Riviviamo l’intensa scena del funerale all’interno di Tutto chiede salvezza, analizzando anche il testo della poesia recitata nella sequenza che ha colpito tutti gli spettatori della serie arrivata su Netflix questo mese. Lo show di Francesco Bruni è basato su una storia vera, e questo non può che avvicinare ancora di più il pubblico alle vicende dei suoi protagonisti.
Questa serie mi rimarrà nel cuore!#TuttoChiedeSalvezza
pic.twitter.com/uX9KnaKYGX— Maria 🧚🏼♀️ 🦁 𝑬𝑲𝑲𝑨𝑵 𝒆𝒓𝒂 (@MariaGargano2) October 27, 2022
Con i suoi sette episodi, Tutto chiede salvezza, aggiunto nel catalogo streaming il 14 ottobre 2022, è entrato nel cuore degli utenti Netflix. Ogni episodio segue un giorno di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a cui Daniele (Federico Cesari) viene sottoposto a seguito di un crollo psicotico. Tra le scene più intense della serie c’è sicuramente quella del funerale, durante il quale viene letto il testo della poesia che riportiamo di seguito: “Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza. Per i vivi e i morti, salvezza”. “Ecco la parola che cercavo, salvezza“, dice il personaggio di Daniele, il quale cita poi “i pazzi di tutti i tempi” che chiedono “salvezza“, “ingoiati dai manicomi della storia“.
Tutto chiede salvezza invita ad affrontare una riflessione sul tema dell’esistenza. Il significato di questa poesia poesia, in particolare, nella sua brevità, richiama un tema che ancora oggi rappresenta un tabù della società. Ovvero quello della pazzia, della salute mentale, spesso stigmatizzata, sminuita, etichettata banalmente come “pazzia” e allontanata in quanto spettro di un lato di sé impercettibile, che spaventa, del quale sappiamo ancora tremendamente poco e che, invece, avremmo estremamente bisogno di conoscere di più. In una gerarchia che vede ancora il corpo al primo posto, come elemento sul quale concentrare tutte le nostre attenzioni ed energie, la mente rimane ancora troppo indietro, isolata e spesso abbandonata a se stessa o lesa nella propria dignità di essere umano.
Rimanendo nel contemporaneo, basterebbe pensare all’enorme numero di richieste inoltrate per il “bonus psicologo”: questo rappresenta un chiaro campanello d’allarme, una richiesta d’aiuto di migliaia di persone che probabilmente cadrà nel vuoto. Perché la fragilità mentale, l’incapacità di stare dietro ai ritmi frenetici della società odierna, viene ancora considerata una debolezza, un qualcosa facilmente superabile con i propri mezzi, spesso estremamente insufficienti. Eppure non è assolutamente così e questa considerazione banale evidenzia solo tutta la superficialità di cui è intrisa la società, incapace di comprendere ed abbracciare questa disperata richiesta di “salvezza” che accomuna la maggior parte delle persone, in ogni epoca della storia.