Ifix tcen tcen è il motto dell’extraterrestre protagonista del fotoromanzo hard degli anni ’70-’80 Supersex, che pronuncia le parole in questione durante l’eiaculazione. La frase è diventata un vero tormentone all’epoca, contribuendo anche alla fama dell’attore-modello Gabriel Pontello e oggi è salita alla ribalta grazie a Supersex, la serie su Rocco Siffredi targata Netflix.
Nato dal “genio” imprenditoriale di Saro Balsamo, editore di altre riviste per adulti come Le Ore e Men, Supersex è stato un caso editoriale dell’epoca. 194 numeri che hanno segnato l’immaginario collettivo etero maschile dal 1967 al 1985, tanto da diventare l’ispirazione per la miniserie di Netflix dedicata a Rocco Siffredi. Il giornaletto con Gabriel Pontello e l’incontro con lo stesso attore, infatti, saranno un momento importante per la leggenda del porno nostrano.
Ma cos’aveva di speciale Supersex? Anzitutto la storia, che partiva da un presupposto fantaerotico. Ovvero l’arrivo sulla Terra di un alieno che per vivere occupava un altro corpo. Il corpo in questione era quello di Gabriel Pontello che ipnotizzava le donne con un fluido irresistibile. Al culmine dell’amplesso, ben immortalato dalle foto, Supersex pronunciava il suo urlo di guerra Ifix, tcen tcen. Con ogni probabilità la frase è legata al fatto che per attivare il fluido, Supersex dovesse togliere gli occhiali e fissare così la donna negli occhi.
Le storie presenti sui vari numeri, circa 3-5 episodi da 25 foto ciascuno, avevano una trama gialla o spionistica, con grande abbondanza di dettagli sessuali espliciti. Pontello-Supersex diventava una sorta di agente speciale che risolveva ogni mistero. Il canovaccio era molto semplice.
Dopo l’antefatto in cui sui presentava il caso da affrontare e il prologo con una prima scena sessuale tra Pontello e una donna, seguivano le indagini. Immanabilmente caratterizzate da altri rapporti. Fino alla risoluzione finale. Supersex usava il sesso in maniera punitiva, avendo rapporti con le mogli dei cattivi. E in maniera positiva, consolando o premiando la vittima del crimine. All’epopea di Supersex è stato dedicato anche un libro scritto da Gianni Passavini.