“Per essere tuo amico ci vogliono le istruzioni. Ma non conosco tante persone che si sarebbero prese una freccia per me”. A pronunciare queste parole è Xavier, uno degli alunni della Nevermore Academy. Ovviamente sta parlando con Mercoledì. Partiamo da qui per parlare della serie firmata da Tim Burton che trovate in streaming su Netflix, e che ha fatto discutere non poco da quando è arrivata nel catalogo della piattaforma. Lo show (per cui Burton è stato dietro la macchina da presa dei primi 4 episodi) è ispirato a La Famiglia Addams e segue la primogenita di Gomez e Morticia nella sua vita lontano dalla famiglia, in una nuova scuola superiore per ragazzi molto speciali. I due genitori li abbiamo visti in due episodi, e negli episodi finali abbiamo anche conosciuto lo Zio Fester, il Cugino Itt (ma solo in un dipinto) e abbiamo continuato a seguire la fedele Mano, sempre più centrale nella storia, e vista come un vero e proprio essere umano, un membro della famiglia. Ma andiamo a vedere come si è conclusa la serie, approfondendone tutti i dettagli, nella nostra spiegazione del finale di Mercoledì.
Chi è l’Hyde, il mostro che terrorizza Jericho?
Il finale di stagione di Mercoledì ci dà tutte le risposte che cercavamo alla trama giallo-horror della serie, una trama che, come sottolineato nella nostra recensione di Mercoledì, ci è sembrata meno interessante rispetto alla storyline sulle amicizie e gli amori della giovane Addams. Ma, in ogni caso, la trama arriva alla sua soluzione. Scopriamo finalmente chi è l’Hyde, il mostro che ha terrorizzato Jericho e la Nevermore Academy: è Tyler (Hunter Doohan), il figlio dello sceriffo, colui che sembrava il classico bravo ragazzo e quello che, per un momento, avevamo pensato potesse innamorarsi, ricambiato, della nostra protagonista (Jenna Ortega). Ma non è colpa sua, è che lo disegnano così. Infatti Tyler è vittima di un incantesimo. Il vero cattivo della serie è…
Chi è il cattivo della serie?
Chi controlla l’Hyde, cioè Tyler, grazie a un incantesimo, è un personaggio che non ci aspettavamo. È Marilyn Thornhill, la quieta e anonima insegnante con cui Mercoledì aveva legato. È il personaggio che, occhialoni in volto e capelli rossi, è interpretato da Christina Ricci. Il colpo di scena è stato preparato ad arte: per tutta la durata della serie Marilyn Thornhill (che ha il nome di Marilyn Monroe e il cognome del protagonista di Intrigo Internazionale di Hitchcock…) è stata nascosta nelle pieghe del racconto: è stata disegnata come la più anonima e rassicurante di tutto il lotto proprio per celare il suo ruolo di villain all’interno della serie. Scegliere Christina Ricci come nemesi della protagonista è però un colpo di classe. Perché alla fine vediamo scontrarsi in scena quella che è stata la vecchia Mercoledì de La Famiglia Addams di Barry Sonnenfeld e la nuova Mercoledì della serie di Tim Burton. È allo stesso tempo un cerchio che si chiude, e un vedersi allo specchio, affrontare il proprio doppio.
Quali sono le motivazioni del cattivo?
Quello di Marilyn Thornhill è un piano ordito ad arte fin dall’inizio. L’insegnante infatti è l’erede di Joseph Crackstone, figura che, al tempo della caccia alle streghe, dava la caccia ai reietti. Può tornare in vita, e riprendersi quelli che erano i suoi terreni, a Jericho, dove ora sorge la Nevermore Academy, solo grazie a un complicato incantesimo in cui dovrà prendere parte Mercoledì. Perché era stata una sua antenata, Goody Adams (interpretata sempre da Jenna Ortega) che aveva sconfitto Crackstone. E proprio Goody sarà centrale per aiutare Mercoledì a farcela.
Il senso di Mercoledì nella poetica di Tim Burton
E allora, alla luce del finale di stagione, Mercoledì acquista un senso preciso e coerente nella poetica di Tim Burton. L’autore ha dichiarato esplicitamente che Mercoledì, che ama il bianco e il nero, è lui. La piccola Addams è l’ennesimo freak, l’ennesimo diverso della galleria d’arte burtoniana, e sta benissimo vicino a Edward, Ed Wood, Willy Wonka. Ma è tutta la storia a rispecchiare la poetica di Burton: perché il Male assoluto, nel racconto ideato per Netflix, è un uomo che si batte per cacciare dalla città i reietti, le persone diverse, quelle che non si omologano. “Piacere a tutti significa piacere a nessuno” era una massima di Oscar Wilde, e si è sempre adattata molto bene alle opere di Tim Burton, di cui fa parte anche Mercoledì. Una serie disegnata a target, pensata per l’algoritmo, forse meno toccante dei migliori film del regista. Ma, a tutti gli effetti, un’opera burtoniana.
Il messaggio più profondo di Mercoledì
Ma il messaggio più profondo di Mercoledì – ed è questo che avremmo voluto ancora più approfondito, a scapito della trama investigativa – è quello sull’amicizia. E in questo senso la cosa che funziona di più è il rapporto tra Mercoledì e la compagna di stanza, Enid. È sua la battuta più bella su Mercoledì, “Tante persone passano la vita a fingere che non gli importi niente. A te non importa niente davvero”. In realtà, a Mercoledì, alla fine, di Enid importa eccome (senza dimostrazioni eccessive, certo…) e sarà proprio Enid ad aiutarla. Il rapporto tra le due ragazze è la cosa più riuscita del film. E dimostra che l’amicizia può andare al di là della nostra provenienza, dei nostri gusti, del nostro modo di essere. Mercoledì è mora e vive in bianco e nero. Enid è bionda e vive a colori. Per lei tutto è pop, tutto è arcobaleno. Eppure le due ragazze, più vicine di così non potrebbero essere. Ci piace l’attrice che interpreta Enid (Emma Myers) e anche quel suo voler scappare al destino che la vuole un lupo, come nelle tradizioni familiari. A proposito di amicizia, è interessante anche il rapporto con Bianca (Joy Sunday), sirena dal canto ammaliante e campionessa di scherma: è la rivale di Mercoledì, ma la stima, e alla fine diventa anche lei sua amica.
Ci sarà la seconda stagione di Mercoledì?
Mercoledì così finisce il suo romanzo, e stampa sul foglio, con i tasti della macchina da scrivere, la parola “fine”. “The End”. Ma poi ci aggiunge un punto di domanda. E allora la scritta che rimane è “The End?”. È davvero la fine? Il finale di Mercoledì è costruito ad arte per far partire una seconda stagione. Se Mercoledì 2 si farà lo scopriremo solo vivendo. Cioè lo scoprirà Netflix con le visualizzazioni e… l’algoritmo. Ma gli ingredienti ci sono tutti. Per Mercoledì la seconda potrebbe essere finalmente la stagione dell’amore (o dello stalking?), si guardi quel cellulare che compare nell’ultima scena. “Nel mio primo romanzo non tutti i nodi sono stati sciolti. Non tutte le domande hanno avuto una risposta. Marilyn e Tyler sono pedine di un gioco più grande? Xavier sarà il mio stalker? So che state morendo dalla suspense”. È Mercoledì stessa a dircelo. E se lo dice lei…