere creduta.