Avevamo chiuso la visione in anteprima dei primi due episodi della serie Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante – di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione de La vita bugiarda degli adulti – con la sensazione che qualcosa di importante sarebbe arrivato dai successivi capitoli. E la conferma è arrivata, puntuale. Edoardo De Angelis ha confezionato un vibrante romanzo di formazione, incarnato da una protagonista che non dimenticheremo. E al contempo ha confermato le grandi capacità produttive e di scrittura di un team talentuoso (composto da Laura Paolucci e Francesco Piccolo).
Non lascia a bocca asciutta, insomma, questo adattamento. Che sarebbe potuto fallire alla ricerca dell’effetto a tutti i costi e che invece resta fedele alla storia di crescita di Giovanna, a un’evoluzione che passa attraverso gli strappi feroci della ribellione e la dolcezza di certi silenzi. La spiegazione del finale de La vita bugiarda degli adulti ci porta verso l’inizio di una fase della vita della protagonista. Sempre più separata da un mondo adulto deludente, solo a tratti vitale. Tanto più importante quanto capace di innescare una reazione a catena impossibile da fermare. In sei capitoli – Bellezza, Somiglianza, Amarezza, Solitudine, Amore e Verità – si chiude un pezzo della vita di Giovanna e ne inizia un altro.
Il braccialetto del mistero
Giovanna è un’adolescente bellissima i cui genitori le rinfacciano di somigliare sempre di più alla famigerata zia Vittoria, sorella del padre Andrea e pecora nera di una famiglia di intellettuali di sinistra. L’incontro con quella donna particolare spinge la ragazza a mettere in discussione il suo mondo, le amicizie e soprattutto i suoi genitori. Una coppia che aveva sempre considerato perfetta, ma che ha iniziato a guardare da vicino con più attenzione, scoprendo cose che fanno paura. Correlativo oggettivo di questa enorme trasformazione è un prezioso braccialetto che Vittoria regalò a Giovanna nel giorno della sua nascita. E che da qualche tempo è scomparso. Andrea cerca in tutti i modi di distogliere l’attenzione dalla questione, ma Giovanna non demorde.
Disperata per il presunto tradimento che la madre Nella avrebbe consumato con l’amico di famiglia Mariano, scoperto in maniera casuale e del tutto scorretta, la ragazza si rende conto un’altra terribile verità. Il monile è stato in realtà regalato dal padre alla sua amante Costanza, moglie di Mariano e mamma delle migliori amiche di Giovanna, Angela e Ida. Così, quando Vittoria, durante un’uscita organizzata da Giovanna, scopre il gioiello al polso della donna, rivela tutto a Nella, disintegrando, di fatto, la famiglia della nipote.
Andrea lascia la moglie e decide di vivere alla luce del sole con Costanza, che restituisce il bracciale a Giovanna. Giannina perde il suo centro ed entra in una crisi profonda. Lenita solo in parte dalla frequentazione con le amiche, anch’esse travolte dalla separazione dei genitori, e con Tonino, Corrado e Giuliana, figli di Enzo, il grande amore di Vittoria, da sempre legati da forte amicizia all’amante del padre.
La spiegazione del finale de La vita bugiarda degli adulti
La spiegazione del finale de La vita bugiarda degli adulti parte da qui: ormai in rotta anche con la zia, a cui imputa in parte la fine del matrimonio dei suoi, Giovanna conosce Roberto, un attivista cattolico che frequenta la chiesa del Pascone. Giovanna si sente attratta, intellettualmente e fisicamente, dal ragazzo ma non dà seguito al sentimento perché il giovane professore, di stanza a Milano, è legato a Giuliana. Rimproverata da Vittoria, però, per il suo comportamento ambiguo nei confronti di Roberto, Giovanna rompe con la zia e le ridà il braccialetto che poi Vittoria regala a Giuliana.
In maniera inaspettata, Giovanna festeggia i 16 anni a Milano in compagnia di Roberto e Giuliana. Non è un momento di gioia. Le chiacchiere di Roberto sono vuote, come del resto i suoi amici intellettuali. Se Giuliana soffre perché si sente diversa dal suo ragazzo, Giovanna non riesce a esprimere del tutto i suoi sentimenti, a cui non riesce a dare un nome. In un momento di confidenza tra amiche, Giuliana confessa a Giovanna di detestare il braccialetto, perché rappresenta la sofferenza della sua famiglia. Apparteneva infatti a sua nonna, la madre della madre, ed è stato sottratto alla legittima proprietaria dal padre Enzo e regalato all’amante Vittoria.
Quando, però, sempre durante il viaggio di ritorno per Napoli, Giuliana si accorge di aver dimenticato il gioiello a casa del fidanzato, Giovanna si offre di andare a riprenderlo. Nell’occasione scopre che in realtà Roberto non è mai stato innamorato di Giuliana e lo vede nella sua pochezza umana. Tornata a casa, Giovanna è pronta a riprendere in mano la sua vita. Assiste alla fuga di Tonino, trasferitosi a Venezia per allontanarsi da un ambiente violento, chiude i ponti con Angela, ricostruisce il rapporto con la madre e si allontana dal padre.
In un confronto emozionante con la zia Vittoria, colpita dall’affetto dimostrato da Giovanna a Giuliana, scopre la verità anche sulla donna. E nella fattispecie che Vittoria ha sempre vissuto una vita promiscua, idealizzando l’amore per Enzo e sfruttando, quanto possibile, il fascino esercitato sugli uomini. Così, se Vittoria lascia quel mausoleo di morti che è la sua casa e si trasferisce a Posillipo per un lavoro trovatole dal fratello Andrea con il quale, dopo una furibonda lite, si riappacifica, Giovanna sceglie di perdere la verginità con Rosario, un ragazzo dalla dubbia reputazione, legato ad alcuni clan, da sempre infatuato di lei. Parte poi con Ida, alla volta di Venezia, per andare a trovare Tonino.
Le parole dei padri
C’è un momento de La vita bugiarda degli adulti, che dura una frazione di secondo e che illumina di senso tutta la storia. Spinta da Roberto, Giovanna si avvicina alla lettura dei vangeli. Per lei, cresciuta da atea, è una piccola rivoluzione. Andrea la asseconda in questa sua ricerca, chiedendole di studiare il libro e non solo leggerlo. E di farlo con abbandono. Abbandono è la stessa parola che utilizza Roberto per definire il giusto modo di approcciare a quei volumi così importanti. Non è un caso che i due uomini più importanti della vita di Giovanni usino lo stesso linguaggio. Così come non è un caso che la ragazza si senta attratta da una figura a lei più familiare, quella dell’intellettuale, dell’uomo colto. E questo ci porta al punto successivo.
Piccoli Sarratore crescono
Sono figure affettive? No di certo. Sono al contrario deludenti e pericolose nella loro freddezza, ma altrettanto fondamentali per dare il la a una trasformazione inevitabile. E qui c’è quello che riteniamo un piccolo colpo di genio narrativo. Perché in questi personaggi maschili così vuoti e apparentemente riusciti si intravede la figura di una delle più belle e terribili creazioni della Ferrante: Nino Sarratore.
I Nino Sarratore, sciupafemmine privi di vera identità maschile, pronti allo spergiuro pur di non pagare le conseguenze dei loro gesti, continuano a essere il pericolo numero uno per le ragazze e le donne. Attraggono come un fuoco e come un fuoco possono distruggere. Cosa bilancia questa energia distruttiva? Gli uomini imperfetti ma veri, come Tonino, Corrado, perfino Rosario, che si rivela fondamentale per Giovanna.
È stata la mano di Elena Ferrante
Uno degli elementi più interessanti dell’adattamento del libro della Ferrante da parte di Edoardo De Angelis è la sua vicinanza a un altro romanzo di formazione che abbiamo amato, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Al netto dell’elemento autobiografico predominante nel film candidato all’Oscar, ci sono tantissimi punti in comune tra le due storie. La Napoli a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Due giovani protagonisti alla ricerca di sé stessi che nella scoperta del sesso vivono un momento chiave della loro vita. Il confronto con dei padri fedifraghi. ll distacco/separazione dalla terra madre, per avere la possibilità di crescere e sbocciare altrove. La presenza di due mentori d’eccezione, rudi, imperfetti e molto affettivi, Capuano per Fabietto, Vittoria per Giovanna.
Le due opere, insomma, condividono lo stesso respiro e pur con sviluppi diversi, legati naturalmente alla loro diversa forma, possiedono un cuore emotivo prezioso. Il “Non ti disunire” di Capuano, riecheggia nel “Non ti sprecare” che Vittoria dice a Giovanna in uno dei momenti più importanti dell’ultimo episodio. Quello che precede la rivelazione della verità da parte della zia e in qualche modo anticipa e favorisce la svolta finale di Giovanna.